Sepolture galliche con contenitori, perline e il necessaire per la toilette – una delle quali caratterizzate dalla presenza di un calderone di bronzo simile a quelli celebrati nei fumetti, attraverso l’attività del druido di Asterix e Obelix – sono stati trovati ad Amiens (Somme), in Francia, dall’Istituto nazionale per le ricerche archeologiche preventive. Ne dà notizia ora la stessa istituzione francese.
Uno scavo di 22.000 metri quadri effettuato quest’estate nell’ambito dello sviluppo della ZAC Intercampus – un’area di pianificazione urbanistica – completa un’operazione effettuata nel 2018.
Oltre a numerose recinzioni, risalenti al periodo romano, il sito, originariamente situato lungo l’antica strada per Rouen fornisce una visione globale della periferia sud-ovest di quelle che sarebbe divenuta la futura Samarobriva, l’Amiens gallo-romana.
“L’area scavata era adibita inizialmente all’edilizia abitativa e allo stoccaggio di prodotti agricoli. – spiegano gli archeologi dell’Inrap – La superficie dell’insediamento era recintata. Comprende i resti di due allineamenti paralleli di edifici orientati nord-est/sud-ovest. Questo insieme continuerà ad essere utilizzato nell’Alto Impero”.
Lo scavo ha portato alla luce numerosi spazi funerari, probabilmente pertinenti all’insediamento, datati dall’inizio del II secolo al I secolo a.C.
“Sul bordo esterno del fossato è stata rinvenuta una piccola necropoli risalente al periodo finale di La Tène (I secolo a.C., ndr). – sostiene l’Inrap – Ha due caratteristiche notevoli. Una delle tombe contiene un calderone in lega di rame (bronzo, ndr) e una rastrelliera con la sua catena, e un’altra cremazione ha un vaso a tulipano capovolto a formare un coperchio”.
La cultura di La Tène a cui appartengono sepolture e corredi trovati ad Amiens prende il nome dall’omonimo villaggio situato sulle sponde del lago di Neuchâtel, in Svizzera, dove nel 1857 Hansli Kopp scoprì un importante deposito votivo dell’età del Ferro. Da questo sito sono emersi oltre 2500 oggetti, principalmente in ferro, come spade, scudi, brocche, attrezzi e parti di carri, oltre a numerosi resti ossei umani e animali. La Tène è diventato il sito di riferimento per definire il periodo maturo della cultura e dell’arte degli antichi Celti, un termine ormai radicato nella comprensione comune ma non privo di complessità per storici e archeologi.
Questa cultura si sviluppò e prosperò durante la tarda età del ferro (dal 450 a.C. circa fino alla conquista romana del I secolo a.C.), seguendo la cultura di Hallstatt della prima età del ferro senza una rottura culturale netta. Subì una notevole influenza mediterranea, specialmente da parte dei Greci nella Gallia preromana, degli Etruschi e dalla cultura di Golasecca, pur mantenendo uno stile artistico distintivo, non totalmente dipendente da queste influenze.
Il calderone di bronzo era probabilmente un oggetto domestico di grande importanza, con contenuti simbolici religiosi di rilievo. Serviva come contenitore per il fuoco – quindi era una sorta di braciere – e al contempo per la cottura di cibi o la preparazione di pozioni magiche.
Probabilmente, durante la precedente età del Bronzo, aveva un valore molto elevato anche sotto il profilo economico e poteva essere trasmesso per via ereditaria come un “deposito” economico di metallo. Un oggetto della tradizione, punto di incontro tra la famiglia e gli dei, quanto gli alari.
Sotto il profilo magico-spirituale il calderone o paiolo era anche un antico simbolo celtico che rappresentava il grembo della Dea, da cui tutto ha origine. Nel Pantheon celtico, diverse divinità sono associate al calderone, tra cui i più noti sono Ceridwen e Dagda.
Le dimensioni variano, ma solitamente è abbastanza grande da contenere un piccolo fuoco o per le offerte alle divinità.
Se di piccole dimensioni, veniva utilizzato per preparare tisane o nella cucina rituale. Quando era posto sull’altare o all’interno del cerchio magico, il suo utilizzo cambiava a seconda della stagione.
Non lontano dalla tomba del calderone gli archeologi hanno portato alla luce altre sepolture. “Un secondo palo funerario all’estremità settentrionale del terreno – spiegano gli archeologi dell’Inrap – ha evidenziato una cremazione in cassetta circondata da un fossato a forma di L. Si sono osservate deboli tracce di una copertura e la presenza di graffe di sostegno delle assi di legno. Il servizio ceramico posto come offerta comprende nove vasi risalenti al passaggio dal II al I secolo a.C.”.
Un terzo vano funerario è costituito da sei tombe risalenti al II secolo aC. Una delle tombe, a cassa – evidentemente di una donna – conteneva un vaso miniaturizzato posto sul coperchio e una scatola di legno contenente utensili da toilette installati sul coperchio.
“L’ultimo sito scavato sul 9° lotto della ZAC Intercampus – argomenta l’Inrap – presenta un buono stato di conservazione generale con tutte le cremazioni integre, non livellate. Alcuni conservavano addirittura tracce di un coperchio di legno. Il sito presenta gesti unici (vaso capovolto), mobili rari (perle di vetro, portaoggetti da toilette, spille in bronzo, ecc.) e un corpus ceramico molto diverso da quello precedentemente scoperto in questa zona”.
Sopra gli strati antichi, gli archeologi hanno trovato pozzi, strutture di combustione e piccoli “fondi di capanna” allineati di un accampamento militare della seconda metà del XVIII secolo e resti di un altro accampamento militare del 1870.
Fonte: www.stilearte.it 24 ago 2024 – Immagini: © Bruno Untereiner, Inrap