Nella remota località di Zakotorac, incastonata sulla pittoresca penisola di Sabbioncello-Pelješac, in Dalmazia, una squadra di archeologi ha scatenato un turbine di emozione nell’ambito degli studi storici con una scoperta che aggiunge nozioni e conoscenze sulla colonizzazione greca del Mediterraneo nell’ultimo millennio a.C.
Sabbioncello (in croato Pelješac) è una lunga e stretta penisola della Dalmazia meridionale, nella regione raguseo-narentana, a sud della foce della Narenta. Chiamata Hyllis dai Greci, nel Medioevo era detta Punta o Ratanea (dall’antico nome romano Rhatanae Chersonesus); in un documento della Repubblica di Ragusa del 1334 appare il nome di Sabbioncello.
Le ricerche si stanno svolgendo sulle pendici montuose dell’isola, dove sono stati trovati, in un paesaggio scabro e roccioso, tumuli antichissimi. Tombe in buona parte di gruppo, che uniscono probabilmente membri di una stessa famiglia. La località è discosta e i banchi di pietra del paesaggio e la sua solitudine emanano una forte aura metafisica. Serpenti – che secondo le popolazioni autoctone avevano la funzione di fare la guardia ai defunti – guizzano non lontano dalle mani degli archeologi.
Nelle ore scorse, sotto uno di questi tumuli, gli archeologi hanno trovato un elmo greco-illirico di 2500 anni fa. Le indagini e gli scavi sono iniziati 4 anni fa. Nel corso degli scavi, gli archeologi hanno trovato una vasta gamma di reperti preziosi, dalle spille alle fibule, dalle perle di vetro ai diademi di bronzo. Un altro elmo è stato trovato durante le precedenti stagioni di scavo,. L’individuazione dello strumento bellico di protezione e i corredi indicherebbe l’individuazione di tombe di famiglie cospicue presso la società illirico-greca.
Il processo di recupero di questo reperto straordinario è stato meticoloso e laborioso. Ogni frammento di pietra e terra è stato attentamente documentato e rimosso per preservare intatta ogni traccia della sua storia millenaria. Finalmente, con grande cautela e attenzione, l’elmo è stato estratto dalla sua tomba ancestrale, portando con sé secoli di storia e mistero.
Il Dr. sc. Hrvoje Potrebica, esperto del Dipartimento di Archeologia della Facoltà di Filosofia di Zagabria, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta, evidenziando la presenza di due stili distinti di elmi nello stesso sito, suggerendo una continuità di potere all’interno della comunità locale. Gli elmi, simboli di status e potere, offrono un’istantanea della società e della politica dell’epoca, aprendo una finestra su un passato tanto lontano quanto affascinante.
Nonostante la sua posizione remota, Zakotorac è diventata un punto di riferimento per gli studiosi di tutto il mondo. Esperti stranieri, come i colleghi italiani che si uniranno alla squadra la prossima settimana, portano con sé non solo il loro know-how, ma anche la possibilità di trasformare questa impresa archeologica in un progetto europeo di vasta portata. L’obiettivo è quello di collegare le ricerche e le scoperte lungo entrambe le sponde dell’Adriatico, gettando nuova luce sulla colonizzazione greca e sulle sue implicazioni storiche e culturali.
Gli Illiri, un misterioso popolo della penisola balcanica nord-occidentale, hanno affascinato gli storici con la loro cultura e le loro azioni nell’antichità. Le prime menzioni di questo gruppo risalgono al tardo sesto e all’inizio del quinto secolo a.C., trovando spazio nei frammenti dei testi di autori come Ecateo di Mileto. Descritti come un popolo barbaro, gli Illiri hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia dei Balcani occidentali.
L’origine del loro nome, ricostruito come Hillurio- o antico Hullurio-, suscita dibattiti tra i linguisti, ma alcuni suggeriscono una connessione con l’elemento “d’acqua”, forse derivante dal protoindoeuropeo *ud-lo. Questo collegamento semantico si ritrova anche nel greco antico, dove üllos può significare “pesce” o “piccolo serpente d’acqua”.
Gli autori greci e romani, pur estendendo il nome degli Illiri a tutti i popoli dei Balcani occidentali con usanze simili, li dipinsero come una civiltà selvaggia e feroce. Nonostante i contatti con i Greci, che stabilirono colonie lungo la costa e sulle isole, gli Illiri mantennero la loro reputazione di barbari. Durante la Guerra del Peloponneso, fornirono truppe mercenarie e attaccarono città come Epidauro e la Macedonia, finché Filippo II di Macedonia non pose fine alla loro minaccia conquistando parte dei loro territori.
La pirateria divenne un’attività diffusa tra gli Illiri, soprattutto dopo la fondazione di uno Stato nella parte meridionale della regione, noto come Illiride storica e parte della Dalmazia, sotto il regno di Agrone e della regina Teuta. La loro presenza e le loro azioni hanno segnato profondamente la storia dei Balcani occidentali, contribuendo alla complessa trama delle relazioni tra i popoli antichi di quella regione.
Fonte: www.stilearte.it 17 apr 2024