Lo scavo del sito di Celano “Le Paludi” ha avuto inizio nel 1985, dopo la segnalazione, nell’anno precedente, della presenza di materiale archeologico rinvenuto in occasione dell’impianto di un laghetto per la pesca sportiva. A partire da quell’anno fino al 1989 sono state effettuate continue campagne di scavo che hanno man mano ampliato l’area in esame, portandola ad una estensione di circa 2500 mq.
L’esplorazione di una così vasta superficie ha reso possibile il rinvenimento dei resti di decine e decine di pali lignei riconducibili ad un insediamento palafitticolo dell’era del Bronzo Finale. Oltre a questo livello di frequentazione sono emerse anche tre tombe a tumulo delimitate dal caratteristico circolo di pietre calcaree infisse nel terreno. Le sepolture, databili anch’esse al Bronzo Finale, sono caratterizzate dalla presenza di un cassone ligneo entro il quale era stato deposto il corpo del defunto insieme al corredo personale.
Dopo una lunga interruzione, nell’estate del 1996 (luglio-settembre) si e ripresa l’indagine archeologica’ sul sito: è stato possibile, così, scavare una nuova tomba già individuata negli anni passati. Nella medesima occasione si e ampliato il settore orientale dello scavo per poter proseguire nell’esplorazione del villaggio palafitticolo. Nel 1998 una nuova campagna di scavi ha permesso, infine, di ampliare ulteriormente l’area indagata che ha portato al rinvenimento di una ulteriore porzione di insediamento ed alla scoperta di altri tre circoli funerari.
Lo scavo è stato condotto per tagli di profondità predeterminata che hanno raggiunto il livello di ghiaie basali solo in una zona dell’area indagata. Nel resto dei quadrati si è deciso di esplorare solo i livelli superficiali del deposito antropico per non pregiudicare l’integrità dei pali (che sarebbero rimasti senza la protezione della terra) e per affrontare, in un secondo momento, l’indagine archeologica con mezzi adeguati e in condizioni ottimali per la comprensione e la documentazione dei fenomeni deposizionali.
Al livello del taglio 1 è stato rinvenuto abbondante materiale ceramico e bronzeo oltre a grossi frammenti di fornelli e di alari. Tutti questi reperti, attribuibili al Bronzo Finale tranne poche eccezioni, provengono dai quadrati prospicienti le 4 tombe e dall’area posta immediatamente a nord di esse.
Il taglio 2, che ugualmente porta alla luce numerosi oggetti in Bronzo, mostra una concentrazione di materiale nei quadrati settentrionali allineati lungo il margine dello scavo e nella fascia nord-orientale.
Questa tendenza è confermata, sempre nella medesima fascia, anche dalla dispersione dei reperti che si riscontra nel taglio 3.
Gli oggetti ceramici e bronzei diminuiscono, invece, nei tagli 4 e 5 ma si concentrano in q D1 e in q D5 (dove sono stati effettuati dei saggi di approfondimento volti a verificare l’esistenza di livelli di frequentazione più antica). Se il quadrato Dl, taglio 4 e 5, restituisce quasi esclusivamente materiale del Bronzo medio (fatta eccezione per pochi frammenti databili al Bronzo recente), nel quadrato D5 troviamo un frammento di alare e varie scodelle decorate, simili agli esemplari già rinvenuti nei tagli superiori.
In occasione del convegno sui bacini perilacustri tenutosi ad Acquasparta (TR) nel 1985, era possibile notare che il materiale restituito dai primi due tagli, e in parte dal 3′, fosse genericamente riferibile al Bronzo Finale (nel terzo infatti si raccolse sia materiale del Bronzo recente che qualche frammento più antico), mentre i tagli più profondi (il 4′ e il 5′) restituivano ceramica del Bronzo medio.
Si segnalava, inoltre, una concentrazione di materiale più antico (protoappenninico) nell’area della tomba 1, proprio “nella fascia anulare compresa fra le pietre del circolo e il taglio della fossa, alla base dello strato in giacitura orizzontale”.
