Pechino rivendica da tempo il “primato”; in Italia il piatto arrivò forse nel Medioevo.
Un piatto di spaghetti è emerso dalle profondità della terra, per lo stupore degli archeologi cinesi che stavano scavando in un villaggio del neolitico.
Il ritrovamento è avvenuto nella cittadina di Laja, vicino al fiume Giallo, nel nord ovest della Cina. Analizzando il reperto i ricercatori dell’Accademia delle scienze e dell’Istituto di archeologia cinesi hanno capito che la pietanza davanti ai loro occhi era molto antica. E infatti il carbonio 14 ha confermato la sua età: quattromila anni. Il più antico piatto di spaghetti della storia (almeno fra quelli di cui è stata ritrovata traccia). Una scoperta che ruba all’Italia ogni ipotesi di primato dell’invenzione della pastasciutta.
Che si tratti di spaghetti – ancorché calcificati e mescolati a terra anziché a sugo – non c’è proprio dubbio. Colore giallo paglierino, lunghezza che arriva al mezzo metro, tracce di una pregressa bollitura, volute tipiche della pasta lunga, pronta a ricevere la forchettata. La forma in verità è irregolare, più da tonnarelli che da spaghetti veri e propri. La composizione però non lascia incertezze. Si tratta di acqua e farina impastate insieme. Uniche differenze: non dal grano duro ma dal miglio l’antica farina veniva ricavata. Questo cereale fu infatti uno dei primi frutti della terra coltivata nell’antica Cina. E gli spaghetti riemersi dalla terra venivano consumati freschi, senza bisogno di essere essiccati.
Le immagini, insieme ai dettagli del ritrovamento, sono stati pubblicati dalla rivista scientifica Nature.
La disputa sull’invenzione degli spaghetti coinvolgeva italiani, cinesi e arabi. Finora i contendenti si disputavano il primato a colpi di citazioni letterarie. Gli asiatici con il loro ritrovamento archeologico hanno fornito invece una prova tangibile, spiazzando tutti. La pasta conservata nella terra si trovava all’interno di uno dei tanti recipienti di ceramica portati alla luce durante gli scavi di Laja, iniziati nel 1999.
La scodella fornisce una prova inoppugnabile che la pasta faceva già parte del menù neolitico (duemila anni prima di Cristo, settimo secolo secondo il calendario cinese) nelle pianure che costeggiano il fiume Giallo. Il pranzo fu probabilmente interrotto da un terremoto o da un altro cataclisma che all’improvviso rase al suolo il villaggio di Laja. Fatto sta che il piatto di ceramica è stato ritrovato capovolto e sepolto da tre metri di sedimenti.
“La nostra scoperta dimostra chiaramente che gli spaghetti vennero prodotti per la prima volta in Cina quattromila anni fa” ha dichiarato il capo del team degli archeologi, Houyuan Lu dell’Accademia delle Scienze di Pechino. “La pasta ritrovata assomiglia molto agli spaghetti del tipo La-Mian, realizzati secondo una tecnica tradizionale cinese che consiste nel tirare e allungare ripetutamente a mano l’impasto” prosegue Houyuan Lu. Parziale consolazione per gli italiani può arrivare dal fatto che anche le fonti letterarie facevano propendere per il primato asiatico.
La più antica menzione della ricetta appare infatti in un libro scritto in Cina durante la dinastia Han, tra il I ed il III sec. d. C.
Altre tracce suggerivano che la pastasciutta fosse stata inventata in Medio Oriente e importata in Italia meridionale dagli arabi nel medioevo, durante le loro scorribande.
Fonte: Nature 12/10/05
Autore: Elena Dusi
Cronologia: Preistoria