Grotta della Monaca è una cavità carsica ubicata sulla sinistra idrografica dell’alta valle del fiume Esaro, che divide i Monti dell’Orsomarso, a Nord, dalla Catena Costiera, a Sud.
Citata da varie fonti sin dalla metà dell’Ottocento, è formata da ambienti sotterranei molto vari sotto il profilo morfologico e volumetrico.
L’ampio imbocco immette in una condotta invasa al suolo da possenti macigni di crollo (Pregrotta), nei cui interstizi esistono opere artificiali ascrivibili a lavori minerari per l’estrazione degli idrossidi di ferro, di cui la cavità è ricca. Un secondo vasto ambiente è la Sala dei pipistrelli, enorme vuoto ipogeo lungo 60 metri e largo 30, ospitante una nutrita colonia di chirotteri.
I Cunicoli terminali, infine, si internano nelle masse rocciose con ambienti al limite della praticabilità umana, costringendo a procedere carponi e, spesso, strisciando. La grotta presenta, oltre alle anzidette mineralizzazioni ferrose, anche affioramenti di minerali cupriferi.
Scavi archeologici condotti negli anni 2000-2012 dall’Università di Bari hanno rivelato il grande interesse archeologico di questa cavità, frequentata dall’uomo – pur con tutta una serie di iati – dal Paleolitico superiore sino all’età post-medievale.
Un momento di intensa presenza umana si registra tra la tarda età neolitica e gli inizi della successiva età eneolitica, quando diversi ambienti ospitano attività estrattive a carico dei minerali di ferro e rame presenti in abbondanza nel sottosuolo. Tali attività hanno lasciato traccia di sé sotto forma di preziose testimonianze (utensili da lavoro, impronte di scavo, muretti a secco) e fanno di Grotta della Monaca uno dei siti minerari preistorici più antichi e meglio conservati d’Europa.
Successivamente, nel corso dell’età del Bronzo, gli ambienti più profondi della cavità hanno accolto un vasto sepolcreto, costituito da almeno un centinaio di inumazioni.
Nuove coltivazioni minerarie sono attestate quindi in età post-medievale, soprattutto negli ambienti iniziali della grotta.
Info:
Edizione Centro Regionale di Speleologia “Enzo dei Medici”
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