“Sono almeno 500 anni che si cerca a Fano la Basilica di Vitruvio” dice all’ANSA l’archeologa Ilaria Venanzoni, della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Ancona-Paesaro Urbino, a proposito di uno degli edifici più famosi dell’antichità, descritto dallo stesso Vitruvio, attivo nella seconda metà del I sec a.C, nel suo trattato ‘De Architectura’.
Un edificio di cui però non erano state trovate tracce. Almeno fino a qualche giorno fa, quando da un cantiere edile per la ristrutturazione di un palazzo di appartamenti, nel centro città, in via Vitruvio, sono riaffiorati i resti di quello che appare un imponente edificio pubblico, decorato da marmi preziosi, “importati dalla Grecia e dall’Asia Minore e quindi molto costosi”, spiega Venanzoni. Al momento si tratta di cinque ambienti “che fanno pensare ad un edificio molto articolato”, una parte del quale però è sotto dei palazzi moderni, e quindi “non sarà accessibile, altrimenti dovremmo abbattere tutto il centro di Fano”.
Per avere la certezza che si tratti della famosa Basilica sono necessari ulteriori approfondimenti. Intanto funzionari della Soprintendenza e il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale hanno eseguito delle rilevazioni con un drone. Il che ha consentito di definire con più precisione le aree di intervento e fornire una completa panoramica della parte del sito venuta alla luce. La collocazione, la tipologia della struttura, la ricchezza della pavimentazione e la presenza, anche sulle pareti, di coperture marmoree, fa ritenere che possa trattarsi di un importante edificio pubblico romano di epoca augustea (I sec. a.C. – I sec. d.C.), “più collocabile verso la fine del I sec. a. C”, secondo Venanzoni, a causa della presenza di marmo verde cipollino e marmo pavonazzetto, la cui estrazione è cominciata in Turchia in quell’epoca”. Nel sito sono stati trovati anche resti di focolari e frammenti di ceramica risalenti al XIV secolo, segno che l’edificio è stato poi successivamente utilizzato per altre funzioni, magari suddiviso in abitazioni, “sarà anche questa una fase interessante da studiare”.
“Il ‘De Architectura’ contiene capitoli tematici dedicati a vari tipi di immobili, tra cui la domus e la basilica, un edificio destinato ad usi civili, compresa l’amministrazione della giustizia, che di solito si affacciava sul foro della città”, esattamente come i resti emersi in questi giorni, che sono a poca distanza da quelli dell’antico forum fanese. Lo stesso Vitruvio cita come esempio la basilica da lui progettata rispettando determinate proporzioni e realizzata (in parte adibita a tribunale) a Fano, ‘erede’ della romana Fanum Fortunae. Lo schema della basilica sarebbe poi stato ripreso negli edifici di culto cristiani: una pianta rettangolare a più navate e con alte colonne. Tra gli elementi che depongono a favore dell’ipotesi che si tratti della Basilica ci sono la citazione nel ‘De Architectura‘, “la magniloquenza dell’edificio, che ha pareti spesse, ricche decorazioni e anche epigrafi importanti”.
Tra gli elementi negativi, “non abbiamo tutto, ad esempio manca la copertura. E non credo che troveremo una firma o un’epigrafe con il nome di Marco Vitruvio Pollione” scherza Venanzoni.
Per immaginare come poteva apparire la maestosa Basilica nell’antichità non mancano piante e ricostruzioni anche in 3D, ma ci sono quelle, suggestive, di Giovanni Battista da Sangallo e di Andrea Palladio, che avrebbero riproposto quelle proporzioni nei loro edifici. L’area dei resti sarà sottoposta a vincolo e la Soprintendenza sta cercando risorse per proseguire gli scavi e gli approfondimenti.
Fonte: www.ansa.it, 11 mar 2023