“Lavorare stanca”, spiegava Cesare Pavese; ma assai spesso, potrebbero certificare gli archeologi di Cortona, regala anche ottime sorprese: nei sotterranei del duecentesco Palazzo Casali, fulcro della vita comunale, mentre si stava allestendo il Museo della città che verrà presentato e inaugurato a completamento di quello dell’Accademia Etrusca, è saltato fuori un nuovo, imponente tratto di mura etrusche. E nella maggiore necropoli etrusca della città, durante le opere per deviare il piccolo rio Loreto e rendere così un po’ meglio visibile l’imponente tumulo detto “Melone II del Sodo”, con la sua monumentale piattaforma-altare coronata da motivi a piccole palme di netta derivazione jonica, cui si accede da una gradinata (abbastanza unica) decorata da rilievi e gruppi scultorei, è stata compiuta un’importante scoperta, ancora tenuta riservata e che sarà svelata proprio oggi, durante la presentazione del museo.
E’ stata infatti ritrovata una necropoli dell’inizio del VII secolo, “un periodo a cavallo tra l’età del ferro e quella orientalizzante, finora assai poco documentato in loco” , spiega Giuseppe Proietti, che è archeologo e dirige il dipartimento del Ministero dei Beni culturali per la Ricerca e l’innovazione.
La necropoli è composta di due zone distinte; una presenta diverse tombe, mai violate, con importanti corredi composti da oggetti d’uso quotidiano (quindi, non monili o gioielli, come quelli ritrovati nel tumulo del Sodo, 1991, posteriore nel tempo di almeno mezzo secolo); dall’altra zona emerge invece un’imponente e misteriosa struttura monumentale, che per ora si legge soltanto in pianta e quindi è ancora tutta da studiare.
Chi ha visto i corredi ritrovati spiega che si tratta di oggetti d’elevata qualità; la loro apparente “povertà” è soltanto frutto dei tempi, poiché le tombe si collocano in una realtà temporalmente precedente ai grandi tumuli principeschi, già scoperti; le sepolture potrebbero però addirittura appartenere alle medesime famiglie cui si devono, in epoca successiva, le inumazioni monumentali.
Due grandi ritrovamenti coronano quindi il passo d’avvio di un’importante impresa che, per la regia d’uno studioso come Mario Torelli, Cortona ha avuto il coraggio di pensare e di portare a termine, con 20 anni di lavori e restauri, e la spesa – solo quella recente – di cinque milioni di euro: due per il museo, e tre per il parco archeologico che ne è il logico completamento. Nascono due piani di museo, sotto quello dell’Accademia, così l’area espositiva ne risulta raddoppiata e raggiunge i duemila metri quadrati; settemila gli oggetti esposti, e 650 le pagine di cataloghi e guide edite per l’occasione; dal museo, al territorio: il parco cittadino archeologico, basato su 11 importanti emergenze, porte, mura, tombe, strade, e anche una villa imperiale romana di mille metri quadrati, è destinato a fare sistema con il nuovo museo.
A vantaggio d’una maggiore conoscenza della città antica, che il mito vuole fondata 1.400 anni prima di Cristo, dagli antenati dei re troiani; dove, come ricorda l’assessore regionale toscano Mariella Zoppi, il primo Antiquarium sorge nel ’700 ad opera dei Medici e dell’abate Onofrio Baldelli; nel cui museo si possono ora ammirare, accanto a strepitosi bronzi e gioielli, il lampadario etrusco del IV secolo, riccamente decorato e un prodotto tra i più raffinati dell’artigianato d’allora (nella sezione dell’Accademia), sia (nella nuova sezione) quella Tabula Cortonensis che è la terza più lunga epigrafe nella lingua etrusca, e ha anche assai contribuito alla sua conoscenza; per la prima volta, vi compare il nome del lago Trasimeno, e anche quello della famiglia Cusu, che era proprietaria di due tanelle, ovvero tombe monumentali, inserite nel percorso del Parco. Perché, insomma, a Cortona tutto si tiene, e tutto fa sistema: ora, si sanno assai più dettagli d’una città che, fino a 20 anni fa, quando Torelli ricevette il compito di realizzare il piano, era abbastanza sconosciuta; e che ben 35 campagne di scavo, dal 1985 ai giorni nostri, hanno contribuito a riportare alla luce.
Il nuovo Museo della Città etrusca e romana di Cortona, il progetto scientifico è di Mario Torelli e l’allestimento degli architetti Giovanni Longobardi ed Andrea Mandara, è considerato tra i più innovatori in Italia. E’ formato di 14 sale, in due piani interrati (di uno, sono già conclusi i lavori); e percorso da 64 metri di pareti in vetro, che così non cancellano la realtà e i dettagli del prezioso ed antico edificio. Sono esposti i ricchi corredi del tumulo François di Camucia, e la raccolta della famiglia Sergardi che ne era la proprietaria: anche un piatto attribuito al famoso ceramografo Lydò, e il rilievo detto Lastra delle piangenti ; i ritrovamenti operati ai tumuli del Sodo, con bronzi e oreficerie raffinatissimi; i bronzi di altre tombe principesche; i reperti dallo scavo della Porta Bifora, che era l’entrata monumentale alla città; e molto altro ancora, partendo dal periodo più antico, documentato da una capanna villanoviana, scavata in centro, in via Vagnotti.
La città che diede i natali a Pietro Berrettini (non a caso detto da Cortona ) e Luca Signorelli (che vi lascia parecchie opere), dove lavora il Beato Angelico (e al museo diocesano una sua Annunciazione è delle più incredibili) e San Francesco edifica l’Eremo delle Celle, che conserva opere insigni di Pinturicchio, Ghirlandaio e Piazzetta, valorizza ancora di più, insomma, e ancora di più riscopre, le sue remotissime radici, puntando, dettaglio assai encomiabile, sull’impatto che la cultura può avere, proprio mentre un taglio del 50 per cento nelle spese di funzionamento per le strutture statali votate alla cultura è denunciato dai sindacati.
Fonte: Il Messaggero 03/09/2005
Autore: Fabio Isman
Cronologia: Arch. Italica