Questo per quanto riguarda i materiali, ma lo scavo di Paludi come si è visto, ha restituito anche un gran numero di pali lignei ancora infissi verticalmente in quello che, nell’età del Bronzo, doveva essere il fondo del lago Fucino.
Se si analizza la distribuzione di questo tipo di reperti, si può agevolmente osservare che nell’area scavata non esiste una loro distribuzione omogenea: si passa da addensamenti apparentemente disordinati a gruppi che per la loro disposizione possono suggerire delle figure geometriche che ricordano insiemi organizzati riconducibili ad ipotetiche strutture.
Le disposizioni più semplici e riconoscibili sono gli allineamenti: nell’area centrale dello scavo sono state rinvenute file di tre-quattro pali (raramente si arriva a cinque o più pali) che seguono un orientamento nord-est sud-ovest e sono conficcati nel terreno ad una distanza, tra loro, di 90-130 centimetri. La loro disposizione spaziale non permette, tuttavia, di formulare ipotesi sicure sul tipo di manufatto di cui facevano parte.
Si notano brevi allineamenti, disposizioni curve e raggruppamenti che si fondono in un unico gruppo inestricabile. L’impressione è che ci si trovi di fronte a più fasi costruttive che, al momento, non è possibile conoscere.
Infine, nel quadrato B5 si può notare chiaramente una “figura” geometrica formata da tre file parallele di pali, infissi ad una distanza media tra di loro di circa 1,5 metri.
Dopo un pausa di alcuni anni, nel 1996 è stato possibile riprendere gli scavi nel sito delle Paludi di Celano. In questa occasione i lavori hanno interessato la fascia orientale dell’area (quadrati A6 – D6) con la finalità di indagare un’ulteriore porzione del villaggio palafitticolo.
L’esperienza acquisita nel corso delle campagne di scavo precedenti ha permesso di operare in modo mirato alla risoluzione dei quesiti posti dalla presenza di resti strutturali: è stato possibile, così, da identificare diverse decine di pali lignei oltre ad un gran numero di impronte di palo (buche di palo) disposte, anch’esse, in allineamenti coerenti.
Le impronte costituiscono la novità della campagna di scavo del 1996. La loro presenza era stata notata già negli anni precedenti ma non erano state prese nella dovuta considerazione. Le buche, in realtà, sono facilmente riconoscibili in quanto e netta la differenza tra il riempimento sabbioso di colore chiaro e lo strato fortemente antropizzato di colore nero. In fase di scavo sia le buche che i pali sono stati numerati e posizionati nella pianta generale: il cerchietto campito in nero indica i pali veri e propri, quello senza campitura indica, invece, le buche rimaste sul terreno.
Nei primi due quadrati a nord (A6 e B6) si può notare una prevalenza di pali lignei sulle buche (le poche buche individuate si concentrano a ridosso del limite orientale dello scavo), mentre nei restanti due quadrati (C6 e D6) la situazione si capovolge mostrando una predominanza delle buche di palo. Si evidenziano, inoltre, file di pali parallele tra loro, poste ad una distanza media di 1,5-2 m, che corrono per oltre 20 m seguendo un andamento nord-sud, leggermente diverso rispetto a quello seguito generalmente dai brevi allineamenti dell’area centrale (nord-est sud-ovest). Nei quadrati settentrionali gli allineamenti sono costituiti o solo da pali o solo da buche di palo, mentre in quelli meridionali si segnalano due allineamenti formati da buche.
Da segnalare la presenza, anche in quest’area, in particolare nei quadrati B6 e C6, di strutture rettangolari formate anch’esse da più file di pali del tutto simili a quelle individuate nell’area centrale.
Come è già avvenuto in passato, anche nella campagna di scavo del 1996, viene effettuata una campionatura di legni destinata alle analisi radiometriche e a quelle dendrocronologiche. Le datazioni al C14, per le quali ci si e avvalsi della collaborazione dell’Universita di Washington (con il tramite del laboratorio archeobiologico di Como), sono state effettuate su tre resti di pali e sul sarcofago ligneo della tomba 4. Nel campo detto “l’ sigma” si hanno i seguenti risultati (calibrati): per il campione da q D6 si ha una datazione 1523-1375 a.C. e 1348-1316 a.C.; per q C6 1002-824 a.C., e per il campione prelevato dal sargofago della tomba n. 4: 1016-834 a.C. Va, inoltre, ricordato che i campioni di legno sono stati prima determinati confermando l’utilizzo delle stesse essenze la cui presenza era già stata segnalata nel corso delle analisi fatte nelle campagne di scavo precedenti.
