Un pozzo pieno di sorprese. È quanto sperano gli archeologi che hanno iniziato a svuotare un largo pozzo situato a ridosso di uno dei recinti per i sacrifici rinvenuti nell’area dell’ex cinema Modernissimo di Imola. Un auspicio più che fondato visto che è assai probabile che il pozzo stesso abbia una valenza culturale e possa contenere quanto offerto dalle devote alle divinità per implorare una grazia o per “grazia ricevuta”.
Le nuove ricerche all’interno dell’ex cinema in via Aldrovandi seguono le indagini archeologiche iniziate nel 2003 che hanno messo in luce una delle aree sacre d’epoca romana più interessanti del nord Italia.
Noti fin dal 1925, gli scavi hanno individuato un complesso cultuale che, edificato in tarda epoca repubblicana (fine I secolo a.C.), ha continuato ad essere utilizzato, pur con continue ristrutturazioni, almeno fino al III secolo d.C. Un’area sacra agli dei della fertilità che ha restituito un altare dedicato alla Bona Dea -invocata per fruttificare la terra e concedere alle donne il dono di procreare- e numerosi reperti riconducibili al culto dei Fauni, divinità agresti cui si attribuiva il potere di fecondare le greggi e proteggerle dai lupi, e degli dei Nixi, le divinità maschili protettrici del parto.
Se la prima campagna di scavo ha consentito di individuare l’articolata planimetria del luogo sacro, con spazi ben differenziati, zone di passaggio, aree cortilizie, recinti, vani coperti e zone destinate al rogo sacrificale delle vittime, la ripresa dei lavori si concentrerà sull’ispezione del pozzo che affianca uno dei recinti sacrificali.
L’operazione di scavo si annuncia molto delicata poiché, in caso di risalita dell’acqua di falda, si configurerebbe anche come scavo subacqueo: per questo l’indagine sarà condotta dal GRA, Gruppo Ravennate Archeologico, altamente specializzato in scavi di questo tipo, avendo al suo attivo operazioni analoghe in tutta la regione, fra cui citiamo la recente campagna di scavo dei cunicoli fognari di Classe o i pozzi della Villa Romana di Russi.
Lo scavo, condotto sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e in massima parte autofinanziato dal GRA stesso, si avvarrà di un’ampia base di collaborazioni locali, tra cui il Comune di Imola, la società immobiliare House 2001 e il Rotary Club di Imola.
Fonte: Sussidiario.it 13/12/2005