A Cremona la scoperta archeologica più importante di tutto il Nord Italia.
Gli scavi che stanno interessando la città di Cremona, situata sulla riva del Po, famosa per il Torrazzo, la più alta, in Europa, torre campanile costruita a mano, diventano sempre più interessanti. Il continuo scavare ha riportato alla luce un evento, narrato da Tacito nel libro “Le Storie” (Le Storie, III, 33), che ora tramuta da racconto-leggenda a evento storico. Vespasiano, nel 69 d.C., mise a ferro e fuoco la città. Al suo comando circa 40 mila soldati colpirono pesantemente la colonia latina fondata nel 218 a.C.
“Quarantamila armati fanno irruzione in città; ancora più grande il numero dei vivandieri e degli inservienti, gente di più depravata ferocia … Disprezzate le ricchezze a portata di mano, preferiscono con la tortura e la frusta strappare il segreto ai padroni, dissotterrare tesori nascosti. Torce in pugno, si divertono dopo il saccheggio a gettarle dentro le case vuote, nei templi spogliati … Quattro giorni durò l’agonia di Cremona. Alla fine, mentre ovunque edifici sacri e profani rovinavano tra le fiamme, il solo a salvarsi fu il tempio di Mefite …” (Tacito, Le Storie, III, 33).
Superato gli strati di epoche recenti, le cantine post-medioevali, che avevano già eliminato gli strati medioevali ed altomedioevali, ci si è trovati catapultati direttamente all’età romana. Poco si salvò dal “barbaro” passaggio degli uomini di Vespasiano. Sono rimaste solo le tracce dei muri degli edifici, anfore, pozzi, mosaici e vari oggetti.
Le strutture (muri) si riconoscono dalle trincee di asportazione, poiché era uso diffuso cavare i mattoni degli edifici non più in uso per riutilizzarli nella costruzione di nuovi.
Ma anche le truppe di Vespasiano, durante la guerra civile, scavarono delle buche poi riempite con le macerie delle distruzioni.
Tra i principali ritrovamenti, un deposito di macerie delle distruzioni della guerra civile del 69 d.C., portate da più punti della città nel momento della ricostruzione.
Le buche, le macerie e i depositi, oggi, aiutano chi è al lavoro per datare ogni singolo ritrovamento. Tutto quello che sta sopra queste buche è databile dopo il 69, tutto quello che c’è sotto, prima.
Questo colpo di fortuna permette, infatti, una datazione precisa dei reperti, scongiurando, di fatto, ritrovamenti simultanei di oggetti di epoche diverse.
Una coperta, l’aver riempito le buche, che ha diviso oggetti e epoche. Ma questa scoperta ha avuto il suo inizio oltre venti anni fa.
Il primo scavo esplorativo è del 1983. Alla luce l’edificio più grande. Nel 2002, con altri due scavi, è stata trovata un’abitazione e una cisterna.
Proprio la cisterna è un elemento molto importante. La presenza, infatti, è sintomo di sviluppo urbano. Cremona aveva bisogno di molta acqua, per uso domestico e ludico (fontane).
Con la definitiva riapertura del cantiere archeologico, domani parcheggio per il centro cittadino, i reperti si sono moltiplicati. Si è scoperta una zona di valore della città. Si pensa, ma è molto probabile, che il proprietario dell’area sia stato molto ricco.
I reperti, almeno, raccontano quanto segue: una fontana con conchiglie di mare, frammenti di vetro con parti colorate in blu egizio; colonnato in pietra di Vicenza; una gamba di tavolo in rosso, fatto con pietra della Tunisia e costruito a Roma; elementi decorativi per giardini e esterni, come pietre invetriate; frammenti di pavimenti sia a mosaico che di cocciopesto a tessere sparse; frammenti di affreschi, di maestranze centro-italiche.
Nella cisterna, ritrovati affreschi con decorazioni a finto marmo, foglie di alloro, ghirlande a motivi floreali etc.
Tra i reperti di lusso, inoltre, una serie di frammenti di vetri a mosaico, coppe costolate e coppe soffiate, a stampo, con scene di gladiatori (coppa di tipo murrina).
Un ciondolo a bauletto, di alta lavorazione, di proprietà di una probabile ricca signora. Tra gli elementi di mobilio, un’applique, decorazione di un letto, raffigurante un fenicottero.
Trovati frammenti ceramici provenienti da luoghi lontani. Per esempio, un piatto a vernice nera, prodotta ad Arezzo, che era stato restaurato in antico con una grappa in piombo e una coppa in ceramica megarese, databile tra il II e inizio del I sec. a.C., importata dall’Asia Minore.
Sono state ritrovate pedine da gioco in vetro blu, per un gioco simile alla dama.
Sono emersi scarti di ossa animali in vari stadi di lavorazione. Fra i pezzi in osso, ritrovato anche un ago da cucito e uno stilo per scrivere sulla cera.
Autore: Edmondo Bianchi
Cronologia: Arch. Romana