La prima testimonianza di arte rupestre prodotta dai Neanderthal è stata individuata da un gruppo di archeologi e paleoantropologi delle Università di Huelva e della Mucia, in Spagna, e del Gibraltar Museum a Gibilterra, che firmano un articolo sui “Proceedings of tje National Academy of Sciences”. Si tratta di una serie di incisioni risalenti a circa 40.000 anni fa venuta alla luce su una parete della grotta di Gorham a Gibilterra.
Nonostante il ritrovamento di sepolture volontarie da parte dei Neanderthal, il livello delle capacità cognitive di questi nostri lontani parenti è ancora in discussione, e finora uno degli argomenti principali dei sostenitori di una loro presunta inferiorità rispetto a H. sapiens è stata proprio l’assenza di incisioni e pitture rupestri nei siti che abitavano: incisioni e pitture dimostrano infatti una chiara capacità di pensiero astratto, svincolato da una immediata funzione utilitaristica.
Nella grotta di Gorham, situata sul lato orientale del piccolo promontorio che si affaccia sul Mediterraneo, erano stati trovati resti neanderthaliani fin dagli anni cinquanta, ma solo dal 1989 sono stati intrapresi scavi sistematici, arrivati oggi alla sua parte più interna. Qui, sotto uno strato di sedimenti sabbiosi misti a frammenti di materiale caduto dalla volta e dalle pareti della grotta, i ricercatori hanno trovato una piccola piattaforma naturale sopraelevata di una quarantina di centimetri rispetto al suolo, sulla quale hanno rilevato una serie di incisioni che disegnano un motivo a graticcio.
Le analisi analisi geochimiche del minerale della piattaforma hanno permesso di dimostrare che le incisioni risalivano ad almeno 39.000 anni fa ed erano ben precedenti al materiale che si è poi deposto su di esse.
Per assicurarsi che le incisioni non fossero il frutto accidentale di altre attività, i ricercatori le hanno riprodotte su frammenti di roccia dello stesso tipo utilizzando strumenti litici simili a quelli rinvenuti nei sedimenti della caverna coevi alle incisioni.
Da questo test, e dal confronto delle tracce microscopiche sui margini delle incisioni, è emerso che per produrre le diverse linee erano necessari da 45 a 85 colpi accurati con una punta di pietra. Dato che le incisioni prodotte accidentalmente nel corso di altre attività, dal taglio della carne alla produzione di lame litiche, lasciano sui margini tracce molto più variegate, i ricercatori hanno concluso che è altamente improbabile che questa sia l’origine delle incisioni, che sarebbero quindi state prodotte volontariamente.
Fonte: http://www.lescienze.it, 02 settembre 2014