“In Italia abbiamo circa 35 mila beni culturali esposti a rischio frane. Moltissimi beni culturali sono stati danneggiati nei soli terremoti dell’Umbria, Marche, Molise, Puglia, Abruzzo ed Emilia -Romagna. Più di 7 milioni di italiani sono in aree ad elevato rischio idrogeologico e poi ci sono edifici pubblici come ospedali e scuole in aree ad elevato rischio sismico ed idrogeologico”.
Lo afferma Vincenzo Morra, Dipartimento Scienze della Terra dell’Università Federico II di Napoli, elencando i temi oggetto di discussione presso la sede della Stampa estera a Roma.
“Più di 200 miliardi di euro sono stati spesi negli ultimi 70 anni per inseguire le emergenze e quasi nulla è stato speso in prevenzione. Contemporaneamente abbiamo avuto una grande contrazione delle Scienze della Terra – ha proseguito Morra – con i Dipartimenti che sono passati da ben 34 ad 8 con la riforma Gelmini. Negli ultimi 15 anni i geologi nelle Università italiane sono diminuiti di oltre il 25%. In Italia però non ci facciamo mancare nulla “con ben 480.000 frane delle 700.000 esistenti in Europa. C’è oggi l’esempio della Costiera Amalfitana – ha dichiarato Francesco Peduto, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi da appena 3 mesi – dove abbiamo tutti e tre i georischi. In Costiera abbiamo il rischio idrogeologico, il rischio sismico ed il rischio vulcanico“.
Il 7 Aprile i geologi saranno proprio in Costiera Amalfitana nel Comune di Minori per dare l’opportunità di vedere i georischi osservati dallo spazio, grazie all’astronauta, il maggiore Luca Parmitano.
Fonte: www.quotidianoarte.it, 20 mar 2016