Nel cominciare la narrazione della “Guerra Gallica”, Giulio Cesare ci dice che le terre comprese tra Rodano, Oceano e Reno sono abitate da quelle popolazioni che noi chiamiamo Galli e che nella loro lingua si dicono Celti: egli si riferisce ovviamente alla Gallia Transalpina, ma la sua affermazione non può non estendersi anche alla Gallia Cisalpina che, a quel tempo (58 a.C.) era quasi completamente sottomessa.
Polibio aveva infatti scritto, un secolo prima, che non c’era alcuna differenza fra Celti Trans e Cisalpini e che la distinzione derivava dal fatto di vivere gli uni al di là, gli altri al di qua delle Alpi (III, 15).
Dal racconto di Cesare apprendiamo che i Celti erano diffusi anche in Britannia, mentre da Polibio e da altre fonti sappiamo che, in precedenza, essi erano estesi dalla Spagna alla Germania, alla Boemia, e che in alcune fasi espansionistiche avevano raggiunto l’Italia centrale, l’Asia Minore e la Grecia; nel 386 a.C. avevano occupato Roma, dalla quale erano poi stati scacciati, ma alcune tribù si erano insediate stabilmente nelle Marche.
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(estrapolato da: “Liguri o Galli? Sicuramente Celti. L’età del ferro – e dell’oro – nell’Ovadese e nella bassa Val d’Orba”, URBS, giugno 1997 di Giuseppe Pipino)
Info: Museo Storico dell’Oro Italiano http://www.oromuseo.com