Si infittisce a sorpresa il mistero sulla già travagliata storia del Lisippo, la statua contesa del giovane atleta ripescata nel 1964 da Romeo Pirani nelle acque antistanti la costa fanese e portata all’estero in maniera rocambolesca, anzi “illegale” per tutti coloro che sono entrati in contatto con l’annosa querelle.
L’opinione pubblica, o quanto meno i fanesi che negli anni ne hanno seguito con passione le vicende, hanno sempre pensato che il “giovinetto di Fano” valutato 5 milioni di dollari fosse in bella esposizione al Getty Museum di Malibu. Solo fantasie purtroppo, perché la statua giacerebbe imballata, da chissà quanti anni, in un polveroso magazzino o peggio in cantina e sarebbe stata esposta soltanto nel 1997 e nell’anno successivo in occasione dell’inaugurazione del Getty Center, immensa struttura museale che domina dalle colline di Santa Monica.
La scoperta, destinata a far scalpore negli ambienti locali, è del consigliere regionale di An Giancarlo D’Anna che, nei giorni scorsi, per impegni personali, si è recato in California, dove, da fanese, non ha voluto perdere l’occasione per ammirare “live” il così tanto chiacchierato bronzo ripescato nel mare antistante Fano.
“Conoscendo la storia di questa statua -confessa D’Anna-, la sua importanza culturale, storica, turistica e gli innumerevoli ma purtroppo vani tentativi fatti per riportare questo capolavoro nella nostra terra, sono rimasto esterrefatto, perché quanto mi è accaduto ha dell’incredibile: prima di partire, spinto da grande entusiasmo, ho chiesto alla proprietaria dell’albergo come arrivare al museo. Prima brutta sorpresa: vengo a sapere che il Getty Museum di Malibu è chiuso da anni, almeno otto. Mi informa che “probabilmente la statua è in un magazzino in attesa della riapertura della “villa” che domina il mare all’ingresso di Malibu. Oppure, aggiunge, al Getty Center sulle colline di Santa Monica a pochi chilometri da Beverly Hills”.
D’Anna si reca al museo, ma anche qui, della statua, nemmeno l’ombra. All’ufficio informazioni non hanno saputo chiarire il mistero: la statua del “Victorious Youth” o “Getty Bronze” (come lo chiamano negli Usa), riferiscono al consigliere “è stata esposta sicuramente nell’anno d’apertura (1997) e probabilmente nell’anno successivo. Poi forse un’altra volta, non ricordo”. “Ritengo inaccettabile – si scalda D’Anna -, né mi piace pensare che il Lisippo possa passare anni imballato in una cantina, mentre una città intera l’attende da decenni con la speranza di mostrarlo con orgoglio”.
E il caso è destinato ad avere strascichi alla luce anche degli inaspettati risvolti giudiziari che vedono coinvolto il Getty. E’ del luglio scorso la notizia che, il prossimo 16 novembre, la sesta sezione penale del tribunale di Roma aprirà un processo relativo a scavi clandestini in Italia e vendita illegale di beni artistici da parte di mercanti internazionali, procedimento di vaste proporzioni che coinvolge musei privati americani fra cui, appunto, il Getty e la sua ex-responsabile delle acquisizioni archeologiche, la signora Marion True, accusata di ricettazione di beni italiani esportati in maniera clandestina.
“Le autorità italiane -come si legge in un articolo del Los Angeles Time – hanno identificato e segnalato come rubati 42 oggetti d’arte, compresi alcuni fra i più preziosi reperti della collezione Getty, e di questi hanno chiesto il rientro nel paese d’origine”.
D’Anna, intenzionato ad andare a fondo nella vicenda, ha scritto e chiesto l’intervento formale del ministro per i Beni culturali Rocco Buttiglione, “affinché si adoperi per riportare in Italia, a Fano, quanto, in passato, illegalmente sottratto”.
Dopo oltre trent’anni di misteri, inchieste internazionali, battaglie cittadine, raccolte di firme e interrogazioni formali a Fano si riaccende la speranza concreta di riportare a casa il Lisippo, patrimonio culturale che appartiene alla storia di questa città.
Fonte: Il Messaggero 10/09/2005
Autore: Marco Giovenco