Il sarcofago ligneo della tomba 4 è, infatti, ricavato da un albero di quercia caducifoglie, la specie dominante tra i reperti lignei analizzati in passato, mentre il palo del quadrato C6 e relativo al carpino nero (Ostrya carpinifolia) o carpinella, ugualmente segnalata in passato ma tra le essenze meno diffuse.
I materiali archeologici raccolti sono stati divisi per quadrati senza l’indicazione del taglio, in quanto nella campagna di scavo del 1996 si è provveduto ad asportare solo il livello del sedimento antropico. Come già osservato per i reperti raccolti nei primi tagli nelle campagne precedenti, anche quest’area ha restituito vasellame cronologicamente collocabile nel Bronzo Finale.
Nel quadrato A6 sono stati raccolti solo 4 frammenti (un diaframma di fornello, un orlo di vaso a collo, una spalla di olla decorata a scanalature concentriche e una parete decorata a solcature), mentre in B6 e stata rinvenuta una scodella aperta a pareti rettilinee e una parete di olla con presa a lingua insellata e cordone liscio.
I quadrati C6 e soprattutto D6 hanno, invece, restituito molto materiale di fattura generalmente fine, e per lo più decorato.
Tra gli altri, nel q C6, si segnalano due vasi a collo decorati sull’orlo con motivo realizzato a solcature, due frammenti di alare e numerose scodelle (aperte, ad orlo rientrante e parete convessa, con labbro distinto). Il materiale appare cronologicamente omogeneo fatta eccezione per un frammento di apice “ad orecchietta”.
Materiale più abbondante e stato rinvenuto in D6: una grande tazza con ansa bifora ricomposta (foto 5), un’olla troncoconica ricomposta (foto 6), frammenti con decorazione a solcature e cuppelle, scodelle con breve orlo a colletto, un’anfora decorata con cuppelle, due fuseruole.
Numericamente superiori sono, comunque, le scodelle in impasto fine, nero lucido. Dalla superficie di q E tra 5 e 6 proviene un frammento di sopraelevazione a corna di lumaca; mentre da E6 ci sono vari frammenti di scodelle decorate, sempre con solcature e cuppelle, una tazza con costolature oblique, vasi a collo distinto.
Anche nell’area della tomba 4 prevalgono le scodelle e i frammenti di impasto decorati con solcature e cuppelle, ma sono presenti anche coperchi, frammenti di anforette e una tazza bassa.
Dal rimosso dei q. D-E proviene un coperchio decorato con cordoni presentante un foro circolare e frammenti di alare, oltre alle solite scodelle con labbro distinto e le olle a botte con presa e cordone. Non si segnala la presenza di bronzi, rinvenuti numerosi nei primi tagli dei quadrati aperti gli anni scorsi.
Nel mese di luglio e gli inizi di agosto del 1998 è stata ulteriormente ampliata l’area di scavo occupata dalla necropoli e dall’insediamento del Bronzo Finale. Si e scavato nei quadrati A7 B7 C7 D7 in modo da portare completamente alla luce il resto del circolo apparso nello scavo ’96 per verificare il proseguimento degli allineamenti di pali e buche di palo allora individuati nei quadrati A6 e B6 ed, eventualmente, completare la “struttura” rettangolare presente nel quadrato C6. La nuova indagine archeologica ha interessato una superficie di circa 400 metri quadrati dove e stato possibile riscontrare diverse evidenze archeologiche. Dopo la rimozione dei livelli superiori di epoca storica e risultato chiaro che il deposito protostorico è diviso grosso modo in tre aree distinte sia per la natura del sedimento – sabbioso nel quadrato A7, limoso e con una forte componente organica nei quadrati centrali (B7 e C7) mentre in D7 si riscontra la presenza di limi sabbiosi grigi frammisti a ghiaia di natura fluviale – sia per il tipo di dati archeologici acquisiti.
