È evidentemente un periodo favorevole per i ritrovamenti eccezionali. In Italia le ultime scoperte archeologiche di rilievo conducono innanzitutto nell’Etruria antica di San Casciano dei Bagni, che l’autunno scorso ha stupito il mondo con il rinvenimento di oltre venti statuette in bronzo in perfetto stato di conservazione (oltre a un corredo di monete, ex voto e altri oggetti legati all’attività del santuario presente nell’area nel periodo di transizione tra la civiltà etrusca e la conquista romana).
Ma più di recente, anche Roma ha concentrato su di sé l’attenzione della comunità archeologica internazionale: nell’area del Parco Scott, a propria volta ricompresa nel territorio del Parco Archeologico dell’Appia Antica, il sottosuolo ha restituito, in una circostanza quasi fortuita, una statua marmorea a grandezza naturale raffigurante un uomo in veste di Ercole.
Ma gli ultimi mesi hanno riservato altre sorprese, dalla scoperta di una villa romana con mosaico a Perugia al rinvenimento di nuove sezioni delle grandi Terme Romane di Aquileia; per non parlare delle scoperte più o meno eclatanti che ormai con cadenza ravvicinata accendono i riflettori sull’antica città di Pompei.
Intanto, in Egitto, l’attività di scavo nell’area della piramide a gradoni di Djoser, nella necropoli patrimonio Unesco di Saqqara – una trentina di chilometri a sud del Cairo – ha portato un team di archeologi guidato dal professor Zahi Hawass, ex ministro per le Antichità in Egitto, a disseppellire una mummia che le prime ipotesi farebbero ritenere la più antica mai scoperta finora. Rinvenuta a quindici metri di profondità, la mummia è stata individuata all’interno di una tomba appartenente a un gruppo di sepolture risalenti alla quinta e sesta dinastia (siamo nel periodo compreso tra il 2.465 e il 2.152 a.C.); custodita in un sarcofago di calcare sigillato con malta, la mummia, decorata con foglie d’oro, ha anche un nome – Hekashepes – e risalirebbe a 4.300 anni fa. E anche il suo ottimo stato di conservazione avrebbe dell’eccezionale a confronto con i precedenti ritrovamenti egiziani.
Di certo, il corpo mummificato di Hekashepes attribuisce un valore straordinario a una campagna archeologica già di per sé importante per il complesso di tombe – quattro in totale – svelato dagli scavi, dalla sepoltura di Khnumdjedef, ispettore dei funzionari, supervisore dei nobili e sacerdote vissuto durante il regno di Unas, ultimo faraone della V dinastia, a quella di Meri, assistente del gran condottiero del palazzo e “custode di segreti”.
Un’altra delle tombe, invece, doveva ospitare un giudice di nome Fetek. I manufatti recano ancora decorazioni murali – come le scene di vita quotidiana che ornano alcune pareti – e hanno conservato un cospicuo corredo di vasi e statue di grandi dimensioni, tra cui un gruppo raffigurante un uomo con sua moglie e diversi servitori. Pur non appartenendo a faraoni, dunque, le sepolture sarebbero riconducibili a persone di una certa importanza nella scala sociale dell’epoca.
A tal proposito, uno degli archeologi del team al lavoro sottolinea come il valore della scoperta sia anche da attribuire alla possibilità di “collegare la vita dei faraoni con quella delle persone che gli stavano intorno”. Non è la prima volta che la necropoli di Saqqara garantisce scoperte eccezionali: al 2020 risale il ritrovamento di venti sarcofagi dipinti databili a 2500 anni fa. Mentre proprio in concomitanza con il rinvenimento della mummia di Hekashepes, un altro team di archeologi basato a Luxor ha annunciato la scoperta di un’intera città residenziale di epoca romana, fondata tra il III e il II secolo a.C.
C’è da scommettere che le ultime novità dal fronte egiziano non faranno che aumentare le aspettative per l’inaugurazione del Grand Egyptian Museum, prevista entro l’anno.
Autore: Livia Montagnoli
Fonte: www.artribune.com, 27 gen 2023