Sette piccoli flauti in osso risalenti a 12.000 anni fa sono stati portati alla luce nel nord d’Israele. Secondo i ricercatori potrebbero essere i più antichi strumenti a fiato del Medio Oriente.
Il ritrovamento è avvenuto nel sito preistorico di Eynan-Mallaha nella valle di Hula. Lo scavo, iniziato nel 1955 da parte di una missione archeologica francese, è stato successivamente portato avanti da un team franco-israeliano, diretto da François Valla del Centre Nationale de Richerche Scientifique (CNRS) e Hamudi Khalaily dell’Israel Antiquities Authority (IAA). Lo studio è stato pubblicato sulla rivista ‘Nature Scientific Reports’.
Gli strumenti, realizzati con le ossa di piccoli uccelli acquatici sui quali sono stati praticati dei fori posti alla stessa distanza, emettono suoni acuti simili ai richiami degli uccelli rapaci, come lo sparviero e il gheppio comune.
Come ha spiegato Laurent Davin, ricercatore dell’Università Ebraica di Gerusalemme, “il più grande dei sette flauti è rimasto intatto e sembra essere l’unico al mondo in questo stato di conservazione”, ha una lunghezza di 63 mm, è decorato con ocra rossa e ha un punto che permette allo strumento di essere appeso a una corda o a una striscia di cuoio.
“I piccoli fori nel flauto sono stati fatti con l’artiglio di un uccello più grande, probabilmente un falco. Gli archeologi ritengono che gli artigli avessero anche un significato spirituale per i primi umani” ha detto Khalaily dell’IAA.
Resta però poco chiaro il loro scopo: i flauti potrebbero essere stati utilizzati dai cacciatori-raccoglitori per fare musica o per attirare gli uccelli o persino per comunicare tra loro a breve distanza. Infatti, proprio sulle rive del lago Hula, tra i 12.000 e gli 8.o00 anni fa, era stanziato un villaggio abitato da una comunità seminomade, i Natufiani – il nome deriva dal sito Uadi el-Natuf in Israele. Per questi cacciatori-raccoglitori, vissuti tra il Paleolitico e il Neolitico, gli uccelli avevano un valore simbolico, testimoniato anche dagli ornamenti realizzati con gli artigli trovati.
La scoperta è rilevante perché apre una finestra sullo sviluppo, gli usi e le abitudini della comunità natufiana nel periodo di passaggio dalla vita nomade a quella sedentaria e quindi da un’economia predatrice ad una agricola.
Autore: Jaqueline Sermoneta
Fonte: www.shalon.it, 18 giu 2023