La tripartizione dell’area scavata si rispecchia, per sommi capi, anche nella distribuzione della ceramica e di altri reperti antropici. Nel primo quadrato scavato, D7, e stato possibile recuperare pochi frammenti di impasto buccheroide riconducibili a forme del Bronzo Finale. Il settore centrale (quadrati B7 e C7) e quello che ha restituito il maggior numero di reperti: oltre alla ceramica vascolare qui è presente anche una discreta quantità di fauna e di macroresti vegetali (semi e carboni). Dall’ultimo quadrato della fascia scavata, il quadrato A7, provengono solo pochi reperti ma la loro importanza è fondamentale perché costituìscono il lotto di oggetti più antichi di tutta l’area indagata nel mese di luglio 1998.
L’area centrale si è dimostrata proficua anche per altri aspetti: sicuramente contiene la massima concentrazione di pali disposti in più allineamenti paralleli ma restituisce anche il fondo di una canaletta, con un riempimento di ghiaia, con due lati rettilinei con andamento angolare. La canaletta, che ha restituito materiale databile al Bronzo medio, testimonia la presenza di una fase “asciutta”, per quanto possa essere tale una zona perispondale, fase avvalorata dalla presenza di due focolari accesi nella medesima area.
Se, invece, si torna ad analizzare la distribuzione dei pali, si può verificare l’esistenza di una loro maggiore concentrazione nel settore orientale dello scavo, oltre alla conferma della presenza di almeno due fasi costruttive testimoniate da orientamenti diversi che si erano già ipotizzati grazie alle passate campagne di scavo. Il primo orientamento, già individuato nell’area centrale, e posizionato sulla direttrice nord-est sud-ovest ed e formato soprattutto da brevi allineamenti su cui si innestano, ad angolo retto, le due strutture rettangolari del quadrato B5 e del quadrato D6.
Il secondo orientamento è riconducibile, principalmente, a quattro allineamenti paralleli di almeno 9-10 pali ciascuno, che insistono in B7, e che sono disposti secondo la direzione nord-ovest sud-est. Infine, esistono anche gli allineamenti dati dalle buche di palo e sono, a livello stratigrafico, l’ultimo intervento antropico di una certa consistenza. Le buche, infatti, si sono formate quando sono stati rimossi i pali che vi erano infissi e la sabbia, che in quel momento ricopriva il fondo del lago e gli strati antropici fin qui descritti, ha riempito, in pochi istanti, lo spazio lasciato vuoto dal tronco. Nel periodo di tempo che va tra la meta di settembre e la meta di ottobre è stato indagato l’angolo sudoccidentale dell’area che già negli anni precedenti era stata presa in esame. Nei quadrati interessati dalla nuova ricerca, dove nel 1984 venne individuata e scavata la tomba 1, e stata rinvenuta una nuova serie di pali (e di buche di palo) che dimostrano come, anche in una zona dove si supponeva ci fosse una bassa concentrazione di tali resti, esista una marcata attestazione della struttura lignea (e delle diverse fasi costruttive). Nella medesima area, infine, si sono rinvenute due tombe a circolo del Bronzo Finale, le sepolture 5 e 6.
Fin dalla prima campagna di scavo condotta alle Paludi di Celano nel 1985, venne individuata una tomba a tumulo dell’età del Bronzo Finale (XIII-XI sec. a.C.); da allora negli scavi del 1986, del 1987 e del 1996 vennero portate alla luce altrettanti tumuli sepolcrali.
Nel corso dello scavo condotto nel 1998, effettuato grazie al contributo della Edison Gas, si e raggiunta una superficie di scavo di circa mq 3500 e sono state individuate altre tre sepolture’. Le tombe si presentano come dei tumuli di circa quattro metri di diametro, delimitati da pietre messe in circolo all’interno dei quali e scavata una fossa sepolcrale, rivestita di pietre, lunga circa due metri, generalmente orientata est-ovest, in cui e deposto un tronco d’albero scavato che funge da sarcofago, munito di una copertura lignea di minore spessore costituita da un sezione di tronco. Gli inumati presentano tutti un analogo orientamento est-ovest con la testa rivolta ad oriente.
