Nel 79 d.C., l’eruzione del Vesuvio distrusse l’insediamento romano di Ercolano. Una parte della popolazione riuscì a fuggire, ma molti morirono nel tentativo. Centinaia di uomini, donne e bambini cercarono rifugio nelle rimesse per le barche lungo la riva, ma una nuvola di gas rovente e cenere li uccise all’istante. Negli ultimi anni, gli scavi nel sito hanno riportato alla luce i resti di 340 individui.
Ora, un gruppo di ricerca internazionale ha studiato con un dettaglio senza precedenti le abitudini alimentari di alcuni di quegli individui. Utilizzando l’analisi chimica e fisica combinata con la modellazione statistica, il gruppo ha esaminato il collagene (una proteina che tiene insieme il tessuto osseo) di 6 scheletri femminili e 11 maschili.
Alcuni elementi chimici si presentano in natura come miscele di diversi isotopi, cioè atomi con lo stesso numero di protoni ma con masse diverse, e l’abbondanza relativa dei diversi isotopi in una molecola fornisce informazioni sull’origine dell’elemento. Gli autori dello studio hanno ricostruito la dieta degli antichi abitanti di Ercolano misurando i rapporti isotopici degli aminoacidi del collagene, che sono principalmente derivati da fonti alimentari, e confrontandoli con quelli dei principali gruppi di alimenti.
“Nel contesto del Mediterraneo siamo stati i primi ad applicare l’analisi isotopica a singoli aminoacidi piuttosto che all’intero collagene, così abbiamo potuto discriminare tra il consumo di cereali, prodotti animali e pesce”, dice Silvia Soncin, dottoranda al Dipartimento di Archeologia dell’Università di York, prima autrice dello studio su Science Advances1.
“Abbiamo usato un nuovo modello statistico che incorpora conoscenze precedenti sul metabolismo degli aminoacidi e informazioni prese dall’ambiente”, spiega Luciano Fattore, dottorando presso il Dipartimento di Biologia Ambientale, Sapienza Università di Roma, coautore dello studio. “I rapporti isotopici dei gruppi alimentari che abbiamo usato come termini di confronto provengono da campioni archeologici di resti alimentari raccolti nella zona”.
L’analisi del collagene ha portato a conclusioni inattese sul modello alimentare nell’antica Ercolano. Il consumo di cereali era più basso, e il consumo di pesce più alto, rispetto alla tipica dieta mediterranea come definita negli anni ’60 del secolo scorso. Inoltre, vi sono differenze significative tra maschi e femmine: gli uomini mangiavano più pesce rispetto alle donne, che invece ricavavano le proteine per lo più da carne, uova e latticini.
“Il consumo relativamente basso di cereali può significare che il cosiddetto modello alimentare mediterraneo è stato adottato più recentemente di quanto si pensasse”, nota Mattia Pietro Balbo, ricercatore presso il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino, non coinvolto nello studio. “D’altra parte, Ercolano non era il tipico insediamento romano del primo secolo”, aggiunge. “Era una città costiera ricca e densamente urbanizzata, con abitudini alimentari diverse dal resto dell’Impero”.
A proposito del divario alimentare tra i sessi, Balbo aggiunge che il pesce era un articolo di lusso, e si può supporre che gli uomini vi avessero accesso per il loro status sociale più elevato. “O, forse, quegli scheletri maschili erano di pescatori, abituati a mangiare scarti di pesce, mentre le donne vivevano e lavoravano all’interno delle case, mangiando prodotti della terra”, dice.
Autore: Maria Cristina Valsecchi
Fonte: www.nature.com, 6 set 2021