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FRANCIA. Resti umani, un banchetto rituale. Meravigliose armature celtiche.

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Conosciuto dalla metà del XIX secolo e studiato, con scavi e indagini, anche recentemente, il sito di Saint-Just-en-Chaussée. Uno sguardo indietro a questo vasto santuario gallico i cui diversi recinti hanno restituito depositi vari secondo una singolare messa in scena.
Ossa umane sottoposte a riscaldamento intenso, frammenti ossei di uomini depositati e compressi in una buca, dopo lo spolpamento, tombe con persone mutilate. Resti di teste alle quali era stato asportato il volto, forse per ricavare trofei. I segni di un banchetto, consumato da una cinquantina di persone, su panchine scavate nel terreno, nei pressi di un camino, dove stati stati trovati grassi non appartenenti ad animali ruminanti. Poi, ancora, armi distrutte e sepolte, corazze splendide somiglianti, per certi aspetti, alle armature medievali, ma prodotte 1000 anni prima. Il sito di Saint-Just-en-Chaussée – nella Francia del Nord riserva inquietanti misteri.
Il santuario gallico racchiuso da un ampio e profondo fossato fu costruito su un punto alto del paesaggio campestre durante la seconda età del ferro (dal 450 al 50 a.C.) ed esisteva prima e dopo le guerre galliche. Esso fu ottenuto su un lieve innalzamento del terreno, che fu aumentato, in altezza, grazie al riporto della terra di scavo di un ampio fossato che fu realizzato a protezione del luogo.
Situato sulla via Agrippa de l’Océan che va da Lugdunum (Lione) a Gesoriacum (Boulogne-sur-Mer), l’ agglomerato gallo-romano si trovava al punto di congiunzione di due strade romane. Nel 287, Juste de Beauvais, un bambino cristiano di nove anni, sarebbe stato decapitato lì dalle autorità romane. Ma ciò che è stato indagato in tempi recenti è più antico di quel raccapricciante martirio.
L’area del recinto in cui si consumò un banchetto rituale pone tanti interrogativi. Essa fu usata una sola volta. Forse per celebrare la vittoria in una battaglia? Un pranzo o un rituale consumato tra armi e cadaveri, che poi vennero suddivisi in varie fosse? Le armi e le armature – probabilmente appartenenti ai nemici – esposte in un primo momento, venivano rese inutilizzabili e sepolte in un’area del campo. In un’altra area venivano collocati i resti umani. In un’altra ancora quelli di animali. Si può ritenere che qui si svolse una battaglia fondamentale e che poi la zona fosse stata sacralizzata, tra trofei di guerra presi al nemico e celebrazione dei propri caduti?
“Quattro singolari pozzi, databili alla metà del I secolo a.C. furono scavati nel terreno. – sostengono gli archeologi dell’Inrap. – Due panche parallele, separate da circa 1 m, materializzano un tavolo su cui fu installato un caminetto. I sedili rivestiti in legno consentivano l’installazione di una dozzina di ospiti per linea, quasi cinquanta in tutto, ma potrebbero essere esistiti punti di raduno più grandi, nell’area estesa. Le analisi chimiche e micromorfologiche sono state determinanti per determinarne la funzione. Focolai ad alta intensità, ma non ripetuti, mostrano che sono stati utilizzati solo in un’occasione”.
“Il vino vi veniva versato in abbondanza e forse consumato come suggerisce un frammento di colino. È stata inoltre rilevata la presenza di sostanze grasse provenienti da animali non ruminanti. Il fuoco, la fuoriuscita di liquido, i macroresti vegetali trasformati (frammenti di frittella) fanno pensare che vi si svolgessero banchetti, ma non si può escludere l’uso di una fossa per le libagioni, o addirittura di un altare, funzioni non antinomiche”.
“I resti umani – proseguono gli studiosi dell’Inrap – sono classificati in due categorie, depositi corporei primari e secondari, costituiti da ossa di una o più parti anatomiche. Sono primari quando il corpo è stato deposto in una fossa e ivi decomposto, e secondari se la decomposizione è avvenuta altrove rispetto al luogo del ritrovamento. (…) I teschi sono assenti, potrebbero essere stati distrutti dall’erosione o dall’aratura”.
899 resti ossei rappresentanti una quindicina di individui sono stati rinvenuti in fosse e fossati e si aggiungono allo scheletro parziale e dislocato di un adulto.
“Le ossa – aggiungono gli archeologi dell’Inrap – appartengono principalmente allo scheletro craniale nel settore 1 e a quello postcraniale nel settore 2. Diversi pezzi recano tracce di colpi, tagli o esposizioni. Le tracce sui teschi potrebbero essere state realizzate con lo scopo di asportare il volto e realizzare delle maschere. Nessun prodotto finito, a livello di maschere facciali, è stato portato alla luce a Saint-Just, ma nella regione sono note diverse maschere in un contesto religioso o domestico. Le tracce sugli arti sono il risultato di disarticolazione e scarnificazione. Una fossa ha raccolto 830 frammenti. Le loro dimensioni sottolineano il desiderio di schiacciare queste parti e alcune di esse sono state riscaldate. La loro sepoltura è volontaria in una fossa scavata a tale scopo. La datazione assoluta colloca la morte di tutti questi individui tra l’inizio del IIe e la fine del I secolo a.C.”
Più a ovest, i fossati di un altro recinto sono punteggiati da depositi di armi che rivelano un’altra forma di rituale. “Tra questi equipaggiamenti – affermano gli archeologi dell’Inrap -. spiccano elementi di scudi come maniglie, umbos (pezzo che copriva il manico e proteggeva il pugno che reggeva lo scudo assicurandone il rinforzo), così come orles che ne increspavano il contorno, garantendone la manutenzione e la solidità. Ma anche elmi, coprinuca”. Elementi che, in diversi casi, venivano mutilati per renderli inservibili e irrecuperabili. Ma sono portate alla luce anche spade che attestano la presenza di soldati romani piuttosto che di ausiliari gallici. “Sono stati scoperti anche una sessantina di pezzi di armatura. – dicono gli archeologi dell’Inrap.
Le indagini e gli studi proseguiranno. “Ciò che differenzia questo sito dai santuari conosciuti nella Gallia belga è la distribuzione dei resti, secondo la loro natura, nello spazio.- dicono gli archeologi dell’Inrap – Nel fosso dove sono le ossa degli animali c’è poco o niente metallo, viceversa dove sono concentrati gli oggetti di ferro ci sono solo poche ossa. Anche la distribuzione dei depositi umani mostra differenze, da un lato sepolture di adulti in posizione seduta, resti ossei che testimoniano il lavoro sulle scatole craniche, altri volutamente schiacciati, riscaldati, e dall’altro arti disarticolati e scarnificati. Esiste quindi una vera e propria geografia dei depositi, che solleva molti interrogativi. Tutto è legato a diverse divinità o a una guerra? Il santuario fu realizzato da persone di status diversi? Secondo quali ritmi ed in quali occasioni? Se lo studio di questo santuario ha poche possibilità di rispondere a queste domande, porterà una notevole quantità di nuove informazioni”.
L’indagine sui moventi antropologici del santuario lascerebbe propendere per un movente legato alle celebrazioni della vittoria – collegata ad alcune divinità che erano state chiamate a propiziarla – forse nel punto dello scontro armato o nelle sue vicinanze. I vincitori esibirono i trofei, dopo averli ordinatamente suddivisi. Resero inservibili le armi appartenute al nemico. Consumarono banchetti rituali.

Fonte: www.stilearte.it, 13 dic 2022

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