L’elevato del tumulo aveva un corpo centrale, collocato sopra la fossa sepolcrale, costituito da pietre, il resto della copertura era realizzato con terra, verosimilmente coperta da manto erboso. Sinora si sono rinvenute tre sepolture pertinenti ad individui femminili (Tombe 1, 2 e 4) ed una maschile (Tomba 3). La Tomba 1 raggiungeva un diametro di quattro metri; conteneva un sarcofago ligneo al cui interno era deposta una donna morta in età avanzata (fra i 62 ed i 71 anni), che aveva come corredo funebre una fibula in bronzo ad arco serpeggiante, deposta sull’emitorace sinistro, ed un ago in bronzo, posto fra i femori.
La Tomba 2, aveva dimensioni analoghe alla prima, presentava una fossa ben delimitata, in superficie, da un recinto ovale di pietre e conteneva anch’essa un sarcofago ligneo all’interno del quale era deposto un individuo di sesso femminile, di età matura (fra i 43 ed i 49 anni) ed aveva come unico oggetto di corredo una fibula in bronzo posizionata sul torace.
Il tumulo della Tomba 4, è quello che al momento appare di maggiori dimensioni nell’ambito della necropoli raggiungendo i cinque metri di diametro; all’interno del sarcofago ligneo era deposta una donna di età adulta (30-36 anni di età), che aveva come corredo due fibule in bronzo poggiate sul lato sinistro del torace insieme ad un ago in bronzo e ad un pettine in legno.
Le fibule sono di tipi e di dimensioni differenti: una, la più piccola, con arco serpeggiante ed ardiglione con grosso globetto decorato, l’altra, di dimensioni eccezionali, con arco a doppia piegatura, e decorata con incisioni sulla staffa. ad arco serpeggiante inciso, insellato al centro, a tre occhielli, con doppia molla, staffa con cappio ad otto e piccolo disco spiraliforme. Considerando l’età alla morte della bambina della Tomba 5, appare evidente come le dimensioni della fibula trovata siano adeguate più ad un adulto che ad un infante.
La Tomba 6 è un tumulo di mt. 4 di diametro, analogo al precedente come struttura e come orientamento dell’inumato; all’interno del sarcofago ligneo, di cui era perfettamente conservato il coperchio, era deposta una bambina morta fra i sette ed i dieci anni di età che aveva come corredo una fibula con arco ad occhielli e piccola staffa spiraliforme, portata sul lato sinistro del torace e, sempre in bronzo, due piccoli anelli filiformi, indossati nella mano sinistra. La fibula è del tutto simile ad un’altra trovata nello scavo del villaggio e proveniente dal quadrato B1 taglio 1.
La Tomba 3 conteneva, oltre al consueto sarcofago ligneo, un individuo adulto di sesso maschile, di età compresa fra i 20 ed i 23 anni, che aveva un rasoio quadrangolare in bronzo, deposto alla destra del cranio. Nel caso di questa tomba e stata rinvenuta una pietra conficcata verticalmente nel terreno all’esterno del tumulo, verso occidente, che sembra fungere da stele-segnacolo.
Sul margine orientale dell’area di scavo, piuttosto distante dalle altre sepolture, sono stati individuati, nel luglio del 1998, dei tratti di un circolo di pietre relativi ad un tumulo identificato come Tomba 7. In realtà, all’interno del circolo, che presentava un diametro ricostruito di circa quattro metri, non e stata rinvenuta nè la fossa sepolcrale nè il sarcofago ligneo con la relativa deposizione. E’ impossibile dire se si tratti di una tomba parzialmente preparata e mai utilizzata, o, più verosimilmente, di una sepoltura manomessa già in antico.
II rinvenimento, all’interno del quadrato D6, di due calcagni umani (uno destro ed uno sinistro) fanno propendere per uno sconvolgimento, in epoca precedente la romanizzazione, della sepoltura.
