La scoperta è doppia, e in entrambi i casi ha il carattere dell’eccezionalità: la Cividale del passato continua a svelarsi e a riservare sorprese straordinarie. Dal cuore del monastero di Santa Maria in Valle sono riaffiorati una porzione di cinta romana – o per meglio dire: quel settore di mura su cui per decenni si è concentrato il dibattito di storici e archeologi, e del quale finora non c’era alcun riscontro – e, soprattutto, tracce di un edificio che rappresenta un unicum su scala nazionale.
Si tratta di un grande ambiente con strutture in muratura edificate, certamente, prima del tempietto longobardo e utilizzate a lungo nel tempo, come attesta la presenza di tre diversi piani di calpestio: era un complesso residenziale della gastaldaga (fulcro del potere longobardo) ed è, appunto, una realtà che non ha eguali sul territorio italiano. Di testimonianze analoghe, in primis per proporzioni, non ne esistono: ecco perché il ritrovamento assume il carattere dell’evento, della svolta destinata ad aprire un nuovo capitolo di studi, indagini, approfondimenti.
Il rinvenimento è avvenuto nel quadro della nuova campagna di scavi eseguita nel contesto dell’ex convento di Santa Maria in Valle, dove ormai da alcuni anni è in corso un massiccio piano di restauro e conversione d’uso. Le ricerche nel sottosuolo sono propedeutiche a quest’ultimo ma pure, e non di meno, funzionali alla ricostruzione della storia dell’antichissimo complesso, frutto – nella sua forma attuale – di continue sovrapposizioni edilizie, secolo dopo secolo.
Commissionato dal Comune (d’intesa con la Soprintendenza), finanziato tramite fondi regionali e diretto dall’archeologo Luca Villa, lo scavo ha interessato il braccio orientale del chiostro, nei locali – oggi adibiti ad archivio – che un tempo accoglievano le classi della scuola delle Orsoline, fino a ridosso del lato nord del tempietto. E’ proprio nelle vecchie aule che è stata individuata ampia traccia della cinta muraria romana, databile intorno alla fine del I secolo avanti Cristo: i saggi sono stati eseguiti in due punti, molto distanti l’uno dall’altro. L’auspicio, adesso, è che a lavori ultimati si trovi il modo (alias le risorse) per lasciare a vista almeno una parte del manufatto.
La scoperta può essere definita epocale: conferma, infatti, quanto finora solo teorizzato, in linea ipotetica, negli studi sulla città antica. Straordinario pure l’esito degli scavi condotti sul lato nord dell’oratorio di Santa Maria in Valle, dove non è stato identificato alcun resto di età romana; si è appurata la presenza di una struttura in origine lignea (lo provano i grossi buchi di fissaggio dei pali e pezzetti di incannucciato di argilla cotta), costruzione tipica delle popolazioni nordiche. Datazione, VI/VII secolo. Sopra tale impianto sorgeva il vasto ambiente della gastaldaga. Vi è stato rinvenuto anche un focolare: l’uso dei locali, dunque, era certamente residenziale.
L’ultimo piano di calpestio, in cocciopesto, si trova poco sotto il livello attuale del chiostro: per saperne di più, dunque – ovvero per stabilire quali fossero le effettive dimensioni dell’edificio –, bisognerà continuare a indagare in direzione del giardino. Sono state inoltre ricostruite con precisione le varie fasi costruttive del tempietto, sul cui lato nord è stata rinvenuta, in particolare, una sepoltura altomedievale; è riaffiorato in superficie, inoltre, un interessante frammento di scultura longobarda.
Si tratta di un grande ambiente con strutture in muratura edificate, certamente, prima del tempietto longobardo e utilizzate a lungo nel tempo, come attesta la presenza di tre diversi piani di calpestio: era un complesso residenziale della gastaldaga (fulcro del potere longobardo) ed è, appunto, una realtà che non ha eguali sul territorio italiano. Di testimonianze analoghe, in primis per proporzioni, non ne esistono: ecco perché il ritrovamento assume il carattere dell’evento, della svolta destinata ad aprire un nuovo capitolo di studi, indagini, approfondimenti.
Il rinvenimento è avvenuto nel quadro della nuova campagna di scavi eseguita nel contesto dell’ex convento di Santa Maria in Valle, dove ormai da alcuni anni è in corso un massiccio piano di restauro e conversione d’uso. Le ricerche nel sottosuolo sono propedeutiche a quest’ultimo ma pure, e non di meno, funzionali alla ricostruzione della storia dell’antichissimo complesso, frutto – nella sua forma attuale – di continue sovrapposizioni edilizie, secolo dopo secolo.
Commissionato dal Comune (d’intesa con la Soprintendenza), finanziato tramite fondi regionali e diretto dall’archeologo Luca Villa, lo scavo ha interessato il braccio orientale del chiostro, nei locali – oggi adibiti ad archivio – che un tempo accoglievano le classi della scuola delle Orsoline, fino a ridosso del lato nord del tempietto. E’ proprio nelle vecchie aule che è stata individuata ampia traccia della cinta muraria romana, databile intorno alla fine del I secolo avanti Cristo: i saggi sono stati eseguiti in due punti, molto distanti l’uno dall’altro. L’auspicio, adesso, è che a lavori ultimati si trovi il modo (alias le risorse) per lasciare a vista almeno una parte del manufatto.
La scoperta può essere definita epocale: conferma, infatti, quanto finora solo teorizzato, in linea ipotetica, negli studi sulla città antica. Straordinario pure l’esito degli scavi condotti sul lato nord dell’oratorio di Santa Maria in Valle, dove non è stato identificato alcun resto di età romana; si è appurata la presenza di una struttura in origine lignea (lo provano i grossi buchi di fissaggio dei pali e pezzetti di incannucciato di argilla cotta), costruzione tipica delle popolazioni nordiche. Datazione, VI/VII secolo. Sopra tale impianto sorgeva il vasto ambiente della gastaldaga. Vi è stato rinvenuto anche un focolare: l’uso dei locali, dunque, era certamente residenziale.
L’ultimo piano di calpestio, in cocciopesto, si trova poco sotto il livello attuale del chiostro: per saperne di più, dunque – ovvero per stabilire quali fossero le effettive dimensioni dell’edificio –, bisognerà continuare a indagare in direzione del giardino. Sono state inoltre ricostruite con precisione le varie fasi costruttive del tempietto, sul cui lato nord è stata rinvenuta, in particolare, una sepoltura altomedievale; è riaffiorato in superficie, inoltre, un interessante frammento di scultura longobarda.
Autore: Lucia Aviani.
Fonte: IlMessaggeroVeneto.gelocal.it, 17/02/2012