Il Ministero del Turismo e delle Antichità dell’Autorità Nazionale Palestinese ha annunciato un importante ritrovamento archeologico con la scoperta di uno straordinario mosaico bizantino, databile tra il V e il VII secolo, all’interno del campo profughi di Bureij, nel centro di Gaza, a circa 1 km dal confine israeliano.
Alcune fonti giornalistiche hanno riferito che un contadino locale, Salmane al-Nabahin, abbia casualmente rinvenuto un mosaico mentre piantava un ulivo, quando la sua vanga ha colpito una superficie dura. Il contadino e suo figlio hanno iniziato a scavare portando alla luce lo splendido pavimento musivo.
Secondo Rene Elter, archeologo dell’Ecole biblique et archéologique française di Gerusalemme, che dal 2001 dirige il programma scientifico e di restauro del monastero di Sant’Ilarione (Umm el-Amr) a Gaza, questa è una delle scoperte più significative realizzate nella Striscia di Gaza, sono i più straordinari pavimenti a mosaico in termini di ricchezza della rappresentazione grafica e complessità della disposizione geometrica che non ha eguali di colori e ricchezza.Il mosaico presenta raffigurazioni di animali e sembra essersi ben conservato. Un piccolo danno è visibile in alcune zone, causato dalle radici degli ulivi piantati nel sito negli anni precedenti. Il contadino che ha dissotterrato il mosaico lo ha ricoperto con un grande telo che si rifiuta di essere identificato prima dell’inaugurazione ufficiale, ha espresso la speranza in una ricompensa finanziaria per la sua scoperta.
La scoperta di questo tesoro archeologico a Bureij porta alla ribalta lo stato difficile e complesso del patrimonio culturale e degli sforzi di conservazione nella Striscia di Gaza realizzati dal Ministro preposto. Una situazione, purtroppo, tragica figlia del continuo conflitto con Israele e, in alcuni casi, non aiutata dall’abbandono degli sforzi di conservazione da parte della comunità internazionale.
I reperti archeologici a Gaza, una delle aree più densamente popolate del mondo, sono a rischio a causa di considerazioni di bilancio, problemi di sviluppo e mancanza di competenze e consapevolezza locali sufficienti. Inoltre, il saccheggio occasionale di manufatti da parte della popolazione locale per realizzare delle risorse per vivere contribuisce non poco alla complicata situazione e alla distruzione dei siti, a volte, deliberatamente incoraggiata dalle autorità in nome di progresso e sviluppo.
Nel 2017, gli agenti di Hamas, purtroppo, hanno completamente distrutto porzioni significative dei resti del centro urbano di Tel Es-Sakan, del Bronzo antico, risalente a 4.500 anni fa, per far posto a nuovi progetti costruttivi e per quanto riguarda Israele, ha anche confiscato una grande quantità di manufatti da Gaza, durante gli anni del suo governo diretto…
La Striscia di Gaza era un tempo un fiorente e importante crocevia e rotta commerciale che collegava il Levante con l’Africa e l’Asia. Di conseguenza, ha accumulato notevoli tesori archeologici nel corso degli ultimi 5.000 anni: dall’età del bronzo e dai tempi del Califfato, fino all’Impero Ottomano e ai giorni del mandato britannico nel XX secolo.
Negli scorsi mesi, nella zona settentrionale della Striscia di Gaza, è stata portata alla luce una grande necropoli romana risalente al I-II secolo d.C. È stato scoperto dai trattori a Jabalia mentre scavavano le fondamenta per le fondazioni di strutture nell’ambito di un progetto di ricostruzione e riqualificazione del territorio.
Nel 1999, il Monastero di Sant’Ilario, a una decina di chilometri a sud della città di Gaza, all’interno della sua struttura di quasi due ettari, costruita in cima al presunto luogo di nascita di Sant’Ilario che visse nella zona nel IV secolo, considerato il padre fondatore del cenobismo in Terra Santa, sono stati rinvenuti strutture murarie e fondamenta di due chiese, una necropoli, delle terme, un battistero adornato da splendidi mosaici come quelli di Bureij.
Autore: Daniele Mancini
Fonte: www.danielemancini.archeologia.it, 21 set 2022