Con grande soddisfazione, l’Archeoclub Toco Carìa di Girifalco, ha annunciato, nelle scorse ore, un interessante ritrovamento archeologico sul territorio comunale.
Osservando la scarpata di un tratto di strada nei pressi del bosco, i volontari hanno notato una nicchia strana, scavata nella roccia. L’hanno raggiunta e hanno notato frammenti d’ossa e, poco più in là…
Girifalco è un comune di 5 761 abitanti della provincia di Catanzaro, in Calabria. L’odierno centro abitato di origini greco-bizantine sorge su antichissimi insediamenti neolitici. Adagiato ai piedi del Monte Covello, si trova esattamente al centro dell’istmo di Catanzaro, il punto più stretto della penisola italiana. E’ uno splendido paese di collina. Il municipio è a 456 metri sul livello del mare. E’ attorniato da rilievi più alti – che lambiscono i 900 metri – e da boschi.
E’ proprio su una strada che si infila nel bosco Valentino che è avvenuto il ritrovamento. Sulla strada, sbriciolati, alcuni frammenti di ceramica. Forse la pioggia ha smosso il terreno impervio della scarpata che si affaccia sulla carreggiata.
“In queste ore è in corso il sopralluogo della sovrintendenza di Roccelletta, intervenuta tempestivamente unitamente alle forze dell’ordine, grazie alla segnalazione effettuata dai nostri volontari Archeoclub. -spiegava il gruppo nelle scorse ore- Dai primi rilievi sono emerse due antiche anfore dalla straordinaria bellezza. La posizione, insieme a diversi altri indizi, potrebbe far pensare ad un complesso tombale importante.
Attendiamo ulteriori verifiche per poter stimare una datazione precisa anche se dai primi rilievi, i primi reperti ritrovati risalirebbero all’epoca bizantina”.
Spiega la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone, diretta da Stefania Argenti: “Il luogo del rinvenimento è situato lungo la viabilità secondaria che si dirama dalla SP59, alle pendici orientali del Bosco Valentino, al limite con il comune di Amaroni. In particolare, in corrispondenza della sezione della strada, intaccata da recenti lavori di rettifica della carreggiata, sono stati individuati resti fittili e frammenti di ossa umane. L’intervento di recupero, diretto dal funzionario archeologo della Soprintendenza, Alfredo Ruga, è stato eseguito dal collaboratore archeologo Eugenio Donato con l’apporto dell’archeoclub locale, e con l’assistenza di personale della stazione dei Carabinieri di Girifalco”.
“Una preliminare pulizia della parete esposta ha permesso di accertare che i resti oggetto della segnalazione sono parte del corredo di una tomba tagliata nel substrato roccioso, della quale si conservano i lati nord-est e sud-ovest. – prosegue la Soprintendenza – Lo scavo approntato per il recupero ha permesso di recuperare due brocche di ceramica acroma, di cui una ancora integra, situate sul lato meridionale della tomba. I vasi sono elementi di corredo caratteristici delle sepolture bizantine (VI-VII secolo d.C.) e trovano confronto nell’ampia casistica delle necropoli altomedievali della Calabria e più in generale dell’Italia meridionale. Verosimilmente la tomba è parte di una necropoli legata alla presenza di un villaggio che doveva trovarsi non lontano dall’area del rinvenimento, la cui esistenza trova riscontro nelle conoscenze archeologiche del territorio di Girifalco, già noto per rinvenimenti di analoga cronologia. Pertanto, il ritrovamento è importante perché aggiunge un altro tassello sull’occupazione capillare del territorio dell’attuale Girifalco nell’alto medioevo, con insediamenti diffusi anche di poche unità familiari con piccoli luoghi di culto di riferimento intorno a cui si sviluppavano i cimiteri”.
La Girifalco sorta in epoca bizantina deriva da due antichi insediamenti lungo il torrente Caria (che prende il nome dall’omonima valle) e dei quali non si conoscono, ad oggi, dimensioni e natura e che vennero abbandonati in seguito a qualche evento causando l’esodo degli abitanti i quali fondarono l’antica Girifarcum Castellum su una rupe chiamata Pietra dei Monaci.
L’esistenza di quegli antichi insediamenti è stata confermata dai numerosi ritrovamenti nelle contrade Caria e Toco e sotto la rupe in contrada San Vincenzo, dove è stata ritrovata un’ulteriore necropoli con sei tombe a camera risalenti al VI o VII secolo D.C. dove all’interno di una di esse è stata ritrovata una sorta di Menorah ebraica a cinque punte e in altre erano sepolte delle genti di alto rango, forse patrizi o dei magister.
Fonte: www.stilearte.it, 21 mag 2023