I ricercatori hanno realizzato il primo studio tridimensionale ad alta risoluzione della struttura interna dei denti appartenenti a Homo ergaster africano di un milione di anni.
Provengono dalla Dancalia e sono tra i più antichi reperti analizzati con tecnologie d’indagine estremamente avanzate, come la microtomografia in luce di sincrotrone e il micro imaging in risonanza magnetica: sono denti di Homo erectus/ergaster trovati nei siti di Uadi Aalad e Mulhuli Amo, nel corso delle campagne di scavo e ricognizione del Buia International Project, cui la Sapienza partecipa da oltre dieci anni.
Nonostante le difficoltà climatiche che caratterizzano la regione, sono circa dieci anni che i ricercatori dell’ateneo e quelli del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, dell’Università di Firenze e di altre Istituzioni di ricerca italiane ed internazionali, lavorano in Eritrea per colmare la lacuna di fossili umani dall’Africa nel periodo intorno a un milione di anni. La Missione della Sapienza, coordinata dal paleoantropologo Alfredo Coppa, ha contribuito alla scoperta di una collezione di reperti appartenenti ad Homo ergaster, destinati a riempire di nuove conoscenze proprio questo intervallo di tempo, di cui gli ultimi tre nelle ultime due campagne di scavo di dicembre 2013 e marzo 2014.
Il team italiano ha infatti individuato il sito di Mulhuli Amo, a pochi chilometri da quello in cui fu ritrovato il cranio di UA 31, che già ha stupito la comunità scientifica internazionale per le sue peculiari caratteristiche che hanno gettato nuova luce sulla storia evolutiva della nostra specie: in questo nuovo sito, tanto ricco di materiale da essere noto come il “santuario delle amigdale”, sono stati infatti ritrovati alcuni dei reperti di Homo, ora pubblicati sull’ultimo numero della prestigiosa rivista scientifica Journal of Human Evolution.
Il contributo scientifico si è incentrato su tre reperti: due incisivi trovati a Uadi Aalad e un molare da Mulhuli-Amo. Lo studio comparato della loro struttura ha rivelato un mosaico di caratteristiche primitive, simili a quelle degli esemplari più antichi dell’Africa orientale (ad esempio, uno smalto di medio spessore, come quella che si trova in Neanderthal), ma anche caratteristiche peculiari, sia a livello della dentina che della cavità pulpare. L’analisi attraverso la risonanza magnetica di uno degli incisivi ha eccezionalmente permesso di visualizzare i micro marcatori periodici dello sviluppo della dentina (linee di Andresen): è stato così possibile stimare il tasso di formazione delle radici di Homo a un milione di anni che sembra coerente con quello della umanità moderna. Questa scoperta dimostra che un modello di accrescimento dentale simile a quello dell’umanità di tipo moderno si era già prodotto intorno ad un milione di anni fa quando il sapiens non era ancora presente.
L’analisi delle caratteristiche strutturali e di sviluppo dei tre denti è stata condotta attraverso immagini ad alta risoluzione, presso il Laboratorio di risonanza magnetica nucleare del dipartimento di Fisica della Sapienza, e presso il Sincrotrone Elettra ed il Laboratorio multidisciplinare del Centro internazionale di Fisica teorica (ICTP) di Trieste. Questi importanti risultati aprono nuove prospettive nello studio dell’evoluzione umana nel Pleistocene inferiore: se i fossili africani ad oggi disponibili per questo periodo sono ancora molto rari, la prossima campagna di scavi paleoantropologici nella Dancalia Eritrea, prevista per la fine del 2014, potrebbe fornire ulteriori prove sulle relazioni evolutive tra Homo ergaster e Homo heidelbergensis, l’antenato della moderna umanità.
Le ricerche, coordinate da Alfredo Coppa del dipartimento di Scienze ambientali della Sapienza, e condotto da ricercatori delle Università di Barcellona, Bologna, Cambridge, Cosenza, Ferrara, Firenze, Kansas, Padova, Poitiers, Tarragona, Torino, York e del Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini di Roma, del Northern Red Sea Regional Museum di Massawa, del National Museum of Eritrea di Asmara, del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, del Multidisciplinary Laboratory, The ‘Abdus Salam’ International Centre for Theoretical Physics di Trieste, del Sincrotrone Elettra di Trieste, sono state rese possibile grazie al supporto del Governo Eritreo e grazie ai finanziamenti del progetto PRIN del Ministero della ricerca scientifica, di quelli per le missioni archeologiche del Ministero per gli Affari Esteri, dei progetti Grandi Scavi e Awards dell’Università Sapienza di Roma, oltre alla sponsorizzazione del Gruppo Piccini di Perugia.
Info:
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