Nelle nuove stanze delle meraviglie gli affreschi per le vacanze dei Romani
Il celebre edificio ercolanese si erge su almeno due livelli di architettura residenziale
Un cumulo di armi decora una parete, con vividi affreschi. La volta a botte chiude un ambiente, nella costruzione che regge Villa dei Papiri ad Ercolano. E’ una delle scoperte che recenti studi hanno fatto conoscere, dopo che gli scavi del secolo scorso avevano fatto emergere nuovi settori dell’antica città.
Solamente gli studiosi ne erano informati: anche se una fortunata mostra, svoltasi nel Museo Archeologico di Napoli nel 2008, e periodiche aperture di quel settore avevano permesso un primo assaggio delle novità.
La novità principale rispetto a quanto avevano indiziato gli scavi sotterranei del ‘700 consiste nella scoperta che la Villa, costruita intorno al 40 avanti Cristo, si ergeva da una potente costruzione in opera cementizia, nella quale erano stati ricavati almeno due livelli di vani residenziali.
Dal livello inferiore probabilmente si estendeva un passaggio per raggiungere una «terrazza» posta a livello di poco superiore a quello della spiaggia, posta in collegamento per mezzo di una scalinata.
La «terrazza» comprendeva un ricco padiglione, pavimentato con marmi di vari colori, e decorato con sculture in marmo, che ancora conservano resti delle originali coloriture utilizzate per sottolineare le decorazioni delle vesti e i particolari del viso. Ad una Amazzone faceva pendant una figura femminile, rivisitazione di epoca romana del tipo noto come «Hera Borghese», databile al IV secolo avanti Cristo.
Queste due superbe statue si aggiungono al centinaio di altri esemplari, in marmo ma anche in bronzo, che lo svizzero Carlo Weber ricuperò dall’oscurità dei secoli, facendone uno dei vanti del museo Ercolanese di Portici e, poi, del Museo di Napoli.
La villa acquista, grazie alla pubblicazione avvenuta nella nuova rivista «Vesuviana» alla quale si affianca un rapporto pubblicato nella benemerita rivista «Cronache Ercolanesi», un suo posto nella bibliografia archeologica: dalla quale gli studiosi traggono le informazioni necessarie all’avanzamento della ricerca. E dai lavori scientifici le persone colte, ma non specializzate, apprendono quanto di nuovo si è scoperto ed illustrato nel campo dell’antichità.
Di certo, il percorso che compie un’informazione dallo scrittoio di un archeologo alla più diffusa conoscenza è lungo, tortuoso e non si è mai sicuri che la notizia divenuta di comune coscienza sia ancora perfettamente coerente a quella proposta all’inizio. Da una tale incertezza si renderebbe anche assolutamente necessario che turisti e visitatori fossero accompagnati, durante le loro visite nei musei e nelle aree archeologiche, da personale esperto: e non da scaltriti «ciceroni» i quali, speculando sulla non specializzazione dei visitatori, li intrattengono con vecchie storielle e luoghi comuni.
Quanto ora si sa della Villa dei Papiri permette di considerarla come un importante esempio di quell’architettura per residenze di lusso, di proprietà di illustri personaggi storici della seconda metà del I secolo avanti Cristo, come ad esempio Cicerone, i quali scelsero le rive del golfo di Napoli per fissare la propria residenza estiva, in ci seguendo il pi antico esempio a noi noto, quello di Cornelia, la madre dei due fratelli Gracchi, e poi del dittatore Silla. E gli imperatori, da Augusto e Tiberio, a Capri, e poi a Baia fecero di questa regione una seconda capitale estiva. Un tale insieme di splendide architetture, che continua con gli esempi di Stabiae, a Castellammare, di Vico Equense, di Sorrento, di Massalubrense rendeva la costa del Golfo «simile ad un’unica città», come la descrive Strabone sul finire del secolo.
Una così straordinaria quantità di testimonianze architettoniche non è, oggi, protetta in maniera adeguata: sia il disordine edilizio che caratterizza troppi angoli della costa sia gli scoscendimenti del terreno hanno comportato distruzioni e mutilazioni. Le quali rimangono, una volta accadute, irreparabili: così da impoverire sempre di più il nostro patrimonio culturale, a discutibile vantaggio di nuove costruzioni, che aumentano le difficoltà di vivere, e consumano l’ambiente involgarendo il paesaggio. Dobbiamo essere grati agli archeologi che hanno studiato e pubblicato le nuove scoperte della Villa dei Papiri: così che di queste si conserverà al meno la memoria.
