Vi parlammo mesi fa di Kaulonia, la città della mitica amazzone Clete, raccontandovi la sensazionale scoperta in Calabria del mosaico ellenistico più imponente della Magna Grecia, a cui si aggiunse poco dopo il ritrovamento di splendide figure musive di draghi e delfini del III sec. a.C., grazie agli scavi coordinati dall’archeologo Francesco Cuteri. L’area interessata è quella di Casa Matta, corrispondente all’ubicazione di un ambiente termale monumentale del IV sec. a.C. ribattezzato Terme di Nannon, dal nome dell’architetto che le ha costruite o di altro personaggio. Vi riferimmo anche come la mancanza di mezzi economici necessari per avanzare ulteriormente nello scavo e nel restauro dell’opera ritrovata abbiano costretto l’equipe di studiosi a reinterrare il tutto per preservarlo dagli agenti atmosferici. Nel corso dell’ultimo inverno è stata poi la volta del triste bollettino riguardante lo sgretolarsi di una parte del parco archeologico di Kaulonia a causa di violente mareggiate non fronteggiate da seri interventi di protezione da parte delle autorità competenti: un problema peraltro non ancora risolto, sebbene Maria Teresa Iannelli, funzionaria della Soprintendenza archeologica della Calabria, abbia recentemente promesso “massimo impegno per la messa in sicurezza del sito”. Negli ultimi giorni, intanto, mentre circolava insistente la notizia di uno stop forse definitivo agli scavi per via della cronica mancanza di fondi, è stata compiuta una nuova importante scoperta che ha catapultato studiosi e appassionati di archeologia nel misterioso mondo rituale dei Brettii (o Bruzi), l’antica popolazione italica che abitò millenni or sono l’odierna Calabria.
Abbiamo interpellato in merito l’archeologo Francesco Cuteri, che Fame di Sud ha il piacere di annoverare fra i membri del proprio Comitato d’Onore. Protagonista di una scoperta capace di aggiungere inediti tasselli alla storia dell’Italia più antica, è ancora una volta diviso fra l’entusiasmo per il ritrovamento e l’amarezza causata dalla prospettiva che quello svolto sia l’ultimo scavo in un’area che sicuramente avrebbe ancora molto da rivelare. A lui abbiamo chiesto quale tipo di ricerche abbiano condotto a tale scoperta davvero unica nel suo genere, all’origine di un appassionante giallo archeologico: “Quest’anno – racconta lo studioso – ho deciso volutamente di spostare l’attenzione dall’ambiente mosaicato per dedicarmi a definire in maniera più precisa la cronologia e la funzione di altri ambienti dell’edificio termale, immaginando che questa fosse l’ultima campagna di scavi. Ho così aperto una nuova area di scavo accanto alla sala dei mosaici, definendo la presenza di un ambiente molto grande e preesistente alle terme stesse dove è anche emersa una struttura quadrangolare fortificata da meglio definire. Le terme dunque si impostano su di un edificio più antico.”
Questa nuova campagna di scavi – spiega Cuteri – rappresenta un ritorno, dopo circa cinque anni, sul fronte meridionale dell’edificio termale, quello che da’ verso la strada di otto metri ed il celebre tempio dorico: “avevo già ritrovato segni di ritualità scavando sia nell’ambitus che in molti altri ambienti delle buche riempite con materiali e mi ero convinto che in età brettia, e sicuramente nella seconda metà del III sec. tutta l’area, già sacra in età greca per la presenza dell’acqua, era stata trasformata in un santuario italico.
Un “passaggio di consegne” dunque fra popolazione di origine greca e genti italiche, la cui cronologia è dettata non solo dal materiale ceramico rinvenuto nelle buche e nei recinti sacri o in prossimità degli altari, ma anche dalle oltre ottocento monete, al 95% brettie, che Cuteri ha recuperato nel corso del tempo. “Quest’anno, in particolare – aggiunge l’archeologo – ho voluto investigare con attenzione assoluta l’ambiente S/R dove già alcuni anni fa avevo rinvenuto, ai piedi di una colonna in laterizio, in antico riccamente modanata a stucco, un vaso contenente due monete combuste ed una falange di piede umana. La posizione dell’ambiente, in diretto contatto con la strada, la forma che richiama quasi quella di un tempietto e la presenza di questa forma rituale, mi avevano portato a pensare che la stanza fosse dedicata al culto di un eroe o di un personaggio che si era particolarmente distinto nella società del tempo per imprese particolari. Era come se avessero voluto venerarne una reliquia.”
Una scelta di scavo, quella di Cuteri e dei suoi collaboratori, che è stata ripagata dalle nuove straordinarie sorprese: “la scoperta quest’anno di oltre venti buche, tre delle quali molto più grandi, contenenti i resti di numerose falangi (in ogni buca ci sono da una a quattro falangi) mi porta naturalmente a riflettere in maniera più attenta ed a tentare di trovare giustificazioni diverse. Quel che certo che non siamo in presenza di forme di deposizione strettamente funeraria ma ci troviamo in presenza di una ritualità vera e propria, accompagnata da banchetti e dall’uso anche di lucerne e dall’offerta di monete.”
Inquietano ed incuriosiscono i resti umani utilizzati per il misterioso rituale, dato di fatto che inevitabilmente suggerisce un quesito sulla loro origine: “A mio avviso – ipotizza Cuteri – sono state riesumate parti dello scheletro attingendo a sepolture più antiche forse di mezza o una generazione. Infatti, ad una prima osservazione – ma nei prossimi giorni mi riservo di verificare meglio – non ho riscontrato sulle ossa segni di tagli o traumi. Per il momento non conosco niente di simile ma mi riprometto al più presto di far analizzare le ossa da un antropologo per capire se appartengono, come penso, nella maggior parte dei casi a giovani individui e per tentare di stabilire a quanti soggetti possono essere riferite. Farò fare, inoltre, l’analisi del DNA per capire se vi siano tra gli individui rapporti di familiarità o parentela.”
La presenza di questo misterioso spazio rituale italico all’interno di una città greca genera infine la domanda su quale possa essere stata la dinamica di avvicendamento culturale nel luogo in questione: “La presenza dei Bretti a Kaulonia – chiarisce Cuteri – è successiva come in altri centri; si tratta di una conquista forse avvenuta non in maniera traumatica. In ogni caso abbiamo rinvenuto una loro area funeraria, la zona di lavorazione metallurgica ed altre testimonianze, come nel caso del mio scavo presso Casa Matta o Terme Ellenistiche. Da domani mi dedicherò allo studio di tutti i reperti rinvenuti nelle buche, riprendendo anche l’analisi dei ritrovamenti precedentemente fatti. Sono certo che alla fine potrò offrire una lettura più completa in riferimento all’intero utilizzo cultuale dell’area ed in particolare alla ritualità espressa con l’offerta di falangi umane. Al momento, per quanto mi risulta e in riferimento a questo arco cronologico, si tratta di qualcosa di unico.”
Autore: Enzo Garofalo
Fonte: http://www.famedisud.it, 19 ott 2014