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Ilaria CRISCUOLO. Anche Napoli ha il suo Colosseo: l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli.

flavio

L’Anfiteatro Flavio si trova a Pozzuoli (Na) ed è una perla per Pozzuoli (Puteoli) così simile al suo fratello maggiore, il Colosseo di Roma.
La costruzione dell’Anfiteatro si deve ai romani ma l’edificazione non fu molto celere tanto da vedere il passaggio di Nerone, Vespasiano e Tito, finché nel 79 d. C. venne costruito completamente.
A pochi passi con gran stupore si trova il vero anfiteatro di Pozzuoli (Puteoli) quello detto anfiteatro repubblicano ed è precedente all’età imperiale. Giace ad oggi ancora sommerso parzialmente distrutto dalle infrastrutture ed edifici.
Il piccolo quanto obsoleto anfiteatro non fu più in grado sia per ospitare persone sufficienti sia ad organizzare spettacoli per l’epoca.
L’anfiteatro era grande molto più grande di quello che appare oggi. L’arena misura 72,22 per 42,33 spazio ideale per qualsiasi tipo di celebrazione e ludo. In grado di ospitare un numero variabile tra i 30.000 ai 40.000 cittadini, l’anfiteatro si apre su tre livelli (ima, media e summa cavea) come il Colosseo provvisto di sistema di schermatura per la luce e la calura estiva del sole con pali e vele mosse grazie alle abilità dei marinai di Miseno.
I sotterranei erano il cuore dell’anfiteatro. Oggi sono conservati benissimo forse gli unici preservati così bene in assoluto. Carrucola e ascensori servivano per trasportare persone e animali dai sotterranei all’arena e viceversa. Lucernari coperti con grate di ferro erano in grado di fornire tutta la luce necessaria per effettuare le operazioni.
Un collegamento diretto con l’acquedotto flegreo permetteva di riempire l’anfiteatro come una vasca per ricreare le battaglie navali dette naumachie; allo stesso tempo utilizzando questo metodo si lavava anche ogni traccia di combattimento precedenti. Nell’anfiteatro furono eseguite anche molte condanne a morte.
Celebri sono quelle dei primi cristiani in primis quella di Gennaro. Condannati dal persecutore Dragonzio con la “damnatio ad bestias” ovvero ad essere sbranati vivi. Ma ciò non avvenne: la storia tramanda che le bestie si inginocchiarono ai loro piedi (Celebre è il dipinto di Artemisia Gentileschi, oggi visibile al Duomo di Pozzuoli). Tuttavia ciò non li risparmio’ e trovarono comunque la morte in una seconda condanna.
Nell’anfiteatro con molta curiosità si scorge ancora un’antica cappella detta carcere di San Gennaro, realizzata nel ‘600 per ricordare l’ultima prigione dei santi tra i quali appunto troviamo anche San Gennaro, prima del martirio. Oggi purtroppo chiusa al pubblico e verte in stato di rovina.

Autore: Ilaria Criscuolo – ilariacriscuolo88@gmail.com

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