Si tratta di alcuni elementi architettonici, uno in peperino e due in tufo, molto probabilmente appartenenti all’apparato decorativo di uno dei grandi monumenti funerari che fiancheggiavano la Via Amerina: un fusto di colonna con a scanalature, lungo circa 1,5 metri, del diametro di un metro e oltre 300 kg di peso, e parte di due cornici modanate in tufo.
I reperti sono stati individuati dai volontari dell’associazione l’Argilla durante una ricognizione al sito archeologico, cui hanno preso parte alcuni studenti e architetti di Zurigo (Svizzera), a poca distanza dal ponte romano sul rio Purgatorio, di fronte alle celebri mura di Falerii Novi.
La scoperta è stata immediatamente comunicata alla Soprintendenza per l’Etruria Meridionale. Secondo Laura Carretta, assistente tecnico della Soprintendenza, i reperti, a una prima sommaria analisi, sono collocabili nella prima fase dell’impero romano. Dopo la catalogazione, la ripulitura e il restauro saranno esposti nella chiesa di Santa Maria di Falerii, all’interno della cinta muraria, vicino alla cosiddetta porta di Giove.
Le rovine di Falerii Novi sono racchiuse da una cinta muraria quasi interamente conservata, costruita con giganteschi blocchi quadrati di tufo rosso. Si estendono per 2108 metri di lunghezza, sono alte circa 17 metri e racchiudono 27 ettari di superficie.
Il loro restauro conservativo è atteso da decenni, in quanto sono a rischio crollo in più punti. Le mura erano intervallate da circa 80 torri quadrate (oggi ne rimangono 40), distanziate di circa 30 metri l’una dall’altra. La maggiore concentrazione di torri si trovava nei punti in cui le difese naturali risultavano meno efficaci.
L’ingresso alla città avveniva attraverso 7 porte, ognuna delle quali affiancate da grandi torri. La principale porta è quella detta di Giove ed è considerata il primo esempio di architettura etrusca nel territorio falisco. Gli scavi hanno portato alla luce diverse case, il teatro e strade tra cui un tratto della Via Cimina. Il monumento più visibile è la chiesa romanica di S. Maria di Falerii risalente alla prima metà del XII secolo.
I reperti sono stati individuati dai volontari dell’associazione l’Argilla durante una ricognizione al sito archeologico, cui hanno preso parte alcuni studenti e architetti di Zurigo (Svizzera), a poca distanza dal ponte romano sul rio Purgatorio, di fronte alle celebri mura di Falerii Novi.
La scoperta è stata immediatamente comunicata alla Soprintendenza per l’Etruria Meridionale. Secondo Laura Carretta, assistente tecnico della Soprintendenza, i reperti, a una prima sommaria analisi, sono collocabili nella prima fase dell’impero romano. Dopo la catalogazione, la ripulitura e il restauro saranno esposti nella chiesa di Santa Maria di Falerii, all’interno della cinta muraria, vicino alla cosiddetta porta di Giove.
Le rovine di Falerii Novi sono racchiuse da una cinta muraria quasi interamente conservata, costruita con giganteschi blocchi quadrati di tufo rosso. Si estendono per 2108 metri di lunghezza, sono alte circa 17 metri e racchiudono 27 ettari di superficie.
Il loro restauro conservativo è atteso da decenni, in quanto sono a rischio crollo in più punti. Le mura erano intervallate da circa 80 torri quadrate (oggi ne rimangono 40), distanziate di circa 30 metri l’una dall’altra. La maggiore concentrazione di torri si trovava nei punti in cui le difese naturali risultavano meno efficaci.
L’ingresso alla città avveniva attraverso 7 porte, ognuna delle quali affiancate da grandi torri. La principale porta è quella detta di Giove ed è considerata il primo esempio di architettura etrusca nel territorio falisco. Gli scavi hanno portato alla luce diverse case, il teatro e strade tra cui un tratto della Via Cimina. Il monumento più visibile è la chiesa romanica di S. Maria di Falerii risalente alla prima metà del XII secolo.
Fonte: www.iltempo.it, 04-01-2012