Quando nel 1934 quel contadino di Capestrano (Aq) rinvenne nel corso di lavori agricoli quelle antiche pietre, che si rivelarono poi frammenti di una statua guerriera, non avrebbe mai pensato che era davanti a quello che sarebbe diventato uno dei simboli dell’Abruzzo.
I vari pezzi del “Guerriero di Capestrano” vennero assemblati e negli anni successivi si intervenne anche con vistose integrazioni, come la cresta del copricapo e l’accentuazione cromatica dei dettagli dell’abbigliamento.
Nel dopoguerra, seguendo i nuovi criteri, le integrazioni vennero eliminate e si giunse all’aspetto attuale conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Chieti.
Ma chi era questo personaggio di epoca preromana? Forse il Nevio Pompuleio dell’iscrizione incisa, o questo era solo il nome del committente?
Sicuramente era un capo guerriero, non un re come può essere intesa oggi la parola. La composizione sociale dell’epoca non lo contemplava. Diciamo piuttosto un capo tribù.
I misteri del Guerriero di Capestrano vengono approfonditi in un nuovo volume “Guerrieri e re dell’ Abruzzo antico” (edizioni Carsa), promosso dall’Archeoclub di Chieti con la collaborazione della Sovrintendenza per i Beni Archeologici.
“La novità della monografia sta nel fatto che si parla non solo del Guerriero”, racconta la direttrice del Museo Archeologico di Chieti, Maria Ruggeri, “ma anche alle altre sculture preclassiche che qui a Chieti rappresentano una collazione unica in ambito europeo. Con questo libro si è voluto dare un inquadramento preciso a queste sculture, tutte di grandi dimensioni e tutte di carattere funerario: dal Guerriero alla stele di Guardiagrele, al torso di Atessa alle gambe di Collelongo ( le cosiddette “gambe del diavolo”), tutte sono sono presentate per la prima volta in stretto rapporto al territorio, approfondendo l’indagine ai rispettivi gruppi etnici”.
Il nome di Nevio Pompuleio suona affine a quello di Numa Pompilio, “ma non elementi per andare avanti in affascinanti ipotesi di discendenza”, spiega l’archeologo Vincenzo D’Ercole, uno degli autori del libro, “il tumulo è il primo messaggio di un capo, è un re che ha un artista di corte. Potremmo avere ancora tante informazioni, peccato che si continui a non investire per gli scavi”.
“Originariamente doveva mostrare colori sgargianti”, sottolinea l’archeologa Amalia Faustoferri, un’altra delle autrici, “era un personaggio che sicuramente deteneva il potere politico, militare e perché no, anche religioso”.
Maria Ruggeri sul museo teatino puntualizza: “In un momento di crisi sul numero di visitatori nei musei italiani, noi siamo in controtendenza, avendo attestato 25.000 visitatori nel 2007. Abbiamo avuto un buon successo con pubblico scolastico. E’ una cosa importante sia perché saranno i ragazzi i fruitori del domani, sia per l’effetto passaparola che ingenera nelle famiglie. I giovani vanno educati alla considerazione e al rispetto del patrimonio archeologico. Ed ora abbiamo un prodotto di qualità da offrire al pubblico, e non ultimi a loro”.
Gregorio Di Luzio, presidente dell’Archeoclub di Chieti che ha fortemente voluto e promosso la pubblicazione, sottolinea che “questa è la prima monografia dedicata al Guerriero di Capestrano, che colma un vuoto avvertito da molti, e contribuisce a elevare il grado di ospitalità della città di Chieti e dell’Abruzzo tutto.”
La pubblicazione offre una lettura a 360 gradi del suo contesto storico, antropologico e culturale, il tutto con un linguaggio vivace e intrigante. L’idea è nata e cresciute dentro l’Archeoclub e la sua realizzazione è stata possibile grazie alla tenacia e all’entusiasmo che sono propri di un club service fondato sul volontariato. L’augurio è che questa possa essere la prima di una lunga serie di pubblicazioni sui tesori della città, che meritano di essere valorizzati per consentire sia al turista di avere un quadro sempre più completo del patrimonio storico – artistico locale, sia al cittadino di nutrire un rinnovato orgoglio di appartenenza a una realtà così densa di significato”.
L’assessore alla cultura del Comune di Chieti, Carmelina Di Cosmo auspica: “una sinergia tra Comune e Sovrintendenza per azioni di importante ricaduta culturale, come un inserimento nel piano formativo delle scuole cittadine”.
Dopo i ringraziamenti del presidente della Provincia Tommaso Coletti, soprattutto all’Archeoclub per l’ottima iniziativa intrapresa sul Guerriero di Capestrano, il Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Abruzzo, Giuseppe Andreassi, sottolinea la necessità dell’atteso varo del biglietto unico tra i musei cittadini per favorire il turismo, ponendo l’accento sulla controproducente presenza di un solo albergo nel centro storici di una città con ben due musei nazionali.
“Il Guerriero”, chiosa Anna Reggiani, direttore regionale per i Beni Culturali per l’Abruzzo, “fa parte di un mondo artistico che non deve essere messo pregiudizialmente a confronto con l’arte greca, ma fa parte di una tradizione funeraria orientale. Insomma ci ricorda che non esiste solo l’arte greca o quella etrusca”.
Fonte: Orizzonti d’Abruzzo febbraio 2008 – Francesca D’Alonzo
Autore: Marco Di Clemente
Cronologia: Protostoria