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ISRAELE. Rivolta all’esercito romano. Scoperte monete antiche nella fessura tra due rocce e un mondo sotterraneo.

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Sotto l’antica fattoria c’era un mondo speculare nascosto. Stanze, depositi, tunnel, cisterne, cunicoli. E tra due rocce – all’altezza di una fessura – gli abitanti avevano creato una deposito dove mettere il denaro. Le monete sono state recuperate dagli archeologi, duemila anni dopo e gli studi continuano, per censire i segni della grande rivolta nei confronti dell’esercito romano.
israeleLa fattoria era stata fortificata, forse con estrema rapidità, in vista di una rivolta ai Romani. Poi venne abbondonata. O espugnata. Degli abitanti non restò alcuna traccia. La struttura sorge nelle campagne di Modiin-Maccabim-Reut, in Israele, a circa 35 chilometri a sud-est di Tel Aviv e a 30 chilometri a ovest di Gerusalemme.
Su alcune monete, secondo quanto hanno riferito gli studiosi, c’era un’iscrizione che corrisponderebbe alla frase: “Libertà a Sion!”. Anche per questo motivo si ritiene che la fattoria possa essere stata abitata da coloro che presero parte alla rivolta contro l’Impero Romano, scoppiata nel 66 a.C., ovvero la guerra ebraico-romana. L’archeologo Tendler dell’Israel Antiques Authority (IAA) ha detto che gli abitanti avrebbero fortificato l’edificio con pietre, forse poco prima della ribellione.
“Durante gli scavi – ha detto l’archeologo – abbiamo notato che, poco prima della rivolta, gli abitanti della tenuta hanno riempito le stanze vicine al perimetro dell’edificio con grosse pietre per creare una barriera fortificata. Inoltre, abbiamo scoperto grotte nascoste scavate nella roccia sotto i pavimenti. Questi complessi erano interconnessi attraverso una serie di tunnel, cisterne d’acqua, pozzi di stoccaggio e stanze nascoste. In una delle aree di scavo adiacenti, è stato esposto un impressionante miqwe – una vasca deposito per l’acqua e per i bagni rituali ndr – all’interno di un’apertura interna che conduce a un vasto complesso di nascondigli contenente numerosi reperti risalenti alla rivolta di Bar Kokhba”.

Fonte: www.stilearte.it, 17 nov 2021

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