Archivi

COPPARO (Fe). Una pieve del IX-X secolo emerge a Coccanile.

coccanile

È un’emozionante e suggestiva testimonianza della religiosità e dell’architettura religiosa del IX–X secolo quella emersa nelle campagne di Coccanile.
A portarla alla luce la campagna di scavo iniziata a luglio dal Gruppo Archeologico Ferrarese, con la supervisione della Soprintendenza Archeologia Emilia Romagna.
Il sito, in cui sono chiaramente leggibili le fondazioni di un edificio di culto, fornisce numerose informazioni e racconta molto della popolazione e del territorio di oltre 1.200 anni or sono. Studiosi e archeologi vi sono arrivati partendo da una delle più antiche pievi ferraresi che hanno scoperto, insieme a dodici sepolture contestuali, nel letto del Canale Naviglio. Gli oggetti rinvenuti nelle inumazioni hanno consentito di datare il complesso al VI-VII secolo, ma dalla stratigrafia è emerso che, per le sopravvenute modifiche del canale, il sito è stato abbandonato intorno al IX secolo. Dove si erano spostati i fedeli? Foto aeree, ricognizioni di superficie, saggi esplorativi e ricerche alla Curia Arcivescovile di Ravenna hanno suggerito il trasferimento in un’area poco lontana, individuata in un’azienda agricola, di proprietà fino agli anni Sessanta della Chiesa: i proprietari, la famiglia Bernardini, ha concesso l’area per lo scavo.
Il sindaco Fabrizio Pagnoni ha visitato lo scavo insieme a Chiara Guarnieri della Soprintendenza, all’archeologa Flavia Amato e ai volontari del Gaf, con l’ispettore onorario Liviano Palmonari, che hanno illustrato il ritrovamento. La pieve, di 11 per 6,5 metri di dimensione, è stata costruita su una piccola mota, utilizzando materiali di recupero anche di età romana: è orientata verso est, come le sepolture del sito del Naviglio, che ha continuato a essere utilizzato anche dopo l’abbandono di quel edificio, a rimarcare la sacralità riconosciuta del luogo. Delle colonne la dividono in tre navate, sormontate da un’abside di forma tipicamente ravennate: sono visibili frammenti di intonaco bianco e bianco e rosso. Saranno condotti degli scavi anche all’interno del perimetro, alla ricerca di eventuali cripte e dell’altare.
È possibile sia stato identificato anche il tracciato che univa la prima San Venanzio con questa pieve successiva, edificata a seguito di un evento idrografico che ne ha determinato la migrazione, forse non l’ultima.
«Sarà importante – ha affermato il sindaco – valorizzare questa fondamentale scoperta e darne il maggior risalto possibile. Voglio ringraziare tutti i protagonisti, perché si è attivato un circolo virtuoso, con una proprietà disponibile e attenta, volontari appassionati e impegnati e ottimi professionisti a coordinare l’operazione, che scrive una rilevante pagina di storia del nostro territorio».

Fonte: www.estense.com, 27 ago 2020

Segnala la tua notizia