Allarme rosso per uno dei siti archeologici più importanti del mondo: il governo iracheno ha deciso di costruire una diga sul fiume Tigri e il lago che si formerà sommergerà gran parte dei resti dell’antica Assur, la capitale degli Assiri.
La notizia è stata data da John Curtis, uno dei responsabili del British Museum, da poco rientrato dall’Iraq dove ha visitato la zona che verrà interessata dai lavori.
L’annuncio, pubblicato da The Art Newspaper, ha colto di sorpresa anche gli specialisti di civiltà mesopotamiche. “Sono sconcertato, ma non più di tanto — dice Giovanni Pettinato, assiriologo dell’Università La Sapienza di Roma, da anni impegnato nella decifrazione delle tavolette cuneiformi del museo di Bagdad —. Solo pochi mesi fa i nostri rappresentanti per i beni culturali in Iraq sono riusciti a bloccare un progetto simile, sempre sul corso del Tigri, che avrebbe sommerso i resti dell’antica Ninive. Evidentemente, la bocciatura ha spinto i promotori della diga a scegliere un altro obiettivo, col risultato che i danni saranno ancora più gravi. Mi domando se questa decisione sia davvero del governo iracheno o non sia piuttosto un “suggerimento” dei consiglieri internazionali”.
Il motivo di questa enorme diga? L’Iraq avrebbe deciso di costruirla perché la vicina Turchia sta prendendo sempre più acqua dalla fonte del Tigri e molte aree del Paese sono a rischio siccità.
I resti della città di Assur si trovano su uno sperone roccioso che domina il Tigri e proprio sulla sommità di questa rocca naturale venne costruito il tempio del dio Assur (protettore della città che dette il nome al popolo e all’intera Assiria), la massima divinità degli Assiri. Il luogo, oggi chiamato Qalat Shergat, venne abitato fin dalla metà del terzo millennio avanti Cristo e nel XIV secolo a.C. la città divenne la capitale di un regno che si estendeva dall’Eufrate alle montagne dell’Iran. Solo nel IX secolo avanti Cristo, la capitale venne spostata a Kalakh (Nimrud), ma Assur mantenne il ruolo di principale centro religioso dell’impero assiro, tanto che i sovrani si fecero spesso seppellire nel luogo del grande palazzo reale ritrovato dagli archeologi.
I primi a occuparsi del sito di Assur furono gli archeologi tedeschi che iniziarono gli scavi nei primissimi anni del Novecento. Individuata la doppia cinta muraria che cingeva l’abitato situato nell’ansa del fiume, gli archeologi scavarono lunghe trincee attraverso tutto il sito riuscendo cosi a capire che i grandi palazzi e ì templi erano quasi tutti situati nella parte settentrionale della città, in prossimità del fiume. Qui vennero infatti scoperte le tombe reali, il grande palazzo dei sovrani, il tempio di Ishtar dea della fertilità, una grande ziqqurat (piramide a gradoni), il tempio del dio Assur, quello di Shamash, dio del sole. La maggior parte dei reperti che vennero rinvenuti in quelle campagne di scavo sono ora conservati a Berlino. Missioni archeologiche tedesche sono tutt’oggi impegnate nella zona di Assur e, se il progetto della diga dovesse procedere, dovranno impegnarsi con tutte le loro forze per salvare il salvabile prima che le acque dell’invaso sommergano tutto.
La storia degli Assiri è suddivisa in tre periodi (Paleoassiro, 1950-1365 a.C.; Medioassiro, 1365-932 a.C; Neoassiro, 932-612 a.C.), l’ultimo dei quali vide l’apogeo della potenza assira basata su una fitta rete commerciale e un potente esercito che conquistò i regni di Babilonia, Urartu, Fenicia, Palestina e si spinse fino in Egitto dove, nel 643 a.C, il re Assurbanipal (il Sardanapalo dei Greci) conquistò e saccheggiò la città di Tebe. Dopo questa vittoria, però, il sogno dei sovrani assiri di creare un impero universale venne infranto dagli eserciti dei Medi e dei Babilonesi che nel 612 invasero l’Assiria e distrassero Ninive. Con questa sconfitta gli antichi signori della guerra uscirono dalla storia, ma il loro sogno dell’impero universale sopravvisse e venne ripreso dai grandi re persiani e da Alessandro Magno, per poi sopravvivere tragicamente fino ai giorni nostri.
La potenza e la ferocia delle armate assire è splendidamente rappresentata nei bassorilievi rinvenuti a Ninive e a Nimrud, dove le pareti dei palazzi erano coperte da immagini di scene di guerra, sfilate di prigionieri, mucchi di corpi fatti a pezzi, città messe a ferro e fuoco.
Vere immagini di propaganda destinate a celebrare la potenza dei sovrani assiri e impressionare gli ambasciatori stranieri che frequentavano i palazzi reali di Assur e Nimrud.
Ora, una diga minaccia i resti della loro più antica capitale, e di almeno altri cento siti archeologici nella stessa area. Per ridurre il danno, gli archeologi hanno proposto due soluzioni. Costruire un “cofano” protettivo che isoli dall’acqua l’intera Assur, ipotesi subito scartata perché troppo costosa; oppure ridurre la capienza del bacino artificiale. In questo modo Assur non verrebbe sommersa, ma secondo i responsabili del progetto una diga più bassa risulterebbe antieconomica.
La durata prevista dei lavori è di cinque anni. Ma c’è da sperare che le immense difficoltà che l’Iraq deve affrontare in questi tempi finiscano per dissuadere le autorità irachene—forse in combutta, secondo la supposizione dell’italiano Pettinato, con i loro “consiglieri” internazionali, da un simile progetto che cancellerebbe un tassello fondamentale della storia mesopotamica. Purtroppo l’esperienza ci dice che quando si sbandierano – più o meno legittimamente — esigenze economiche e sociali, il patrimonio culturale è quasi sempre destinato a essere distrutto, come se non fosse vera ricchezza.
Fonte: Corriere della Sera 08/07/05
Autore: Viviano Domenica
Cronologia: Arch. Partico-Sasanide