Mentre i diametri di tutte le tombe si aggirano intorno ai quattro metri, del tutto eccezionale appare il tumulo della Tomba 4, che raggiunge i cinque metri di diametro; anche il relativo corredo appare abbastanza particolare nel panorama delle sepolture femminili della necropoli. Infatti, se il corredo standard femminile 6 costituito da pochi oggetti (in genere una fibula e, al massimo, un ago o due anelli in bronzo), nel caso della Tomba 4 non solo vi e in più il pettine di legno, ma il numero delle fibule e raddoppiato; oltre al numero, anche la qualità e le dimensioni delle fibule attestano la rilevanza e l’originalità di tale sepoltura. Elementi comuni a due delle sepolture femminili sono, quindi, gli utensili per cucire, testimoniati dagli aghi; la veste, com’è desumibile dalla presenza delle fibule, doveva essere tenuta ferma, nel caso delle donne adulte, sul lato sinistro, mentre la cura dei capelli sembra essere documentata attraverso la presenza di un pettine nella Tomba 4 .
Colpisce l’assenza dei tipici strumenti legati alla filatura ed alla tessitura normalmente rappresentati da rocchetti e fuseruole fittili e quella, assai vistosa, del vasellame. Considerando che nei corredi, riferibili all’età del Ferro, del territorio degli Equi, quali quelli dei Piani Palentini a Scurcola Marsicana e di Corvaro a Borgorose, appare volutamente assente il vasellame fittile, rimane da capire se la sua latitanza nelle tombe del Bronzo Finale di Celano sia dovuta ad un fatto cronologico o ad una costumanza e prerogativa etnica. Al contrario di quello che accade nelle altre regioni italiane in cui le testimonianze funerarie dell’età del Bronzo Finale sono note sia attraverso diverse necropoli che in un numero relativamente considerevole di sepolture (decine o centinaia), in Abruzzo l’unica necropoli di quest’epoca, scientificamente scavata, è questa delle Paludi di Celano.
Tant’è che prima dello scavo della Tomba 1, nel 1985, si pensava che, anche in Abruzzo, le sepolture dell’età del Bronzo Finale fossero ad incinerazione come nel Lazio o nelle Marche. L’elemento che faceva propendere gli studiosi in tale direzione era il rinvenimento di una spada in bronzo, tipo Allerona, da San Benedetto in Perillis, poggiata sopra una ipotetica e mai recuperata, urna funeraria.
In realtà lo scavo di Celano e le notizie dei rinvenimenti di Luco dei Marsi, località Agguaccia e di Campovalano di Campli, danno ormai per assodato il rito inumatorio come assoluto e prerogativo della regione. Oltre al rituale funebre quello che sembra unire questi corredi della fine dell’età del Bronzo e la presenza di pochi oggetti in bronzo (per lo più fibule) e la totale assenza di vasellame fittile.
Tornando alla questione iniziale, l’uso di non deporre nelle tombe vasi in ceramica potrebbe essere dovuto sia ad un fattore cronologico (siamo in una fase in cui si depongono solo gli oggetti strettamente personali del defunto e non le offerte funebri della famiglia) sia, con minore verosimiglianza, ad una costumanza propria del popolo degli Equi, che inizierebbe già nell’età del Bronzo per manifestarsi appieno nel corso dell’età del Ferro. Colpisce la perfetta identità tipologica tra la fibula della Tomba 1 e quella della Tomba 5; poiché l’età alla morte dell’individuo sepolto nella Tomba 5 non permette, antropologicamente, di diagnosticarne il sesso, proprio la somiglianza del corredo ci potrebbe spingere ad ipotizzare una attribuzione al sesso femminile all’infante. Appare estremamente interessante che lo stesso tipo di fibula sia attestato, oltre che nelle Tombe 1 e 5 di Celano, anche in quella di una donna adulta rinvenuta a Luco dei Marsi, località Agguacchiata.
