Durante una interessante serie di scavi effettuati nell’area del sito delle Terme di Adriano, a Tuscolo (in latino, Tusculum), un’antica città del Lazio, che secondo la leggenda fu fondata da Telegono, figlio di Ulisse e della maga Circe, sita sui Colli Albani/Castelli Romani non molto lontana da Roma, inizialmente latina e successivamente romana, è stata scoperta una sala termale, ricoperta da diversi strati di depositi medievali, ed una statua femminile, sicuramente di epoca romana, meravigliosamente scolpita in marmo, forse pario (parian lychtites): questo è una varietà di marmo bianco a grana fine, altamente apprezzato da scultori e amatori, estratto dalle cave dell’isola greca di Paro.
Peccato, però, che la statua sia acefala e gli arti superiori siano privI di parti.
Il ritrovamento è avvenuto a seguito di una campagna di scavi programmata per la realizzazione del progetto Tuscolo Eterna Bellezza, dopo gli studi effettuati dalla Scuola Spagnola di Storia ed Archeologia di Roma (EEHAR-CSIC), avente lo scopo di scoprire la struttura termale d’epoca adriana, datata fra il I e il II secolo d.C.
E il fatto che la statua sia priva del capo mette su piani diversi gli studiosi, che non riescono a mettersi d’accordo sull’identità della donna rappresentata. Pertanto, è un mistero che, di per sé, rende interessanti gli approfondimenti degli studi, imponendo agli archeologi di sbrigliare la loro fantasia, facendo ipotesi e confrontandole fra di loro.
E, infatti, sono state ventilate tre ipotesi: secondo la prima, la donna potrebbe essere una menade (donna invasata del dio del vino, Dioniso, il Bacco dei Romani); oppure, una musa (dea della danza, del canto e del suono); o, ancora, una ninfa (dea minore della natura).
Comunque, poiché gli studiosi non riescono a mettersi d’accordo su quello che può essere il personaggio rappresentato dalla statua, li lasciamo ai loro incontri ed alle loro discussioni, con la speranza che possano giungere alla sua identificazione definitiva, e noi, intanto, ce la godiamo così com’è, come una maschera veneziana della Festa del Redentore, che non si sa chi nasconda.
D’accordo, mancano la testa e parte delle braccia, ma ciò non toglie il piacere di ammirarne la struttura, immensamente bella, con il vestito raffinato, ricco di drappeggi, ed il solido seno destro scoperto, come lo era quello delle Amazzoni per poter più liberamente usare le armi; interessante l’allacciatura del vestito al braccio dovuta ad una serie di bottoncini; inoltre, sul lato sinistro, la nabride, cioè la pelle del cerbiatto, dalla quale pendono le zampette della bestiola, munite delle loro unghiette: come il resto, costituisce un complesso bello, raffinato e sicuramente molto elegante. Non c’è nulla da eccepire: la statua è a tutto tondo, ricavata a grandezza naturale, da un blocco unico di un meraviglioso marmo, con rifiniture meticolosamente realizzate da uno scultore di qualità eccelsa.
Dopo essere stata estratta dal suolo, la statua è stata trasportate in un laboratorio dell’Istituto Centrale per il Restauro per sottoporla ad un attento recupero conservativo, pronta per andare ad arricchire il già cospicuo patrimonio archeologico del museo di Tuscolo.
Si tratta di un reperto che, come ha chiarito il responsabile della Soprintendenza Direzione Generale Archelogia, Belle Arti e Paesaggio, molti musei capitolini l’avrebbero ospitato a braccia aperte; ma si preferì affidarlo al luogo dove era stato ritrovato, dopo che fu esposto al pubblico nei giorni 29 e 30 settembre 2023.
E non solo, perché si è deciso di continuare le ricerche, mettendo insieme, con spirito di collaborazione, le forze del Museo, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), del DigiLab della Comunità di Roma e la già citata Scuola Spagnola di Storia e Archeologia di Roma attraverso il suo direttore, Antonio Pizzo.
Che l’Afrodite di Epidauro fosse molto apprezzata lo dimostrano le copie eseguite e note (non si sa se ne esistano altre, ancora non scoperte), che sono conservate nei musei di Atene, Monaco, Genova, Firenze e Roma.
Autore: Mario Zaniboni – zamar.22blu@libero.it