Se le altre indagini in corso su quella mummia di donna scoperta quasi un secolo fa in una camera secondaria della tomba di Amen-hetep daranno i risultati sperati, allora il team di archeologi inglesi dell’Università di York potrà annunciare di avere effettuato la più grande scoperta d’archeologia egiziana: il ritrovamento dei resti della regina Nefertiti, dopo la scoperta di Howard Carter e Lord Carnavon che nel 1922 ritrovarono tomba e mummia di Tutankhamen, appunto figliastro di Nefertiti.
Dopo 12 anni di ricerche, studiando i frammenti di una parrucca ed i buchi degli orecchini, una equipe britannica ha infatti scoperto la mummia di Nefertiti, la matrigna di Tutankhamon, conservata per millenni in una cella nascosta della tomba del re Amenote II. Per adesso Joann Fletcher, coordinatrice della ricerca, preferisce non sbilanciarsi ma se i prossimi accertamenti confermeranno la sua intuizione, si tratterebbe della più grande scoperta archeologica dal 1922.
La rivelazione è stata possibile grazie alla collaborazione delle autorità egiziane che dopo 3.500 anni hanno consentito che le tre mummie custodite nella stanza nascosta venissero studiate. Della regina, sposa di Amenofi IV, poi diventato per una sorta di scisma religiosa Akh-en-aton (il sostenitore di Aton, disco solare e ragione di vita per gli uomini), si scoprì la testa in calcare dipinto, il 6 dicembre del 1912, nella bottega dello scultore Thutmosis, nella città di Amarna. Quegli scavi, allora, furono condotti dal tedesco Ludwig Borchardt e appunto permisero di squarciare il velo sulle fattezze di una delle più grandi regine del periodo faraonico. I resti della donna, dal collo di cigno e con un profilo che rasenta la perfezione, erano rimasti, accanto a quelli di altri due individui di sesso femminile, per oltre tre millenni (Amenofi salì al trono nel 1375 a.C.) sigillati in una cella ed in avanzato stato di decomposizione nella tomba di Amenofi.
Quest’ultima venne intercettata da un’equipe francese nel 1898 durante una campagna di scavi nella Valle dei Re. Ad attirare l’attenzione del gruppo inglese, che stava esaminando i resti da più di un decennio, è stata la posizione del braccio della donna, piegato in un modo consueto solo ai faraoni ed alle regine. E Nefertiti, durante i quattordici anni di regno accanto al marito, fu regina di nome e di fatto. “La bella è arrivata”, significa il suo nome che a lungo ha fatto pensare agli studiosi che si trattasse di una straniera, forse principessa di un potente stato della Mesopotamia, che il faraone Amenofi III, padre di Akhenaton, aveva portato in patria per sposare e mettere così fine alle guerre con il potente popolo degli Ittiti.
Nefertiti, però, andò in sposa ad Amenofi IV e divenne ben presto un punto di forza della vita politica, religiosa ed economica del paese. La donna appare infatti spesso raffigurata durante la distribuzione di doni, dal bancone del palazzo, oppure alla guida del carro, o, ancora nell’atto di colpire il nemico.
Fonte: 47 09/06/2003
Autore: Carlo Avvisati
Cronologia: Egittologia