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DUBROVNIK (Croazia). Gemma adriatica.

dubrovni
Passeggiando tra le strade della splendida città croata, ora Patrimonio dell’Umanità, fra storici palazzi, chiese e monumenti, fino al romantico porto vecchio, che apre al turistico lido e alla verde isola di Lokrum.

Via terra, via mare o in volo, Dubrovnik è a un passo da noi e ci aspetta, da 1.400 anni, con un occhio benevolmente rivolto allo straniero e l’altro sempre pronto a difendere la sua prorompente identità. Non bene pro toto libertas venditur auro, annuncia la porta di Lovrijenac, la fortezza che vigila sulla città da Sud-Ovest. E che la libertà non si venda per tutto l’oro del mondo non sono solo nobili parole ereditate da un passato leggendario: perché i ragusei (gli abitanti della città) la propria autonomia l’hanno sempre difesa a denti stretti, come dimostra anche la storia più recente.

Posta quasi all’estremo Sud della regione dalmata, Dubrovnik è tra le gemme più pregiate di quel tesoro fatto di natura, arte e cultura che è la Croazia, tanto che l’Unesco l’ha definita Patrimonio dell’Umanità.
Racchiusa dalle mura, la città vecchia è un susseguirsi di richiami barocchi che lasciano intravedere la storia più lontana nel tocco gotico, veneziano e romanico. Un borgo, intatto e rigorosamente pedonale, che si fa ammirare nei simboli pubblici dei palazzi storici, delle chiese e dei monumenti, ma che si lascia anche scoprire attraverso i suoi vicoli che aprono le finestre all’intima quotidianità degli abitanti.
Qui l’atmosfera delle residenze signorili si mescola senza soluzione di continuità a quella delle abitazioni comuni, genuinamente pittoresche, con i loro panni stesi e i piccoli orti fioriti.
Uno spettacolo che avrete il privilegio di guardare da due prospettive: quella “orizzontale” delle canoniche passeggiate per le vie, e quella “verticale”, fatta di tetti arancioni, del verde mediterraneo puntellato di tropicale, dell’azzurro di cielo e mare fusi all’orizzonte. Succede percorrendo il perimetro delle mura, lungo quasi due chilometri.

È osservandolo da qui che lo Stradun, denominazione veneziana della Placa, la strada principale, mostra la sua imponenza, lucida per i secoli di passi che anche oggi battono il lastricato. Tante le botteghe al pian terreno di ogni edificio, così come previsto dal piano di ricostruzione dopo il terremoto del 1667 che rase al suolo il borgo; tante come si confà a una città dalla vocazione commerciale, un tempo Repubblica marinara. Percorrendola, fa un certo effetto pensare che una volta lì sotto scorreva l’acqua, un sottile braccio di mare tra Ragusa, fondata nel V secolo sull’isola di Lausa dagli abitanti di Epidaurum (oggi Cavtat) in fuga da Slavi e Avari, e la parte continentale subito a Nord, naturale espansione del centro urbano.

A delimitare il corso cittadino, le piazze che danno il benvenuto una volta varcate le Porte, rivolte rispettivamente ad Est e ad Ovest. La prima, quella della Dogana, è interna al borgo antico ed è preceduta dalla Porta Ploãe, la stessa che dà il nome al quartiere extra moenia, caratterizzato dalle belle ville e dai loro giardini, e costruita a Sud-Est della fortezza Revelin.
L’altra, Pile, è storicamente la Porta principale. Contrassegnata dalla statua del santo patrono, San Biagio, è seguita da un ulteriore varco che si affaccia sulla Piazza Miliãeviç, in cui sfocia il grande Stradun sul versante Ovest. Era il Rettore, il rappresentante della Repubblica, a custodire le chiavi della città dopo la cerimonia diurna dell’apertura e quella notturna della chiusura. Certo è che difficilmente le avrebbe potute perdere, dal momento che durante il suo mandato, quattro anni al massimo, gli era concesso lasciare il palazzo solo in occasioni ufficiali.
In piazza Luïa, e nella citata Miliãeviç, si concentra una notevole ricchezza artistica e architettonica, come la famosa Colonna d’Orlando, statua eretta in onore del cavaliere, il cui avambraccio destro fungeva da misura fissa di lunghezza per i mercanti locali. O come la Torre dell’Orologio, l’edificio della Dogana e la chiesa di San Biagio, tutte opere da gustare un po’ alla volta, tornandoci di tanto in tanto dopo essersi addentrati nelle vie secondarie fino al limite naturale della città: il mare.

