Sembra il Tamigi, ma è il Volturno. Con questa battuta si potrebbe riassumere il senso dell’eccezionale ritrovamento avvenuto all’abbazia altomedievale di San Vincenzo, presso le fonti del fiume che attraversa Molise e Campania.
Per un tratto di oltre venti metri di lunghezza e circa cinque di profondità sono tornati alla luce i resti di una poderosa struttura in travi lignee che costituiva parte di una più ampia sistemazione del fronte degli edifici monastici verso il fiume.
Una sorta di pontile, costruito probabilmente per diversi scopi: permettere l’alaggio di piccole imbarcazioni che solcavano il tratto iniziale del fiume, facilitare l’attraversamento del corso d’acqua, fungere da banchine di magra.
La quantità considerevole dei resti riportati alla luce ricorda la scoperta, un paio di decenni fa, lungo le sponde del Tamigi, del porto medievale di Londra, e, più recentemente, delle strutture portuali altomedievali di Comacchio.
Il ritrovamento di San Vincenzo al Volturno sorprende per l’elevato livello di conservazione delle strutture in legno, assai raro in contesti non palustri e comunque a ridosso di un corso d’acqua di piccole dimensioni, quale è il Volturno a poca distanza dalle sorgenti.
La Soprintendenza per i Beni archeologici del Molise, sotto la direzione di Stefania Capini e Fioravante Vignone, ha ritenuto opportuno predisporre un intervento urgente a tutela degli edifici monastici affacciati sul Volturno, per impedire che il filtraggio delle acque del fiume potesse arrecare danni.
L’articolo integrale è disponibile nell’edizione stampata de
Il Giornale dell’Arte del 1 gennaio 2008.
Fonte: Il Giornale dell’Arte
Autore: Federico Marazzi