Indigitamenta [1] sono i riti sacerdotali dei sacerdoti antichi volti ad invocare specifiche divinità a patrocinare l’azione invocata; ma è anche il Rosario cristiano alla Madonna, specificamente nelle litanie lauretane, un rito assimilabile a quella pratica.
Ho citato diverse volte Vas Spiritualis, Vaso dello Spirito, e Rosa mistica, Rosa portatrice del Mistero, che sono, in qualche modo [2], degli indigitamenta. Naturalmente, qualcuno potrà trar scandalo da questo paragone di una pratica devozionale sacra con una ritualità pagana; ma, a me torna utile per mostrar due cose:
1) il rito cristiano, cominciato probabilmente con San Bernardo di Chiaravalle “ai tempi di Dante” [3], ci ha trasferito linguisticamente la parola rosa senza perdere il suo significato sacro che conserva addirittura dal sumero-accado -RU SHA-, di “utero sacro” o di “cuore (del) sacro”. Uash poi, è esattamente “Uno all’origine (ASH) di tutto (U)”.
2) Le invocazioni rituali ossessivamente ripetute, che vanno al di là della comprensione del senso esatto di ciò che si dice, hanno trasferito nel tempo le parole antiche come fossili, nella forma, e cose vive, pregne di senso, nella sostanza.
Gli indigitamenta della Rosa hanno impedito l’idiotizzazione della rosa, rimasta come un fiore spoglio di ogni significato religioso. Sono ben consapevole di quel che scrivo. Posso comprovarlo in modo robusto: Apuleio ci ha lasciato le sue Metamorfosi e Virgilio tutta la sua opera, come testimonianze religiose pagane, dove la parola rosa non è una metafora del sacro, come sostengono i latinisti, ma è il top del sacro. Ed anche la parola “sacro” è stata svuotata semanticamente del senso originale, che mantiene nel “fossile” SHA/ASH “cuore/Uno d’origine”. Più difficile elaborare -cro, lat. -cro: è il KUR!
Cur latina è rimasta come “perché”, come una domanda aperta, che contiene, effettivamente, il KU, il battito di un tamburo nel buio, ma un KU attivo, con la -R!
Un je répéte la question, ripeto continuamente la domanda, il KU nel buio. KUR ha virato in KRU, -cro.
Questo fossile KUR ci è arrivato attraverso il nome di un dio, ISH KUR, ed attraverso la tesi universitaria di Micol Perfigli, pubblicata in suo onore dalla ETS di Pisa.
Lode alla Normale di Pisa e lode a Micol!
Sono felicissimo di riconoscere che l’italico valor non è ancor morto!
Ho citato diverse volte Vas Spiritualis, Vaso dello Spirito, e Rosa mistica, Rosa portatrice del Mistero, che sono, in qualche modo [2], degli indigitamenta. Naturalmente, qualcuno potrà trar scandalo da questo paragone di una pratica devozionale sacra con una ritualità pagana; ma, a me torna utile per mostrar due cose:
1) il rito cristiano, cominciato probabilmente con San Bernardo di Chiaravalle “ai tempi di Dante” [3], ci ha trasferito linguisticamente la parola rosa senza perdere il suo significato sacro che conserva addirittura dal sumero-accado -RU SHA-, di “utero sacro” o di “cuore (del) sacro”. Uash poi, è esattamente “Uno all’origine (ASH) di tutto (U)”.
2) Le invocazioni rituali ossessivamente ripetute, che vanno al di là della comprensione del senso esatto di ciò che si dice, hanno trasferito nel tempo le parole antiche come fossili, nella forma, e cose vive, pregne di senso, nella sostanza.
Gli indigitamenta della Rosa hanno impedito l’idiotizzazione della rosa, rimasta come un fiore spoglio di ogni significato religioso. Sono ben consapevole di quel che scrivo. Posso comprovarlo in modo robusto: Apuleio ci ha lasciato le sue Metamorfosi e Virgilio tutta la sua opera, come testimonianze religiose pagane, dove la parola rosa non è una metafora del sacro, come sostengono i latinisti, ma è il top del sacro. Ed anche la parola “sacro” è stata svuotata semanticamente del senso originale, che mantiene nel “fossile” SHA/ASH “cuore/Uno d’origine”. Più difficile elaborare -cro, lat. -cro: è il KUR!
Cur latina è rimasta come “perché”, come una domanda aperta, che contiene, effettivamente, il KU, il battito di un tamburo nel buio, ma un KU attivo, con la -R!
Un je répéte la question, ripeto continuamente la domanda, il KU nel buio. KUR ha virato in KRU, -cro.
Questo fossile KUR ci è arrivato attraverso il nome di un dio, ISH KUR, ed attraverso la tesi universitaria di Micol Perfigli, pubblicata in suo onore dalla ETS di Pisa.
Lode alla Normale di Pisa e lode a Micol!
Sono felicissimo di riconoscere che l’italico valor non è ancor morto!
Note:
[1] Micol PERFIGLI, Indigitamenta, Pisa, ETS, 2004.
[2] Tecnicamente sono identici nella memnotecnica, ma sono diversi nella manualità e nel contesto.
[3] “di questa rosa l’estreme foglie”, Paradiso, XXX, 117.
Autore: Carlo Forin – carlo.forin1@virgilio.it