Un’équipe congiunta di studiosi dell’Osservatorio Vesuviano, dell’Università Federico II di Napoli e della Clinical School di Cambridge hanno stabilito che gli abitanti di Ercolano sorpresi dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. non morirono asfissiati o sepolti dalla cenere ma a causa dell’enorme ondata di calore che raggiunse i 500 °C. Lo studio è stato condotto sui resti di 80 persone trovate nei fornìci (ricoveri per barche scavati nella scogliera), dove avevano cercato scampo alla pioggia di lapilli. In sostanza tessuti e muscoli furono istantaneamente vaporizzati dal calore mentre la cenere, riempiendo le grotte, fermò gli scheletri nell’esatta posizione della morte. Effettivamente le ossa lunghe e i denti presentano tracce di bruciature; alcuni crani sono esplosi; mani e piedi sono contratti (tipica reazione del corpo umano al calore estremo). Per Pompei invece sembra essere ancora valida l’ipotesi della morte per asfissia, come dimostrerebbero gli atteggiamenti di difesa riscontrabili nelle posizioni degli scheletri, o i corpi rimasti interi.
Fonte: Airone
Autore: Cristiana Battiston
Cronologia: Arch. Romana
ERCOLANO: GLI ABITANTI MORTI PER IL CALORE
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