Arrivo a Castro al mattino, presto. In questi giorni la temperatura raggiunge soglie di 35 gradi, se non di più. È un luogo incantevole, in cui il mare Adriatico fa da sfondo a strade in cui una luce vivida si sposa con le case in pietra calcarea. Una terra a forte vocazione turistica, ricca di cultura e storia. Incontro il responsabile del cantiere, l’archeologo Amedeo Galati, nella piazza della Cattedrale e percorriamo insieme il breve tratto che separa la piazza dal cantiere degli scavi archeologici. Veniamo fermati un paio di volte da gente del posto che cerca di sapere le ultime novità sui ritrovamenti. Si avverte il fermento, in paese, perché tra quelle pietre millenarie sta rivivendo una storia lontana ormai millenni, del tempo in cui nelle terre di Puglia risuonava la lingua madre del Mediterraneo: il greco.
Sono a Castro perché ancora una volta i poemi epici trovano un riscontro nei ritrovamenti archeologici. O almeno così pare. Un antico tempio dedicato alla dea Atena, si sarebbe trovato in Salento, proprio dove oggi sorge Castro. Sarebbe proprio la “rocca con il tempio di Minerva” dove, nella leggenda narrata nell’’Eneide’, Virgilio collocò l’approdo del troiano Enea, in fuga dalla città distrutta dagli Achei.
Dal libro III dell’’Eneide’, “le brezze bramate crescono ed ormai più vicino si apre il porto e sulla rocca appare il tempio di Minerva” .
La città, in epoca romana, aveva proprio il nome di Castrum Minervae.
Dell’area di scavi archeologici, che sorge nei pressi della Cattedrale, aveva parlato, recentemente, in un libro, ‘Castrum Minervae‘ (Congedo, Galatina 2009), il prof Francesco D’Andria, docente di archeologia e direttore della scuola di specializzazione in archeologia classica e medievale all’università di Lecce. Nel testo erano raccolti i risultati degli scavi del periodo 2007-2008. Gli attuali scavi, cominciati anni or sono, sono ripresi grazie ad un progetto che si chiama “Sulle orme di Enea” e che consiste nell’implementazione di un Parco Archeologico su tutta l’area Comunale.
Proprio nelle scorse settimane, la sorpresa. Nel cantiere diretto dall’archeologo Amedeo Galati, l’importante scoperta del torso, prova della presenza, sul luogo, di un tempio dedicato alla dea Atena, già in età messapica. Ossia il periodo in cui il Sud Italia era integrato nella cultura magnogreca.
L’ipotesi che il manufatto rappresentasse Atena sarebbe avvalorata dalla corrispondenza tra l’impostazione delle braccia sul busto ritrovato e quella osservata nell’iconografia tipica dell’Atena Iliaca, del periodo messapico, di forte influenza orientale. Ciò sarebbe confermato dal precedente ritrovamento, sempre negli scavi a Castro, in località Capanne, di una statuetta in bronzo raffigurante la dea Atena, oggi conservata e visibile nel museo cittadino, all’interno del suggestivo castello, peraltro assai ben conservato.
La statuetta presenta un copricapo frigio, a chiara denuncia dell’ispirazione iconografica orientale. D’altronde, il primo insediamento messapico gravitava nell’area influenzata da Taranto, colonia spartana.
Solo in età romana, la località messapica inizialmente denominata – con buona probabilità – Lik, sarebbe stata rinominata Castrum Minervae. L’antico nome di Castro, Lik, trova una conferma nella cosiddetta mappa di Soleto, un frammento a vernice nera che costituisce la più antica mappa geografica occidentale proveniente dall’antichità classica, attualmente conservata nel Museo archeologico nazionale di Taranto e raffigurante il sud del Salento. Vi si leggono chiaramente l’indicazione del Golfo di Taranto e la posizione della città di Otranto (Hydruntum).
Il torso ritrovato negli scavi a Castro, in località Capanne, ha una dimensione di 1.10mx0.90m, lasciando intendere che il corpo intero dovesse raggiungere circa 2,5m di altezza, escluso il basamento, al quale sono con buona probabilità attribuite delle decorazioni rinvenute negli scavi.
Nei giorni scorsi sono stati rinvenuti anche la mano e l’avambraccio sinistro. Ciò lascia sperare che altre sorprendenti scoperte possano emergere nell’ambito di ulteriori campagne di scavo.
La storia di queste terre millenarie continua a parlarci.
Autore: Alessandro Cannavale
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it , 18 luglio 2015