Negli ultimi dieci anni, il Museo Archeologico di Centuripe è stato aperto al pubblico in forma parziale, e tra mille difficoltà. Se si osserva dall’alto, il borgo siciliano in provincia di Enna (ma più vicino alla città di Catania) suggerisce la forma di un uomo a braccia aperte disteso sulla montagna. Ma non è solo per questa curiosità che Centuripe dev’essere considerata un’attrazione culturale da non perdere nell’entroterra dell’isola.
Fondata dai siculi nell’VIII Secolo a.C., la “città delle cento rupi” divenne presto un centro commerciale fiorente; nel IV Secolo a.C., entrò nell’influenza di Siracusa, ellenizzandosi e adottando la lingua, la religione e l’arte dei greci. Poi, nel I Secolo a.C., passò sotto il dominio romano, diventando un importante centro amministrativo, militare e commerciale dell’impero, abbellito da numerosi edifici pubblici e privati. Fu allora che prosperò la produzione di ceramiche policrome decorate con figure umane e animali. Nei secoli a seguire, come gran parte della Sicilia, Centuripe sarebbe passata di dominazione in dominazione, prima sotto gli Arabi (IX Secolo), poi parte del Regno di Sicilia normanno (XI Secolo), e destinata all’abbandono dopo la distruzione comminata da Federico II nel XIII Secolo.
Nel XVII Secolo sarebbero arrivati i Borboni, mentre fu Garibaldi a definire il borgo “balcone della Sicilia”.
Nel valutare l’importanza del Museo Archeologico Regionale, fin troppo a lungo costretto ad operare senza il sostegno di una concreta strategia di valorizzazione istituzionale, la storia dell’antica Kentoripa parla chiaro: fiore all’occhiello dell’offerta culturale siciliana, il museo di Centuripe è un unicum sull’isola, non solo per l’alto valore delle opere che custodisce, ma anche perché le sue collezioni provengono esclusivamente da scavi e ritrovamenti locali, eseguiti a partire dal 1951. Questo non ha impedito di procrastinare per anni un rinnovamento degli spazi e degli allestimenti fondamentale per permettere la piena fruizione del sito museale, che finora si è mostrato nell’assetto inaugurato nel 2000, limitato all’esposizione di un ricco complesso di sculture rinvenuto nell’area dell’edificio di età romana identificato come sede degli Augustales, di una parte delle collezioni comunali e dei corredi di alcune delle tombe scavate nel 1968 nella necropoli arcaica di contrada Piano Capitano.
Grazie alla collaborazione tra l’Assessorato per i Beni Culturali e l’Identità Siciliana, il Parco Archeologico e Paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci e il Comune di Centuripe, però, il 7 giugno 2024 si annuncia come data della rinascita del museo, con la riapertura totale del sito al pubblico. Con un allestimento arricchito dei materiali provenienti dagli scavi più recenti, oltre che di molti reperti provenienti dagli scavi precedenti, prima non esposti per motivi di spazio.
Nelle intenzioni dell’amministrazione locale, guidata da Salvatore La Spina (“Sono molto contento, questo risultato è il frutto di una seria e costruttiva collaborazione tra gli Enti. Sono convinto che se si opera per il bene comune con determinazione ed in modo incondizionato gli obiettivi si raggiungono”), il rilancio nella sua piena integrità e ricchezza di una delle strutture archeologiche più importanti della Sicilia rappresenta l’essenza stessa delle politiche di sviluppo turistico, culturale ed economiche portate avanti nel piccolo Comune ennese. Che già nel 2021 aveva ottenuto il rientro della Testa di Augusto, ritratto marmoreo dell’imperatore romano di grande pregio, rinvenuto proprio a Centuripe nel 1938, ma subito trasferito presso il Museo Paolo Orsi di Siracusa, nonostante le resistenze della comunità.
Ora la Testa di Augusto sarà una delle punte di diamante del “nuovo” museo, che dovrà ancora fare a meno della pisside policroma trafugata nel 1976 e venduta clandestinamente ed oggi esposta al Museo Allard Pierson di Amsterdam, nonostante la procedura di restituzione avviata nel 2021 dai Carabinieri del Nucleo TPC di Palermo, mai concretizzatasi. La denuncia arriva, alla vigilia della riapertura del museo, dall’associazione SiciliAntica, cui risponde indirettamente Giuseppe D’Urso, Direttore del Parco Archeologico di Catania e della Valle dell’Aci: “Tanto c’è da fare per la riqualificazione della struttura museale sia attraverso progetti già in cantiere sia con altri da approntare. Da incentivare anche le iniziative per l’ampliamento espositivo attraverso il rientro, dopo la testa marmorea di Augusto, di altri importanti reperti, come i rari vasi centuripini, che per varie vicissitudini sono custoditi altrove”.
Autore: Livia Montagnoli
Fonte: www.artribune.com 7 giu 2024