E’ stata annunciata la scoperta di 16 tombe del Periodo Tardo nella necropoli dell’antica città di Ermopoli, situata nel governatorato di Minya, nel Medio Egitto.
La scoperta è avvenuta in una zona riservata alla sepoltura delle famiglie dei sacerdoti del dio Thot durante la XXVI dinastia (672-525 a.C.), precisamente nell’area di el-Ghoreifa, e, come ha sottolineato il Ministro delle Antichità dott. Khaled el-Anani, si tratta della prima scoperta del 2020.
Quest’area non è nuova a questo tipo di ritrovamenti, infatti in questi ultimi tre anni Tuna el-Gebel è stata spesso protagonista con i tesori che le sue “sabbie” ha rilasciato (leggi qui per la scoperta di una cachette con 17 mummie del 2017 e qui per quella del 2019 dove vennero trovate oltre 40 mummie).
Quest’ultima stagione archeologica guidata dal dott. Mustafa Waziri, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha portato alla luce una serie di pozzi funerari le cui inumazioni, molto simili alle precedenti sia per il tipo di sepoltura che nel corredo, erano destinate ai sommi sacerdoti del dio Thot e agli alti funzionari del XV nomo dell’Alto Egitto.
Le 16 tombe contengono circa 20 sarcofagi di varie forme e dimensioni, alcuni dei quali decorati con i nomi e i titoli dei loro proprietari. Tra questi si contano cinque sarcofagi antropoidi in calcare con incisi testi geroglifici e cinque bare di legno ben conservate.
Le sepolture contenevano più di 10.000 ushabti in faiance blu e verde, la maggior parte dei quali reca incisioni con i titoli del defunto; più di 700 amuleti realizzati in oro e pietre semi-preziose in varie forme e dimensioni; maschere funerarie e piccoli gioielli. Centinaia sono gli oggetti in ceramica riposti a corredo delle inumazioni e molti gli strumenti lasciati dagli antichi addetti alle sepolture (come strumenti per tagliare la pietra e spostare i sarcofagi, martelli in legno e cestini realizzati con fronde di palma).
La scoperta include anche otto gruppi completi di vasi canopi in pietra calcarea con iscrizioni che mostrano i titoli dei loro proprietari; uno di loro portava il titolo di cantante del dio Thoth. Sono stati rinvenuti anche due set di quattro vasi canopici di alabastro destinati rispettivamente ad una donna e un uomo.
Waziri afferma che uno dei sarcofagi di pietra appartiene al figlio di Psammetico I (faraone della XXVI dinastia deceduto nel 610 a.C.), il quale, tra i tanti titoli riportati, si fregiò essere “capo del tesoro reale” e “sacerdote di Osiride e Nut”.
Un altro sarcofago doveva appartenere ad un tesoriere reale di nome Horus: qui è raffigurata la dea Nut che con le sue ali spiegate protegge il defunto e sono presenti iscrizioni con i diversi titoli del suo proprietario. Ce n’è un altro che con tre linee verticali di iscrizioni geroglifiche ci fa sapere che apparteneva ad una persona di nome Epy ed elenca i suoi titoli.
C’è anche il sarcofago in calcare traslucido di un certo Djehuty Iuf ankh, considerato uno dei sarcofagi più importanti scoperti durante questa campagna di scavo per i titoli che riporta incisi sul coperchio: “tesoriere reale”, “portatore di sigilli del Basso Egitto” e “unico compagno del re”. Il quinto sarcofago in pietra presenta iscrizioni geroglifiche che elencano le varie cariche di cui era ricoperto il defunto, tra le più importanti figura quella di “assistente”.
Considerando anche le precedenti scoperte di cui vi ho accennato prima, il dott. Anany ritiene che ora Minya è pronta per essere inserita come meta turistica da non saltare sulla mappa dei siti archeologici più illustri della terra bagnata dal Nilo, anche se posso affermare che la necropoli di Tuna el-Gebel è sempre stata uno dei siti archeologici più importanti dell’antico Egitto.
Autore: Tiziana Giuliani.
Fonte: www.mediterraneoantico.it, 31 gen 2020