Imboccando una qualsiasi traversa dello Stradun, verrete stuzzicati dai profumi delle tavole, quelle dei ristorantini e quelle delle case. Ma prima di cedere alla tentazione di scoprire la cucina locale, in cui il pesce freschissimo regna incontrastato, una passeggiata per i vicoli è d’obbligo.
Tra una scalinata e l’altra, vi imbatterete in un gatto e poi in due, tre, e così via. Onnipresenti, perlustrano pacifici e fieri ogni quartiere, accoccolandosi sulla pietra calda o nel fresco di un giardino. Incastonati nella scenografia urbana, mostrano la fisionomia tipica della popolazione felina delle città di mare, fatta di incroci e contaminazioni di razze: eredità, forse, del tempo in cui a bordo dei mercantili assolvevano al compito di contenere l’offesa nemica dei topi. Non sarà difficile incontrare un gatto anche all’ingresso di una bottega orafa, del piccolo salone zeppo di ricordi di un barbiere storico, e nemmeno davanti alle gallerie d’arte sparse ovunque.

Tradotta in pittura e fotografia, la vena artistica vive e si rigenera tutto l’anno per trasformarsi a luglio e agosto in un unico, grande palcoscenico, quando il Festival estivo prende il via popolando le strade di spettacoli teatrali, musicali e folkloristici.
Un accenno merita il rinomato Festival Julian Rachlin & Friends, in programma quest’anno dal 30 agosto al 12 settembre. Il violinista, folgorato dall’atmosfera suggestiva di Dubrovnik, ha voluto ambientare qui una speciale kermesse di musica da camera alla portata di tutti, di quanti stanno in ascolto seduti in prima fila e di quanti lo fanno accovacciati sugli scalini dell’imponente Palazzo del Rettore, tra i più interessanti esempi dell’architettura laica locale.
Lo stile gotico-rinascimentale si deve al nuovo volto datogli dopo l’incendio del 1435 dal napoletano Onofrio della Cava, lo stesso architetto che aveva progettato l’acquedotto e le due fontane per l’approvvigionamento cittadino. La piccola e la grande Fontana d’Onofrio, ai poli della Placa, servivano rispettivamente il mercato e gli abitanti: solo cristiani, però. Avendo l’acqua una valenza religiosa, ai ragusei di religione ebraica era infatti destinata un’altra fontana, quella giudaica.

Dalla Piazza Luïa il varco che si apre sotto la Torre dell’Orologio vi porterà nel cuore pulsante della Dubrovnik che fu: il porto vecchio, uno dei modi in cui la città offre ai visitatori un singolare affaccio sul mare. Riparato dagli attacchi dei nemici e del vento, dà ancora oggi ospitalità alle barche dei locali e dei diportisti che in questo tratto di Adriatico trovano un vero paradiso, merito dell’attenzione e della cura che i croati dedicano al turismo nautico. Movimentato di giorno, la sera il porticciolo cambia veste, invitando a passeggiate romantiche sul molo e a cene a lume di candela con la sagoma dell’isola di Lokrum che fa da sfondo. Inevitabile ammettere che Dubrovnik sia lo scenario perfetto per una storia d’amore.

Per un aperitivo tra amici, invece, sono imperdibili le location di Buza grande e Buza piccola, oltre le mura. Tra le rocce che si immergono gradualmente, due baretti in armonia con il paesaggio danno ristoro alla sete dei bagnanti. Naturalmente i gatti di Dubrovnik sono anche qui, a godere del sole e delle vostre carezze. Chi preferisce la sabbia può puntare su Banje, il grande lido cittadino, ma seguendo le abitudini e il gusto dei locali si farà convincere dalle acque cristalline e dalle spiagge di Lokrum, collegata con i traghetti da mattina a sera. Dichiarata Riserva Naturale, l’isola non attrae solo gli amanti delle nuotate, ma anche gli appassionati di botanica: in soli 72 ettari, ci sono oltre 400 specie vegetali, tra mediterranee e subtropicali.
Domina l’area un monastero benedettino del XII secolo, sequestrato sotto Napoleone con tanto di cacciata dei monaci residenti che davanti all’offesa subita maledirono l’isola. Si dice che i ragusei amino spendere a Lokrum le ore del giorno ma non quelle della notte…

Se però un giorno desiderate mettere il naso fuori Dubrovnik via terra, a pochi chilometri in direzione Sud incontrerete Cavtat, la vecchia Ragusa, e subito dopo Molunat.
Posto sulla penisola di Rat, Cavtat è un borgo di origine romana. È tra le mete turistiche più conosciute della Croazia, con la lunga passeggiata su cui sfilano calette intime e selvatiche.
Poco distante c’è Molunat, con le sue due facciate: quella turistica, dagli ottimi servizi ricettivi, e quella più “integrale”.
Per appurarlo, vi basterà scoprire la piccola baia nascosta da vegetazione verdissima, riparo per le barche di pescatori per lo più anziani che, parlando con voi, non mancheranno di sfoggiare qualche parola italiana. Imparata a scuola un po’ di tempo fa.

Autore: Chiara Cossu

Fonte: Il Carabiniere, ottobre 2009

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