Grande scoperta archeologica a Gaeta, dove un tratto di acquedotto romano è venuto alla luce nelle immediate vicinanze della Chiesetta della Madonna di Conca, nel corso dei lavori di scavo per la sistemazione di un ingresso ad un parco residenziale in fase di costruzione. I luoghi erano già noti per due porzioni di pareti in opus reticulatum e ora la scoperta di questo tratto più ampio che non ha avuto finora la giusta diffusione per il modo di procedere a piccoli passi e senza clamori da parte della Soprintendenza, ma che viene portato alla ribalta, anche con ampio corredo fotografico, da due studiosi della zona, Raffaele Capolino e Jeanpierre Maggiacomo. Questo nuovo sito che si aggiunge ai numerosissimi siti romani già conosciuti a Formia, a Gaeta, a Itri, territori che facevano parte del Formianum nel periodo romano.
“Lo speco di un acquedotto romano – dichiara Raffaele Capolino, che è anche delegato alla cultura del Comune di Formia – è emerso, in tutta la sua bellezza con fondo e pareti in ottimo stato e splendido “cocciopesto” laterale. Ormai sappiamo che due tratti diversi di acquedotti romani, raccoglievano le acque dalla collina di Conca per trasferirle ad ovest verso la piana di Arzano e ad est verso la piana di Vindicio. Lo speco rinvenuto recentemente si riferisce al primo tratto, oggi in territorio di Gaeta.
La Soprintendenza, interessata prontamente dai proprietari del parco, ha ritenuto di far installare un sistema di consolidamento costituito da una struttura metallica in acciaio con cinque tiranti che hanno lo scopo di evitare il crollo della parete occidentale. Dalla pendenza del piano dello speco, è stato possibile capire che la sorgente era posta sul monte di Conca e che la destinazione della condotta doveva essere la piana di Arzano, forse a servire cisterne di importanti “domus” romane di grandi personaggi.
Il tratto di acquedotto in oggetto è in effetti a pochi metri dai resti di una ”domus” che si ritiene appartenuta a Quinto Ortensio Ortalo (114 – 50 a. C.), un oratore e avvocato, superato in abilità oratoria solo successivamente dal giovane Marco Tullio Cicerone che aveva anch’egli, a poco meno di un miglio, una “domus” a Vindicio. Si potrebbe altresì ipotizzare che Cicerone, nel 70 a. C., abbia acquistato la sua villa nel Formianum per godere della vicinanza di Ortensio, suo modello di oratore.
Ortensio è famoso anche per un curioso episodio narrato da Plutarco. In tarda età, ricchissimo e senza prole, Ortensio chiese ed ottenne ”in prestito” da Catone Uticense, la moglie Marzia, peraltro in quel momento in stato di gravidanza. Ortensio visse alcuni anni con Marzia da cui ebbe un figlio, a cui dette il nome della sua ”gens”. Dopo la morte di Ortensio, Marzia, divenuta ricchissima, risposo’ il suo primo marito Catone che continuò ad amarla e a rispettarla.
Nel ”Formianum” hanno posseduto dimore lussuose i quattro oratori/avvocati più noti e più importanti del periodo romano:
– Quinto Ortensio Ortalo (primo sec. a. C)
– Marco Tullio Cicerone ” ” ”
– Gneo Pompeo Magno ” ” ”
– Quinto Aurelio Simmaco (quarto sec. d. C.)
A questi quattro va aggiunto Elvio Mancia, un oratore nato a Formia che ci ha lasciato un frammento oratorio di una causa in cui l’avvocato della controparte era Gneo Pompeo Magno (106 – 45 a. C.). Helvius Manciam, questo il suo nome in latino, era contemporaneo di Pompeo e di Cicerone, pur se di età più avanzata. Ebbe scontri verbali con questi due grandi personaggi, episodi che sono riportati nella sua orazione pervenutaci e nel De Oratore di Cicerone (libro 02 pag. 65-70)”.
Immagini a cura di Raffaele Capolino e di Jeanpierre Maggiacomo
Fonte: www.temporeale.info, 7 gen 2020