Il celebre edificio ercolanese si erge su almeno due livelli di architettura residenziale
Un cumulo di armi decora una parete, con vividi affreschi. La volta a botte chiude un ambiente, nella costruzione che regge Villa dei Papiri ad Ercolano. E’ una delle scoperte che recenti studi hanno fatto conoscere, dopo che gli scavi del secolo scorso avevano fatto emergere nuovi settori dell’antica città.
Solamente gli studiosi ne erano informati: anche se una fortunata mostra, svoltasi nel Museo Archeologico di Napoli nel 2008, e periodiche aperture di quel settore avevano permesso un primo assaggio delle novità.
La novità principale rispetto a quanto avevano indiziato gli scavi sotterranei del ‘700 consiste nella scoperta che la Villa, costruita intorno al 40 avanti Cristo, si ergeva da una potente costruzione in opera cementizia, nella quale erano stati ricavati almeno due livelli di vani residenziali.
Dal livello inferiore probabilmente si estendeva un passaggio per raggiungere una «terrazza» posta a livello di poco superiore a quello della spiaggia, posta in collegamento per mezzo di una scalinata.
La «terrazza» comprendeva un ricco padiglione, pavimentato con marmi di vari colori, e decorato con sculture in marmo, che ancora conservano resti delle originali coloriture utilizzate per sottolineare le decorazioni delle vesti e i particolari del viso. Ad una Amazzone faceva pendant una figura femminile, rivisitazione di epoca romana del tipo noto come «Hera Borghese», databile al IV secolo avanti Cristo.
Queste due superbe statue si aggiungono al centinaio di altri esemplari, in marmo ma anche in bronzo, che lo svizzero Carlo Weber ricuperò dall’oscurità dei secoli, facendone uno dei vanti del museo Ercolanese di Portici e, poi, del Museo di Napoli.
La villa acquista, grazie alla pubblicazione avvenuta nella nuova rivista «Vesuviana» alla quale si affianca un rapporto pubblicato nella benemerita rivista «Cronache Ercolanesi», un suo posto nella bibliografia archeologica: dalla quale gli studiosi traggono le informazioni necessarie all’avanzamento della ricerca. E dai lavori scientifici le persone colte, ma non specializzate, apprendono quanto di nuovo si è scoperto ed illustrato nel campo dell’antichità.
Di certo, il percorso che compie un’informazione dallo scrittoio di un archeologo alla più diffusa conoscenza è lungo, tortuoso e non si è mai sicuri che la notizia divenuta di comune coscienza sia ancora perfettamente coerente a quella proposta all’inizio. Da una tale incertezza si renderebbe anche assolutamente necessario che turisti e visitatori fossero accompagnati, durante le loro visite nei musei e nelle aree archeologiche, da personale esperto: e non da scaltriti «ciceroni» i quali, speculando sulla non specializzazione dei visitatori, li intrattengono con vecchie storielle e luoghi comuni.
Quanto ora si sa della Villa dei Papiri permette di considerarla come un importante esempio di quell’architettura per residenze di lusso, di proprietà di illustri personaggi storici della seconda metà del I secolo avanti Cristo, come ad esempio Cicerone, i quali scelsero le rive del golfo di Napoli per fissare la propria residenza estiva, in ci seguendo il pi antico esempio a noi noto, quello di Cornelia, la madre dei due fratelli Gracchi, e poi del dittatore Silla. E gli imperatori, da Augusto e Tiberio, a Capri, e poi a Baia fecero di questa regione una seconda capitale estiva. Un tale insieme di splendide architetture, che continua con gli esempi di Stabiae, a Castellammare, di Vico Equense, di Sorrento, di Massalubrense rendeva la costa del Golfo «simile ad un’unica città», come la descrive Strabone sul finire del secolo.
Una così straordinaria quantità di testimonianze architettoniche non è, oggi, protetta in maniera adeguata: sia il disordine edilizio che caratterizza troppi angoli della costa sia gli scoscendimenti del terreno hanno comportato distruzioni e mutilazioni. Le quali rimangono, una volta accadute, irreparabili: così da impoverire sempre di più il nostro patrimonio culturale, a discutibile vantaggio di nuove costruzioni, che aumentano le difficoltà di vivere, e consumano l’ambiente involgarendo il paesaggio. Dobbiamo essere grati agli archeologi che hanno studiato e pubblicato le nuove scoperte della Villa dei Papiri: così che di queste si conserverà al meno la memoria.
Autore: Pietro Giovanni Guzzo
Fonte: Il Mattino, 30/1/2010.