Una misteriosa scoperta avvenuta alcuni anni fa in Afghanistan, snodo cruciale lungo la via della Seta, dove mille anni fa si erano stabiliti per commerci alcuni ebrei studiosi di testi religiosi e non solo, torna oggi a far parlare di sé. La Biblioteca nazionale di Israele a Gerusalemme ha deciso di mostrare una serie di loro scritti non ancora catalogati e scannerizzati per essere messi a disposizione, via internet, dei ricercatori di tutto il mondo. E un certo mistero avvolge ancora le esatte circostanze che hanno consentito all’istituto israeliano di venire in possesso di questi documenti rinvenuti tempo fa in alcune grotte dell’Afghanistan nord-orientale, un’area dove oggi è forte la presenza dei Talebani. Il clima particolarmente secco della regione potrebbe avere favorito la conservazione di questi testi che erano stati scritti su fogli di carta di origine cinese. Un dispaccio dell’AnsaMed riporta che sarebbero state delle volpi ad aprire un varco nell’anfratto dove da secoli si trovavano centinaia di documenti ebraici, di cui ben presto si sono impossessati commercianti specializzati.
La Biblioteca di Gerusalemme ne ha acquistati per ora 29, ed è in trattative per comprarne altri. Lo studioso Haggai Ben Shammai, ha precisato che parte dei documenti sono scritti in lingua araba ma usando lettere dell’alfabeto ebraico. Altri invece sono in farsi e anche in questo caso sono vergati in caratteri ebraici. Ma il fatto più interessante è che alcuni di questi documenti sono scritti direttamente in ebraico che all’epoca era in uso a Baghdad, per poi scomparire.
«Se si trattasse di un falso allora il falsario dovrebbe essere un erudito geniale», ha commentato lo studioso israeliano. Dai testi, che secondo il calendario islamico risalgono all’anno 1005, si evince che gli autori provenivano da città diversissime come la siriana Aleppo e altri centri dell’Egitto.
Si tratterebbe del prodotto di una comunità ebraica di cui si ignorava totalmente la esistenza e che evidentemente si esprimeva in arabo e in farsi. Il manoscritto più importante è attribuito al rabbino di origine egiziana Saadia Gaon, passato alla storia per aver tradotto in arabo i principali testi ebraici e per aver diretto una importante scuola rabbinica di Babilonia, quella di Sura. Si tratta di una pagina di commento alla Bibbia (Isaia, 34), scritta in arabo-ebraico.
Autore: Eleonor Purring
Fonte: babylonpost.globalist.it, 5 gen 2013