È un altro senso di MES ARU “do corso ai ME”, le parole divine che creano [1]. Sono una misura che vorrei entrasse in me-moria.
Dal mio punto di vista, il significato perduto – mesaro = do corso ai ME – si collega con l’azione visibile dell’arare che sta nel realizzare un corso dritto [2] fino al giro “accadico saru (girare, formare un’ansa) [3].
Sono partito da la componente (accadica nds) aru (corso) [4]. Semerano rinvia dal latino aro al greco arow […] Ant. accad. hara’um, haru (scavare, dragare) [5].
La differenza tra haru ed aru sta nella “acca” (AK KA) che è connessione con l’Aldilà [6].
Dunque, l’indicazione di Semerano “antico accado” è corretta. Aru è una “laicizzazione”. Il procedimento – va e vieni – dell’arare è rispecchiato dalla scrittura palindroma rimasta nel Medio Oriente antico.
Io non sono un linguista. Vedo nei verbi un procedimento di coniugazione arato dal grammatico, che si conferma dentro la singola lingua, ma rischia l’errore fuori dalla lingua, nella ricerca dell’etimo.
Aro, -as, araui, aratum, arare riassume nel perfetto araui la uia finale ritornante (già in saruà sura, che risalta mensura dalla scrittura MEN SARU, sia ara da ar-.
Aras, tu ari, compone il sole AR/RA ed ASH, Uno d’origine.
Arare lega AR AR E “casa del sole”.
Carlo FORIN, carlo.forin1@virgilio.it
[2] Nella recente mostra de Le grandi vie delle civiltà finita a Trento il 13 novembre, che si riaprirà a Monaco il 16 dicembre fino al 27 maggio 2012, è stato esposto un aratro antichissimo trovato nella zona del lago di Garda comprensivo del letto dell’aratura. Ciò ad evidenziare l’obbligo rettilineo.
[3] Giovanni SEMERANO, Le origini della cultura europea, 1984 Olschki, Firenze: 622.
[4] Giovanni SEMERANO, Le origini della cultura europea, 1984 Olschki, Firenze: 705.
[5] Giovanni SEMERANO, Le origini della cultura europea, 1994 Olschki, Firenze: 37.
[6] Come si vede nell’egizio ANKH, “anima” = Cielo AN + KH (fonemi quasi impronunciabili anche allora probabilmente), isolato AK KA.