Un nuovo miracolo è avvenuto a Cana, antico villaggio della Galilea, in cui in occasione di un banchetto di nozze Gesù trasformò l’acqua in vino: l’équipe di ricercatori israeliani diretta da Yardenna Alexandre (archeologa dell’Autorità per le Antichità di Gerusalemme) ha identificato con sicurezza le antiche strutture di questo villaggio.
Si tratta di un sito a 5 chilometri a Nord-Est di Nazareth, sulla strada che conduce a Tiberiade, e corrisponde all’insediamento conosciuto nei secoli successivi come Kafr Kana, ancora oggi teatro di pellegrinaggi di fedeli animati da un fervido sentimento religioso. Gli studiosi hanno reperito evidenze archeologiche risalenti proprio al I secolo d.C.
Si tratta di rovine di edifici dell’epoca in cui Gesù compì la sua missione terrena e che, grazie alla precisa datazione, si possono arrogare l’effettiva paternità della Cana gesuana, a differenza di un villaggio nel Libano meridionale (Niv Kanah), sicuramente non il luogo del miracolo, in quanto abitato di epoca leggermente posteriore.
Tra i manufatti recuperati nelle strutture abitative anche alcune anfore, che, pur nel loro stato frammentario, possono dare un’idea dei recipienti, in cui materialmente è avvenuto il famoso miracolo raccontato dal Vangelo di Giovanni: si tratta di tipologie abbastanza comuni e ampiamente testimoniate nelle province imperiali del Vicino Oriente, a indicarne il largo uso anche in occasioni solenni.
L’origine remota di Kafr Kana è poi assicurata da strati archeologici direttamente risalenti al periodo israelita, in particolare al tempo di re Salomone (X secolo a. C.), prima che il suo regno fosse diviso nelle monarchie di Israele e di Giudea. E’ possibile che ulteriori analisi degli elementi via via ritrovati attestino un’unità originaria degli israeliti, riscontrabile su un vasto territorio, successiva all’Esodo e precedente alle frammentazioni politiche del periodo post-salomonico.
Gli strati più recenti portati alla luce sono databili al I secolo d. C. e mostrano l’improvviso abbandono del villaggio: questo lascia presupporre il coinvolgimento di una larga fetta della popolazione nella rivolta giudaica del 66 d. C., che culminò con la resistenza degli zeloti a Masada e con la vittoria dei romani guidati dal futuro imperatore Tito.
Possiamo così avere la prova della compattezza politica, al di là di reali divisioni ideologiche, degli ebrei, cementati dall’opposizione antiromana; e, come lo storico Flavio Giuseppe ha sottolineato nella “Guerra giudaica”, la coesione degli ebrei era totale anche nelle regioni periferiche. Anzi, alcuni membri della famiglia di Eliashib, una delle 24 famiglie rabbiniche di Gerusalemme, si sarebbero rifugiati proprio nella zona di Cana in Galilea e avrebbero rivitalizzato l’insediamento, ridando vigore a quel che restava della precedente comunità (e in essa vi erano sicuramente adepti del neonato cristianesimo).
Insomma un villaggio finora dai contorni indefiniti prende consistenza storica e mostra la presenza di una comunità vivace in un periodo coevo a quello di Gesù. Ci mostra così il suo volto originario Cana di Galilea e ci offre uno spaccato della realtà, in cui Giovanni, unico tra gli evangelisti in un Vangelo per giunta redatto in età tarda rispetto ai tre sinottici, ambienta la festa nuziale del miracolo: riemerge l’anello iniziale – l’anima si potrebbe dire – di una catena, che annovera luoghi di culto successivi, chiese bizantine e francescane, tutti teatro di un pellegrinaggio secolare.
I SITI INTERNET Israel Antiquities Authority:
http://www.antiquities.org.il/home_eng.asp
Jewish Virtual Library:
http://www.jewishvirtuallibrary.org/index.html
Fonte: La Stampa web 26/04/2006
Autore: Aristide Malnati