Un metodo molto sofisticato e raffinato per affilare strumenti in pietra da parte dell’uomo preistorico sembra essere apparso già 75.000 anni fa, una data precedente di oltre 50.000 anni rispetto a quanto finora ritenuto, come mostra uno studio condotto dall’Università del Colorado.
La ricerca, pubblicata sul numero del 29 ottobre 2010 di Science, riguarda una scoperta fatta in Sud Africa, presso Blombos Cave, dove stati rinvenuti strumenti ottenuti con la tecnica di sfaldamento per pressione della silice.
Il blocco di silice veniva scaldato, affilato con pietre dure e poi rifinito con leggeri colpi leggeri usando attrezzi in osso o legno.
Secondo Paola Villa, curatrice del Museo di Storia Naturale dell’Università del Colorado e co-autrice della ricerca, questa tecnica permette un miglior controllo dell’affilatura, maggiore sottigliezza e una migliore forma complessiva dei bifacciali e dei coltelli in pietra.
Prima della scoperta di Blombos Cave, le prime tracce dell’origine di questo tipo di tecnica risalivano a 20.000 anni fa (ritrovamenti in Francia e Spagna della cultura Solutreana).
Paola Villa sostiene che “Questa scoperta è importante perché mostra che l’uomo anatomicamente moderno in Sud Africa aveva sofisticate tecniche di produzione di strumenti già in tempi remoti. Questa innovazione è un chiaro esempio di una tendenza a sviluppare nuove idee e tecniche, che viene per lo più vista come caratteristica moderna”.
Gli autori dello studio ipotizzano che la tecnica di sfaldamento per pressione ebbe origine in Africa e venne utilizzata sporadicamente prima della sua ampia diffusione in Europa, Australia e Nord America.
Archeologi nordamericani hanno mostrato che popolazioni paleoindiane utilizzavano questa tecnica di pressione per sfaldamento per rifinire punte in pietra.
Pochi materiali in pietra possono essere prodotti per pressione senza essere precedentemente scaldati. Sebbene ci siano evidenze di riscaldamento della silice 164.000 anni fa, presso il sito di Pinnacle Point in Sud Africa, le prime prove certe di questa tecnica sono quelle di Blombos Cave.
La ricerca, pubblicata sul numero del 29 ottobre 2010 di Science, riguarda una scoperta fatta in Sud Africa, presso Blombos Cave, dove stati rinvenuti strumenti ottenuti con la tecnica di sfaldamento per pressione della silice.
Il blocco di silice veniva scaldato, affilato con pietre dure e poi rifinito con leggeri colpi leggeri usando attrezzi in osso o legno.
Secondo Paola Villa, curatrice del Museo di Storia Naturale dell’Università del Colorado e co-autrice della ricerca, questa tecnica permette un miglior controllo dell’affilatura, maggiore sottigliezza e una migliore forma complessiva dei bifacciali e dei coltelli in pietra.
Prima della scoperta di Blombos Cave, le prime tracce dell’origine di questo tipo di tecnica risalivano a 20.000 anni fa (ritrovamenti in Francia e Spagna della cultura Solutreana).
Paola Villa sostiene che “Questa scoperta è importante perché mostra che l’uomo anatomicamente moderno in Sud Africa aveva sofisticate tecniche di produzione di strumenti già in tempi remoti. Questa innovazione è un chiaro esempio di una tendenza a sviluppare nuove idee e tecniche, che viene per lo più vista come caratteristica moderna”.
Gli autori dello studio ipotizzano che la tecnica di sfaldamento per pressione ebbe origine in Africa e venne utilizzata sporadicamente prima della sua ampia diffusione in Europa, Australia e Nord America.
Archeologi nordamericani hanno mostrato che popolazioni paleoindiane utilizzavano questa tecnica di pressione per sfaldamento per rifinire punte in pietra.
Pochi materiali in pietra possono essere prodotti per pressione senza essere precedentemente scaldati. Sebbene ci siano evidenze di riscaldamento della silice 164.000 anni fa, presso il sito di Pinnacle Point in Sud Africa, le prime prove certe di questa tecnica sono quelle di Blombos Cave.
Fonte: University of Colorado at Boulder, 06/11/2010