“Questa scoperta l’ho intitolata L’archeologia che non ti aspetti“. Anna Maria Tunzi, che ha diretto gli scavi alle porte di Capurso, in località San Pietro, rimarca più volte lo stupore. Grazie al controllo archeologico preventivo realizzato in occasione dei lavori per l’interramento dei binari delle Ferrovie del Sud Est, sono stati riportati alla luce parte di un villaggio preistorico risalente agli inizi del quarto millennio avanti Cristo, e un manufatto del Paleolitico superiore, quindi tra i 10 e 15 mila anni fa.
“Sembrava che Capurso non avesse niente da dire dal punto di vista archeologico – racconta Anna Maria Tunzi, anche direttrice di palazzo Simi a Bari – è sempre rimasto silente rispetto ad altri comuni”. Fino ai lavori della ferrovia, che hanno portato alla scoperta e all’inizio degli scavi, avviati circa un anno fa e terminati, per ora, a luglio. “Abbiamo individuato quello che non ci saremmo mai aspettati”: in particolare, la zona “artigianale” (“quella che noi oggi avremmo chiamato Pip”) di un villaggio preistorico risalente agli inizi dell’età del rame. “Abbiamo intercettato questa zona nella quale ci sono fornaci e fosse di combustione. Le fornaci – forni scavati nella terra, di forma circolare o ovale, con una copertura di argilla o frasche – accanto hanno una fossa di scarico dei residui delle cotture, come ad esempio carboni, cenere, pezzi di argilla, vasi rotti e resti di animali”.
Nei forni, infatti, venivano sia cotti i cibi – sono stati ritrovati resti di animali cotti, tra i quali maiali, ovini e bovini – sia i vasi plasmati a mano dagli artigiani: da quelli più grandi, nei quali venivano conservate le scorte, a quelli più piccoli impiegati per cuocere e mangiare il cibo.
“Nei paraggi di quest’area c’è il vero e proprio villaggio, speriamo nei terreni accanto, dove non è stato possibile indagare”. A luglio, le risorse finanziarie degli scavi, promossi dalle stesse ferrovie e diretti dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Bari, sono terminate. “Questo ritrovamento è importante perché, in tutta Italia, di quel periodo, sono note soprattutto le tombe, mentre ci sono pochi abitati”.
Nello stesso sito, inoltre, c’è stata un’altra scoperta sorprendente, più in profondità: un manufatto risalente al Paleolitico superiore. “È una pietra che presenta incisioni e graffiti. Viene chiamata industria mobiliare: gli uomini paleolitici avevano l’abitudine di disegnare profili di animali e segni astratti su ossa e piccole pietre. Non è comune trovare qui cose del genere, denota una frequentazione più antica dell’area”, spiega la direttrice.
Ora, la speranza è che gli scavi possano proseguire, magari per riportare alla luce la restante parte del villaggio preistorico: “L’archeologo spera sempre che gli scavi possano continuare, non è solo un patrimonio di archeologi e appassionati, ma conoscere chi siamo stati è un diritto di tutti”, conclude Anna Maria Tunzi.
Intanto, il primo cittadino di Capurso, Michele Laricchia, ha annunciato il proprio sostegno: “In considerazione dell’assoluta importanza dell’area venuta alla luce, abbiamo il dovere di garantire il prosieguo delle indagini di scavo. Il Comune di Capurso non resterà sordo ai sussurri della terra. Offriremo tutta la collaborazione possibile e lavoreremo insieme, ovviamente chiedendo il supporto anche a Regione e Città metropolitana. Il futuro della comunità parte dalle sue radici storiche”.
Fonte: www.ultimenotizie24.com – www.repubblica.it, 30 nov 2020