Continuano anche quest’anno le esplorazioni nei fondali delle Isole Eolie. Grazie ad un protocollo d’intesa siglato nel 2014 tra la Soprintendenza del Mare e la Global Underwater Explorer (GUE) si è avviata la seconda stagione di ricerche del progetto “Aeolian Islands Underwater Archaeology Project”. La campagna di esplorazioni archeologiche subacquee di quest’anno ha interessato, in particolare, i fondali delle isole di Lipari, Panarea e Filicudi.
Nel corso delle immersioni effettuate dagli esploratori subacquei professionisti della GUE, sotto la direzione scientifica del Soprintendente Sebastiano Tusa e dell’archeologo Roberto La Rocca, è iniziata la raccolta dei dati per la realizzazione della carta archeologica del patrimonio culturale subacqueo dell’arcipelago eoliano. I subacquei, sotto la direzione tecnica di Francesco Spaggiari (GUE), hanno mappato in maniera puntuale la zona della famosa Secca di Capistello di Lipari. Le attività rappresentano il proseguimento delle prospezioni già avviate nell’anno 2014, grazie al supporto tecnico/navale del locale Ufficio Circondariale Marittimo della Guardia Costiera, dell’unità navale “Monteleone 814” dei Carabinieri e del Cantiere Nautico Portelli. L’attività ha consentito il recupero di pregevoli reperti archeologici pronti per essere trafugati, confermando come l’attività propulsiva della Soprintendenza del Mare e l’azione congiunta sia con le Istituzioni locali che con comunità locale, renda concreta l’attività di tutela e salvaguardia del patrimonio culturale subacqueo eoliano.
Nel corso delle immersioni effettuate nel mese di settembre 2015 nella baia di Capistello, sono stati recuperati numerosi reperti: un ceppo in piombo di età ellenistico-romana completo di contromarra, una brocchetta pertinente probabilmente il corredo di bordo di una delle navi inabissatesi nell’areale e un altare votivo che faceva parte della dotazione di bordo (louterion) completo di base e colonna modanata. Quest’ultimo, in particolare, costituisce una scoperta eccezionale per la rarità del ritrovamento e per la difficoltà del recupero. Il reperto, infatti, si trovava alla ragguardevole profondità di 114 metri in prossimità di uno strapiombo abissale. Il recupero è stato fatto dal team di subacquei GUE con un’immersione durata oltre 5 ore, grazie all’utilizzo di rebreathers.
La missione è proseguita nei fondali di Panarea, dove per il secondo anno consecutivo l’esplorazione del relitto denominato “Panarea III” situato a 115 metri di profondità ha permesso la realizzazione di una innovativa fotogrammetria tridimensionale che consentirà agli archeologi della Soprintendenza del Mare lo studio del relitto e la potenziale dinamica del suo affondamento. Contestualmente sono stati recuperati alcuni reperti utili allo studio: alcuni piatti da pesce, tre anfore greco italiche e un’anfora punica Mana C.
Le attività si sono concluse nell’isola di Filicudi, dove sono state condotte delle prospezioni ad ampio spettro tra gli 80 e i 100 metri di profondità, coprendo tutto l’areale tra il porto e la secca di Capo Graziano. L’ultima immersione, infine, ha consentito la verifica dello stato di salute e la documentazione video fotografica del famoso relitto della nave posacavi “Città di Milano”, inabissatasi nei pressi della Secca di Capo Graziano ad una profondità prossima ai 130 metri.
Fonte: Soprintendenza del Mare