Si potrebbe leggere, quindi, come fosse un costume tipico delle donne e delle bambine fucensi dell’età del Bronzo Finale indossare vesti tenute ferme su una spalla da queste specifiche fibule ad arco serpeggiante. Appare quanto mai significativo il fatto che anche per delle bambine morte in tenera età, il rituale funerario fosse altrettanto complesso e in ogni caso del tutto simile alle deposizioni degli adulti con il tumulo, il sarcofago di legno, la medesima composizione di corredo. La presenza dello stesso tipo di fibula nel corredo della Tomba 1 e in quello della Tomba 5 ci fa capire quanto fossero ravvicinate nel corso del tempo le due deposizioni; del resto anche gli altri tipi di fibule e il rasoio della Tomba 3 sembrano tipologicamente attribuibili alla terza ed ultima fase dell’età del Bronzo Finale. Colpisce, inoltre, la similitudine riscontrata fra i tipi di fibule (ad arco serpeggiante e ad occhielli) presenti fra i materiali riferibili alle ultime fasi di vita del villaggio e nelle sepolture femminili.
In termini di cronologia assoluta ricalibrata, dovremmo, quindi, essere fra l’XI sec. a.C. ed il X sec. a.C. quando viene fatta iniziare l’età del Ferro. Questo range cronologico è in qualche modo confermato anche dalla datazione assoluta, mediante il metodo del Carbonio 14, del sarcofago della Tomba 2 datato fra il 1269 e il 1014 a.C. (XIII-XI sec. a.C.); leggermente più recente risulta il tronco d’albero della Tomba 4 databile tra il 1157 e l’804 a.C. (XII-IX sec. a.C.). Dalle analisi paleobotaniche, sinora effettuate Sylvie Coubray, risulta che i sarcofagi delle Tombe 1 e 3 erano stati ricavati da alberi di querce secolari, mentre quello della Tomba 2 proveniva da un pioppo.
Nella necropoli sono stati individuati sinora solo sette tumuli; essi, apparentemente, sembrano disposti a file parallele orientate in senso est-ovest, di cui la prima, quella più prossima alla riva del lago, era composta dalle due sepolture infantili (Tombe 5 e 6), la seconda includeva le tre deposizioni femminili (Tombe 1, 2 e 4), infine la sepoltura maschile (Tomba 3), risulta isolata e più arretrata verso nord.
Tenuto conto della disposizione, piuttosto rada sul terreno, dei tumuli e la significativa distanza fra di essi (da un minimo di sei metri ad un massimo di dodici metri), pur considerando l’eventuale distruzione subita dalla necropoli sui lati meridionale ed occidentale per la realizzazione dei contigui impianti per la pesca sportiva, è difficile ipotizzare un numero di tombe superiore alle dieci-venti unità. Si tratta, quindi, di un numero assai limitato di sepolture che fanno pensare ad un ristretto segmento della comunità di riferimento (quale la medesima discendenza). La peculiarità e la forte valenza simbolica degli oggetti di corredo funebre, unita alla considerevole forzalavoro necessaria all’edificazione dei tumuli, inducono ad ipotizzare che tali sepolture fossero appannaggio esclusivo degli esponenti della classe emergente.
La necropoli era collocata sulla riva settentrionale del lago del Fucino, quella cioè più pianeggiante e, quindi, maggiormente soggetta alle oscillazioni della linea di costa. Infatti la riva del lago poteva variare anche nel giro di pochi anni, determinando aree asciutte o paludose o invase dalle acque.
Nel momento in cui furono realizzati i tumuli tale zona doveva essere asciutta per poter collocare le pietre e perché i tumuli stessi rimanessero visibili e praticabili; la vita della necropoli deve essere stata correlata ad una fase cronologica ben precisa e circoscritta fra XI e X sec. a.C. a cui deve avere fatto seguito un periodo di impaludamento. A tale proposito, dato rilevante è l’individuazione, all’interno del tumulo della Tomba 5 e prossimo al sarcofago, di un palo ligneo e di alcune buche di palo da ascriversi ad una fase successiva alla necropoli, quando cioè il lago aveva rioccupato l’area funeraria e divenne necessario provvedere ad una nuova palificazione sulla cui destinazione è al momento ancora difficile pronunciarsi.
Autore:
Vincenzo D’Ercole, con qualche piccola correzione di Silvio Terriaca.