Il Nome di Dio è infatti chiamato sem ha-meforas: espressione niente affatto univoca, ma che anzi si rifrange in significati diversi e fra loro contrastanti. Da un lato, infatti, il participio passivo meforas può voler dire sia “comunicato”, sia “spiegato esplicitamente”, sia infine, semplicemente (cioè secondo le lettere), “pronunciato”; dall’altro, in questo contesto, può significare anche “separato” o addirittura “nascosto”: e per tutte queste accezioni si possono addurre esempi assolutamente calzanti, presi dall’uso linguistico delle fonti ebraiche e aramaiche dei primi secoli.
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