Smentita la notizia del ritrovamento da parte di una archeologa inglese sicura di aver individuato la regina moglie del faraone eretico.
Smentita la scoperta di un gruppo di archeologi britannici. Faceva parte di un gruppo di reperti portati alla luce nel 1898
Gli indizi erano una parrucca conservata in una teca al museo del Cairo e il doppio piercing a un orecchio. Ma addosso alla mummia riportata alla luce per la seconda volta in più di un secolo c’erano altri segni della leggendaria bellezza di Nefertiti: il lungo e delicato naso, quasi senza soluzione di continuità rispetto alla fronte, la mascella quadrata ed elegante e il collo slanciato.
Un’equipe di archeologi inglesi è convinta di avere finalmente identificato la stupenda regina che governò l’Egitto tra il 1372 e il 1350 a.C. accanto al marito, il faraone monoteista Akhenaton. La cosa più straordinaria è che la mummia era stata esaminata almeno un paio di volte dagli studiosi sin dall’epoca del suo ritrovamento, nel 1898, nella tomba KV35 della Valle dei Re, e quindi murata nuovamente nella sua cella.
Ma una giovane egittologa dell’Università di York, Joanne Fletcher, nel corso di 12 anni di studi, si è fermamente persuasa che si trattasse di Nefertiti e lo scorso febbraio ha finalmente ottenuto dalle autorità egiziane il permesso di forare il muro della camera funeraria al di là del quale si trovava il corpo. Nessuno, nella spedizione che è stata raccontata in esclusiva dal Sunday Times, aveva avuto il permesso di fiatare sull’identità della “Regina X”, che aveva suscitato il febbrile interesse degli studiosi. Anche la troupe di una ditta cinematografica, la Atlantic Productions, che si trovava al seguito degli archeologi e di un’esperta del museo del Cairo per filmare l’ingresso nella cella per un documentario che andrà in onda quest’anno sul Discovery Channel, non sapeva che si sarebbe ritrovata al cospetto di Nefertiti. La mummia era nuda, con una guancia e il torace sfondato dai profanatori che avevano preceduto gli archeologi di fine Ottocento, ma l’arcata ampia delle palpebre e la linea del naso, di cui colpisce la tuttora graziosissima punta, conservano una somiglianza impressionante con il celebre busto di Nefertiti esposto al museo di Berlino.
Se hanno ragione gli studiosi inglesi, una delle più famose bellezze della storia giaceva là, in una cella adiacente a quella contenente il sarcofago del faraone Amenhotep II, accanto ad altre due mummie identificate come la regina Tiy, suocera di Nefertiti e leggendaria bellezza dell’antichità, e il di lei figlio Tutmosi. Mentre il corpo di Tiy, connotato come “la donna più anziana” dai primi scopritori della tomba, si distingue per una straordinaria chioma di ricciuti capelli rossi, il corpo sulla destra era stato genericamente classificato come “la donna più giovane”. Anzi, nel 1898, monsieur Loret, direttore generale del dipartimento di antichità al Cairo, aveva frettolosamente catalogato la mummia come appartenente a un uomo, forse grazie al fatto che il cranio era rasato, ma aveva notato che per terra c’era “una parrucca” color castano scuro. Qualche anno più tardi, nel 1907, poco prima che il muro della cella fosse nuovamente sigillato, l’australiano Grafton Elliott Smith aveva fotografato la mummia e aveva annotato che invece si trattava di una donna. Misteriosamente, il braccio destro della mummia era mancante, ma i resoconti dell’epoca lo descrivono come giacente al suolo e “flesso all’altezza del gomito, e con le dita piegate”.
La dottoressa Fletcher, 37 anni, è specializzata in paleotricologia e ha seguito gli indizi lasciati dalla parrucca fin dal giorno in cui andò a scovarla in una teca quasi dimenticata al museo del Cairo. Immediatamente la studiosa attribuì la tecnica della manifattura alla diciottesima dinastia, e cioé al regno dell’eretico faraone Akhenaton, che aveva abbandonato il monoteismo in favore del culto del sole e che abbandonò Tebe per spostare il centro del potere ad Amarna. “Era uno stile straordinario, tipico delle donne di Amarna”, spiega la dottoressa Fletcher al Sunday Times. “Era come un caschetto alla Mary Quant, che scendeva in ciocche appuntite fino alle spalle”.
La sua teoria si è formata grazie alla compresenza di altre due prove. La prima: i due fori documentati nel lobo sinistro dell’orecchio della mummia erano un vezzo particolare di Nefertiti. La seconda: il braccio mancante. Se questo era davvero piegato all’altezza del gomito, e con le dita ripiegate come per tener stretto uno scettro, era segno che la mummia apparteneva senz’ombra di dubbio a una regina. Dopo aver verificato le credenziali di tutte le donne di discendenza regale del periodo di Amarna, la Fletcher ha ridotto la lista delle possibili candidate a due: Nefertiti e una delle sue figlie: “Erano le uniche due di cui si sapesse che avevano un doppio piercing”. La studiosa è anche convinta che Nefertiti abbia condiviso il potere con il marito e che gli sia addirittura succeduta al trono.
Si attendono i risultati delle radiografie e delle perizie sulla “Regina X”. Se confermeranno che si tratta di Nefertiti, nel mondo potrà di nuovo riecheggiare il significato del suo nome: “Una bellissima donna è arrivata”.
(Purtroppo di questa mattina la smentita, i dettagli sono però pochissimi e si attendono ulteriori analisi ndr)
Fonte: http://www.egittologia.net 07/07/03
Autore: Redazione
Cronologia: Egittologia
Link: http://www.egittologia.net