Gli Etruschi, una delle più grandi civiltà del passato, la cui cultura ebbe influenze dirette su quella romana, non smette di stupire e si conferma piena di sorprese, anche macabre. Come questa che non lascerebbe dubbi a chi si chiede di possibili sacrifici umani presso di loro.
La recente scoperta di una ‘sepoltura anomala’ a Chiusi, risalente all’epoca del leggendario re etrusco Porsenna, consente infatti di formulare l’ipotesi di ‘una uccisione rituale’.
Lo afferma Maria Angela Turchetti, direttrice del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi, in un ampio articolo sulla rivista ‘Archeologia Viva, edito da Giunti editore, in cui ricostruisce, sulla base delle più recenti acquisizioni, il ruolo della potente città della dodecapoli etrusca in Valdichiana e del suo ruolo strategico lungo la più importante e antica via di transito dell’Italia centrale interna.
Scavi condotti nel 2016 nella necropoli etrusca di Poggio Renzo hanno portato alla luce tombe a camera e a fossa databili tra la seconda metà del VII secolo a.C. e metà del V secolo a.C. che, seppure parzialmente saccheggiate, hanno permesso di documentare una variegata casistica di rituali e interventi umani antichi.
Si distingue la Tomba 4, databile tra fine VI e prima metà del V secolo a.C., che per posizione stratigrafica, contesto archeologico, postura dell’individuo e dati antropometrici rappresenta ‘una significativa anomalia’, spiega Turchetti, tanto che per questa deposizione non si esclude l’ipotesi di un’uccisione rituale o di un sacrificio umano. “Se le ipotesi formulate trovassero conferma nel prosieguo delle ricerche, questa sepoltura potrebbe gettare nuova luce sulla società di Chiusi e sulle leggi religiose e civili vigenti all’epoca di Porsenna e negli anni immediatamente successivi”.
Non è facile leggere le tracce di Porsenna nelle testimonianze materiali e monumentali conservate a Chiusi e nei territori tradizionalmente ricollegati al re etrusco, nè ipotizzare nel dettaglio le trasformazioni sociali, politiche e religiose conseguenti alla sua ascesa e scomparsa, precisa Turchetti.
Sul finire dell’età arcaica e nel corso della prima metà del V secolo a.C. a Chiusi si diffonde l’uso di seppellire i defunti entro tombe a camera dipinte con raffigurazioni che trovano una certa assonanza con quelle scolpite su cippi, urne e sarcofagi in pietra fetida.
“Potrebbe forse trattarsi della stessa committenza per entrambe le serie di monumenti, anche se il maggior impegno economico supponibile per le pitture rispetto ai rilievi consentirebbe di ipotizzare che esse appartengano a una élite più vicina ai livelli massimi del potere”, ipotizza la direttrice del museo Nazionale Etrusco.
I modelli a cui rimandano i dipinti sono quelli della pittura di Tarquinia, tanto da far supporre l’arrivo a Chiusi di artigiani dall’Etruria meridionale. Questa novità, nel panorama funerario di Chiusi, che implica forti contatti con il sud dell’Etruria, trova una stretta corrispondenza con il programma di espansione politica che le fonti attribuiscono a Porsenna e che dovette comportare movimenti di eserciti, genti e artigiani tra Chiusi e Orvieto e in gran parte d’Etruria. Così, ad esempio, possono forse spiegarsi due statue cinerarie in tufo rinvenute in una tomba di Sovana, nell’alta valle del Fiora, in provincia di Grosseto, confrontabili con analoghi esemplari di Chiusi della prima metà del V secolo a.C.
Autore: Maurizio Costanzo
Fonte: www.lazione.it, 30 dic 2019