Sta avendo una grossa eco anche in America il processo che si sta celebrando a Pesaro sul caso Lisippo e sull’istanza di confisca avanzata dal pubblico ministero Silvia Cecchi, su ricorso dell’associazione “Le Cento Città” in quanto la statua fu esportata illegalmente dall’Italia.
Due giorni fa un resoconto è apparso anche sul “New York Times, a firma della giornalista Elisabetta Povoledo.
Ormai anche il quotidiano statunitense dà per accertato che il capolavoro fu pescato “un giorno d’estate nel 1964 da un peschereccio di Fano, una piccola località balneare dell’Adriatico, a pochi chilometri da Pesaro. La statua, chiamata Giovane Vittorioso (sic) in catalogo al Getty Museum, conosciuta anche come il Bronzo Getty, raffigura un atleta coronato con una corona d’olivo ed è stata attribuita da alcuni archeologi a Lisippo, il celebre scultore del IV secolo a.C”.
Si dà conto quindi della lunga contesa tra il Getty e le rivendicazioni italiane, fino a giungere all’udienza processuale di venerdì scorso, quando il pubblico ministero italiano e gli avvocati del Getty hanno presentato le loro ultime argomentazioni.
Per Alfredo Gaito, difensore del museo, la documentazione presentata suggerisce la buona fede dell’acquisto. Per Silvia Cecchi che sostiene le rivendicazioni italiane, il reperto non poteva lasciare legalmente l’Italia, perciò ora ne chiede la confisca. Ora si attende la sentenza.
Il New York Times riporta poi le dichiarazioni del sindaco Stefano Aguzzi che evidenzia come “La statua e la sua scoperta sia diventata parte della cultura e del folclore fanese.”
Due giorni fa un resoconto è apparso anche sul “New York Times, a firma della giornalista Elisabetta Povoledo.
Ormai anche il quotidiano statunitense dà per accertato che il capolavoro fu pescato “un giorno d’estate nel 1964 da un peschereccio di Fano, una piccola località balneare dell’Adriatico, a pochi chilometri da Pesaro. La statua, chiamata Giovane Vittorioso (sic) in catalogo al Getty Museum, conosciuta anche come il Bronzo Getty, raffigura un atleta coronato con una corona d’olivo ed è stata attribuita da alcuni archeologi a Lisippo, il celebre scultore del IV secolo a.C”.
Si dà conto quindi della lunga contesa tra il Getty e le rivendicazioni italiane, fino a giungere all’udienza processuale di venerdì scorso, quando il pubblico ministero italiano e gli avvocati del Getty hanno presentato le loro ultime argomentazioni.
Per Alfredo Gaito, difensore del museo, la documentazione presentata suggerisce la buona fede dell’acquisto. Per Silvia Cecchi che sostiene le rivendicazioni italiane, il reperto non poteva lasciare legalmente l’Italia, perciò ora ne chiede la confisca. Ora si attende la sentenza.
Il New York Times riporta poi le dichiarazioni del sindaco Stefano Aguzzi che evidenzia come “La statua e la sua scoperta sia diventata parte della cultura e del folclore fanese.”
Recentemente, la sezione locale del Club Lions ha finanziato la creazione di una copia del bronzo, che è stata eretta all’ingresso del porto. Si riportano anche le dichiarazioni di Alberto Berardi de Le Cento città.
“Ottenere la statua – ha detto – è una questione di giustizia. Nessun museo al mondo dovrebbe esporre le opere la cui provenienza è chiaramente illegale“.
“Ottenere la statua – ha detto – è una questione di giustizia. Nessun museo al mondo dovrebbe esporre le opere la cui provenienza è chiaramente illegale“.
Fonte: Corriere Adriatico, 18/01/2010.