L’Isola di Pasqua, scoperta nel 1722 proprio il giorno di Pasqua dall’esploratore olandese Jacob Roggeveen, è oggi conosciuta anche con il nome con cui la chiamavano i nativi, ovvero Rapa Nui.
Questa terra, data la sua posizione, è la più sperduta del mondo in quanto si trova a circa 3500 chilometri di distanza dalle coste del Cile, immersa tra le celestiali acque dell’Oceano Pacifico.
Il suo aspetto remoto la rende un gioiello incontaminato, un luogo che fa molto gola ai turisti desiderosi di scoprire cosa si nasconde dietro quelli che si possono definire i veri e propri padroni di casa ovvero i moai, statue di pietra ricavate da un unico blocco di tufo vulcanico, alte anche fino a 23 metri il cui peso può raggiungere le 86 tonnellate.
La domanda sorge spontanea: come hanno fatto i locali a trasportare questi blocchi di pietra senza avere a disposizione grandi mezzi?
Gli abitanti sostengono che le statue camminavano mosse dagli spiriti dei defunti ma, a dare una spiegazione più credibile, è stato lo studio pubblicato qualche anno fa sul Journal of Archaeological Science a cui hanno lavorato Carl Lipo, della California State University Long Beach, e Terry Hunt, professore di antropologia e archeologia dell’Università delle Hawaii.
Gli studiosi, avvalendosi del supporto di un’equipe scientifica, hanno dimostrato che le statue furono spostate in posizione eretta, legate a delle corde per essere poi trasportate, come se camminassero, dalle cave in cui venivano modellate fino ai punti sacri dell’isola, il tutto con la sola forza delle braccia e alcune corde screditando così l’ipotesi più diffusa, ovvero quella che sostiene che i moai erano stati fatti scivolare su tronchi di legno.
Al fine di documentare la propria tesi, i professori sono passati dalla teoria alla pratica facendo un esperimento documentato dalle telecamere del National Geographic, ovvero mettendo in pratica l’intera operazione di trasporto delle statue.
Una volta realizzato il prototipo di una statua, dal peso di 5 tonnellate e dall’altezza di 3 metri, l’hanno fatta trascinare da 18 persone che, con l’aiuto di alcune corde, sono riuscite a spostarla per circa 100 metri, mantenendola sempre in piedi, il tutto in circa 40 minuti.
Autore: Livia Fabietti
Fonte: La Stampa 23 agosto 2016